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Appena vidi mia madre corsi velocemente per raggiungerla; -come va?- chiese felice di vedermi, -mi sto annoiando- ammisi bevendo un sorso di champagne, -Igor?- domandò ma le indicai il giardino con gli occhi, -è successo qualcosa?- continuò, -si, pensa ai cazzi suoi e basta, non mi chiede niente e neanche mi presenta nessuno, poi si arrabbia se mi innervosisco e gli rispondo male- sbottai facendola annuire sorridente. -Gli hai detto che vuoi che ti presenti qualcuno?- chiese ma scossi la testa, -gli uomini sono lenti, digliele le cose prima di incazzarti- mi spiegò facendomi sbuffare, -ed ora che stanno arrivando vedi come si comporta- concluse velocemente facendomi annuire. Mentre si dirigeva verso di me lo guardai fisso negli occhi facendogli scuotere la testa, -vieni fuori con me- mi sussurrò all'orecchio, abbassandosi per farlo e accarezzandomi la schiena scoperta. Mi alzai e mentre stavamo uscendo mi afferrò la mano; -fa freddo- sussurrai e mi diede subito la sua giacca. Stava rollando una canna mentre ogni tanto mi guardava, -non ti ho fatto conoscere nessuno perché a momenti non conosco io nessuno- parlò facendomi sorridere, -non ti preoccupare- sussurrai calmandomi appena mi sorrise, -ne organizziamo noi una più bella- sussurrò dopo spostandomi i capelli dietro l'orecchio, -a me basta che stai con me, se poi la festa è brutta o meno non cambia- risposi abbracciandolo, -non mi dici spesso così- ammise colpito mentre lo guardavo, -ho i miei momenti- scherzai girandomi appena sentii la porta da cui eravamo usciti noi aprirsi. Spuntò fuori un uomo in carne, seguito poi da un altro; -che problema c'è?- domandò arrogante Igor facendomi alzare gli occhi al cielo, -calmati- gli rispose l'altro ma subito si avvicinò a lui, -smetti di fissare, sparisci se no ti stacco gli occhi da quell'inutile testa di merda che hai- sbottò dopo facendoli rientrare entrambi. -Scusa- si girò sorridente, -non guardarmi così, chiunque sia lì dentro ha un passato di cui non ci si può fidare, o attacchi tu o ti mangiano- si giustificò ma risi prima di sedermi ad uno dei tavoli in mezzo al prato.

-Andiamocene- parlò ad un certo punto, ma lo guardai stranita, -non possiamo, primo perché...- provai a spiegargli ma mi zittì immediatamente, -possiamo fare tutto- sussurrò afferrando il mio viso tra le sue mani, -e che facciamo?- domandai ma iniziò a comparire pian piano un sorriso sopra le sue labbra, -partiamo, Argentina- urlò ma rimasi colpita mentre lo guardavo, -ti sei fatto di qualcosa- dissi sicura ma titubante annuì; rimasi a fissarlo prima di sorridergli, -andiamo in Thailandia o in Madagascar- proposi facendolo annuire e così, senza avvisare nessuno, ce ne andammo via.
-Sai che in Thailandia ho un casa, piccola eh, però ce lho- mi avvertì facendomi spalancare gli occhi, -stiamo li per un pó- dissi sicura facendolo annuire, -almeno mi libero da tutti- sbuffò lui ma mi girai a guardarlo, -perché ti devi liberare?- domandai facendolo sorridere, -ho un padre psicopatico, una sorella che sa fare bene il suo lavoro ma non smette di bere, un'organizzazione che mi impedisce di fare cho che voglio, mafiosi che devo controllare, la storia di unire le organizzazioni, un matrimonio che non abbiamo deciso di fare noi, mio padre e di nuovo mio padre- sbottò facendomi rimanere zitta; -è brutto se penso di volerlo ammazzare?- chiese facendomi sorridere, -no, vuol dire che sei una persona normale con dei limiti, allontanati se lo devi sopportare, sentilo per le cose indispensabili- gli proposi stringendogli la mano, -è come provare a disinnescare una bomba che esploderà dopo due secondi- comparò facendomi annuire , -cos'è che ti dice?- domandai, -mi incolpa per mia madre, poi mi parla di lavoro, si arrabbia e poi mi abbraccia perché senza di me sarebbe già morto- spiegò rattristendosi ma arrabbiandosi nello stesso momento, -perché non gli dici che ti prendi tutta l'organizzazione? Così poi magari se ne va da qualche parte- sussurrai accarezzandogli la mano, -bisogna firmare per le proprietà, con l'organizzazione si passano anche altre cose, navi, ristoranti e aziende, ha pensato in grande, il problema è che non è mai uscito dalla mafia perché ha questo bisogno irrefrenabile di uccidere, anche per questo non voglio che ci parli- ammise fermandosi al semaforo. Si girò a guardarmi prima di accarezzarmi una guancia, -non posso andarmene ora che ho dei problemi- sussurrò come per convincersi, ma sorrisi semplicemente prima di appoggiare la testa sulla sua spalla, -tu cosa vuoi fare?- domandai, -non è importante questo- mi zittì, -invece si, se vuoi che stiamo insieme non ti devi mai accontentare di nulla- lo avvisai provocandogli un leggero sorriso, -quindi, cosa vuoi fare?- ripetei ma in quell'esatto ci affianco un'auto, ma Igor senza aspettare schiaccio il pedale e partii a tavoletta. -Mi stai mettendo l'ansia- lo avvisai, -non succedeva nulla di buono se stavamo lì, sarebbe molto meglio partire- sussurrò prendendo poi il telefono dalla tasca. Concluse pochi minuti dopo la chiamata prima di accelerare ancora di più; -ci sta seguendo- sussurrò dopo facendomi definitivamente salire l'ansia. -Dove stiamo andando?- domandai, -da nessuna parte, ci facciamo inseguire- rispose ovvio ma corrugai la fronte, -e poi arriva mio padre?- chiesi speranzosa, -tuo padre non risponde- mi avvertì facendomi annuire, oramai terrorizzata, -io odio essere seguita in macchina, c'è più possibilità di morire- ammisi stringendogli la mano, -Karine- mi richiamò facendomi girare verso di lui, così che potessi guardarlo negli occhi. Rimasi lì per tutto il tempo a guardarlo mentre guidava, finché dietro di noi non si aggiunsero altre due macchine, -ce ne sono di più- lo avvertì ma scosse la testa, -sono i miei- sussurrò accelerando ancora prima di fare una manovra strana e inchiodare, -ti spacco la faccia se esci da questa macchina- mi minacciò facendomi subito annuire.

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