1. Wissal

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Mi arriva una gomitata e il braccio che supportava la testa scivola sul banco.

Ritornare alla realtà in questo modo è quasi più traumatico di quando sogni a occhi chiusi, perché ti rendi conto di esserti alienato per tua volontà e non per rispondere a un bisogno fisiologico.

Senza levarmi le cuffiette, mi giro verso Mommy e gli lancio l'occhiata più risentita di sempre. Quando ascolto una canzone che parla di me, odio essere interrotta: è uno dei rari momenti in cui mi capisco.

«Che vuoi?» gli chiedo, muovendo solo le labbra, e lui accenna con lo sguardo alle sue spalle.

Dalla porta dell'aula stanno entrando delle persone, troppe e rumorose, e capisco all'istante che il mio sogno di pace non conoscerà realizzazione. Pensavo che, scegliendo di partecipare a questo progetto, avrei guadagnato un'ora da dedicare al raffreddamento del cervello, invece l'aria si è già fatta troppo viziata.

I ragazzi che entrano hanno, a occhio e croce, la mia età quindi devono fare la seconda superiore. Non ho mai visto nessuno di loro, salvo per la diva che sta comunicando il suo debutto in società con un audio: «Sto entrando adesso nell'aula, c'è solo la prof e un gruppetto di gente mai vista. Scusa, qualcuno aveva detto che saremmo stati mescolati ad altre classi?».

«Mettete via i telefoni!» sento la professoressa gridare sopra la voce della ragazza e pure sopra a quella graffiante del mio cantante preferito. Inizialmente la ringrazio per aver messo fine alla sua arroganza, ma poi aggiunge qualcosa a mio svantaggio: «Fate sparire tutto, non solo i telefoni! Cibo, bevande, cuffiette e pure la voglia di fare i furbi».

Roteo gli occhi, premo pausa e incremento l'odio nei confronti della tipa che si è fatta sgamare. C'è un codice che impone di non sbattere la tecnologia in faccia ai professori e, se non lo onori perché ti senti superiore al regolamento scolastico, non rientri nella mia lista di persone salvabili.

No, non sono una nerd, ma ci tengo ai miei pochi attimi di tranquillità e con la sua sete di attenzioni, lei li ha appena compromessi. Spero che nascondere le cuffie sotto le mie voluminose ciocche di capelli sia sufficiente a ingannare quest'insegnante ancora più spaesata di noi.

«Hai visto? Quella è Alice della seconda turistico» mi informa Mommy, monitorando la situazione con sguardo fisso sopra la montatura dorata dell'occhiale. Ha individuato il soggetto ancora prima che entrasse, solo attraverso il fiuto per i guai. «L'anno scorso è stata con il rappresentante degli studenti del tecnico e con quello del classico. Contemporaneamente.»

«Sì, so chi è» affermo. Per questo motivo è stata a lungo sulla bocca di tutta la scuola. E non solo in senso figurato.

Sarà che è una ragazza stupenda: capelli lisci color miele, frangetta sempre al suo posto, outfit e trucco in armocromia e non una foto, sui social, in cui sia venuta male. Non la conosco di persona, ma potrei raccontare, per sentito dire, le svariate prodezze sentimentali di cui è stata protagonista.

«Anche io ho ben presente lei, ma per il resto... Oh no!»

«Cosa?» mi affanno, mentre Mommy si nasconde sotto il palmo della mano con gli occhi sgranati.

«C'è anche Filo!» m'informa con voce strozzata.

«Chi?»

«Filippo Prosdocimi, il tipo che si sentiva con l'ex del pluribocciato in terza B!»

Aggrotto le sopracciglia e realizzo che io non potrei mai stare dietro a Mommy. Conosce il triplo della gente che conosco io ed è informato sui fatti di ogni anima che transita in questo istituto. Avrebbe una cosa come tre o quattro insufficienze da recuperare, ma la scuola lo annoia e si diverte molto di più a studiare le dinamiche sociali da cui afferma di trarre più insegnamenti.

Credo nei miraggiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora