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Mi svegliai di scatto, ritrovandomi sempre nella stessa macchina, solo da sola. Il mio telefono era scarico, e senza pensarci due volte, mi sedetti al posto del guidatore per metterlo in carica; appena accesa l'auto, il buio che mi circondava si trasformò in una luce che mi avrebbe quasi accecato, -spegni l'auto, o ti faccio saltare in aria con quella- urlò una voce elettronica facendomi sorridere, -l'avreste già fatto, vi servo viva in qualche modo- risposi accendendo poco dopo il cellulare, sicuramente Igor non mi aveva ancora trovata per la geolocalizzazione. -Non sai neanche cosa siamo capaci di fare, spegni l'auto- urlò di nuovo ma invece di spegnerla schiacciai il pedale dell'acceleratore, -non lo farete, ma se dovesse succedere che accada, non mi hanno insegnato ad essere una prigioniera- conclusi schiacciando il pedale e sfondando quello che credevo essere un cancello ma che poi effettivamente era semplicemente un telo di plastica; il buio giocava brutti scherzi. Le persone li presenti iniziarono a spararmi ma la macchina era anti proiettile; appena riuscii a nascondermi dal loro campo visivo chiamami subito Igor. -Sto già arrivando- rispose tranquillizzandomi subito, -io cosa faccio?- domandai impaurita continuando a guidare, -guida, e non fermarti, mai- ordinò facendomi annuire ancora, -mi hanno drogata in macchina io non so cos'è successo- continuai scoppiando a piangere dal nervoso, -no ok, non sono una bambina, posso controllarmi- mi sgridai subito dopo, -da quanto tempo ti sei risvegliata?- chiese, -cinque minuti? Forse- risposi non troppo sicura, -è colpa mia, adesso risolvo- mi tranquillizzò, -non dire così- lo interruppi, -dovevo fare una sola cosa, salire in macchina con te e andarcene ma io non faccio mai quello che devo fare- aggiunse, -se lo dici ancora ritorno indietro e mi faccio prendere, così mi salvi come nei film- lo avverti sentendolo ridacchiare, -ti sei salvata da sola- rispose, -tu mi salvando, ho tre macchine che mi seguono e molto probabilmente senza di te sarei morta- lo avvertì, -sono la prima macchina bianca che sta arrivando, accelera, mi devi lasciare lo spazio per mettermi davanti a loro- spiegò e obbedì immediatamente. -Ora segui le macchine che ci sono alla fine della strana, non scendere da quell'auto se io non sono li- concluse prima di riattaccare. Feci esattamente c'ho che mi aveva detto, e dopo essermi parcheggiata sul ciglio della strada sperai che sarebbe tornato senza un graffio.
-Che scema, dovevo immaginarlo- sussurrai visto che, aprendo il vano porta oggetti, trovai due pistole e munizioni. Ne impugnai una finché il rumore di un motore mi fece alzare lo sguardo; sorrisi contenta di vederlo anche se, avevo quella brutta sensazione nello stomaco. Troppo facile, tutto troppo bello. Infatti, come se avessi predetto il futuro, dalla curva poco più vicino sgommò fuori un auto da cui spuntarono quattro uomini armati di mitragliatori. Mi spaventai subito visto che era esattamente in mezzo alla strada ma lui e gli altri ragazzi riuscirono ad ucciderli tutti. Appena finii tutto uscii dalla macchina per raggiungerlo ma da lontano notai un uomo, oramai piena di sangue, alzarsi paino piano da terra con la braccia; -Igor- urlai correndo verso di lui e prima che potesse sparargli gli saltai addosso cadendo sopra di lui. -Dovevi restare in macchina- sussurrò facendomi sorridere ma prima che potessi rispondere comparvero altro due auto. Mi alzai subito con lui accanto ma caddi a terra quando sentii un dolore alla schiena; -mi hanno colpito- sussurrai e subito spalancò gli occhi prima di prendermi in braccio. Corse verso l'auto nel quale mi fece sdraiare; -sai cosa fare, premi, forte io li ammazzo e ritorno poi ti curo- disse velocemente guardandomi tristemente, -io ti aspetto qui- lo rassicurai facendolo annuire.
Ci impiegò molto poco, infatti al massimo cinque minuti dopo era già accanto a me; -sei ferito anche tu- gli feci notare ma neanche mi ascoltò, -Igor- lo richiamai, -non me ne frega un cazzo, stai zitta- urlò in risposta facendomi, -signore c'è Sokolov- lo avvertì il ragazzo che stava guidando passandogli subito il telefono, -siete circondati vi stanno seguendo, devi farti aiutare da chi ti ho detto- disse subito mio padre, -sai già cosa mi stai chiedendo di fare, di ho già detto di no, in più lei è ferita- lo avvertì, -Igor- parlò sospirando, -è mia figlia, già per questo te la faccio pagare, vai da quell'uomo, ha paura di me come dovresti avercela tu- lo minacciò ma il ragazzo davanti a me lanciò il telefono fuori dal finestrino. Ridacchiai prima di urlare per il dolore, -è nel mio culo- sbottai facendolo sorridere, -lo so, ecco fatto- disse mostrandomi la pallottola, mentre io mi riprendevo da tutto il dolore. -Signore cosa faccio?- chiese di nuovo il ragazzo facendolo sbuffare, -mi serve qualcosa per chiuderle la ferita- disse stringendomi la mano, -vai da quel figlio di puttana, ad ogni movimento che fai lui o i suoi, sparate, non sto scherzando- lo avvertì facendolo subito annuire. -Mi fa male- sussurrai mentre sentivo le lacrime rigarmi la guancia, -lo so, aspetta- disse quasi spaventato cercando poi qualcosa nel vano porta oggetti, -cos'è?- domandai guardando l'ago impaurita, -qualcosa che ti serve, morfina, te ne ignetto poca poca così non ti farà male per un po'- continuò facendomi annuire, -girati, se guardi ti agiterai sempre- ordinò visto che tremavo solo alla visione di quella puntona gigante.

Pov's Stephen

Appena atterrai nelle Filippine dopo otto ore di volo, salii subito in macchina diretto nel luogo dove c'era mia figlia. Appena arrivai entrai subito nel vecchio magazzino prima che il capo di tutto mi venisse incontro; -da quanto sono qui?- chiesi, -beh, quasi sei ore adesso ma lui è un pezzo grosso, non ha fatto avvicinare i miei medici alla ragazza, ha chiesto gli attrezzi e l'ha curata lui, nonostante avesse una ferita sul braccio e sull'addome, non si è addormentato neanche un secondo, non ho mai visto nulla di simile- raccontò e trattenni un sorriso a forza; la meritava mia figlia.

Appena varcai la porta tanto temuta dai filippini vidi subito tutti gli uomini di Igor che mi salutavano e in lontananza c'era lui seduto accanto un lettino. Aumentai il passo e andai subito a vedere come stava lui, fidandomi totalmente del fatto che mia figlia stesse bene, e che avesse ricevuto le giuste cure. -Sei un pezzo di merda- lo insultai facendolo sorridere, -sta bene, ha perso un po' di sangue ma ora sta bene- disse subito, -lo so che sta bene, ora tocca a te- gli risposi aiutandolo ad alzarsi, -portate il lettino fuori, non toccatela neanche per sbaglio- ordinò e in pochi secondi obbedirono.

-Mi ha salvato la vita- ammise ad un certo punto, -ha corso e si è buttata sopra di me, probabilmente per la vicinanza mi avrebbe bucato il cranio- continuò mentre faticava a parlare per il dolore, -quello che hai fatto tu per le sei ore precedenti va ammirato, quello che ha fatto lei lo avrebbe fatto chiunque ama qualcuno, tu eri messo peggio di lei e hai aspettato sveglio sei fottute ore- ribattei, dopo avergli chiuso la ferita sull'addome, -il braccio fascialo e basta, mi ha preso di striscio- mi avvertii prima di girarsi a guardare Karine sdraiata sul sedile. -Chi è stato? Ci penso io ora- domandai, -arabi, non so se quello bianco o il nero ma sono loro, vengo anch'io- rispose ma scossi la testa, -tu proteggi lei, prendete ancora l'aereo e non venite in sti posti di merda dove abbiamo pochi controlli- risposi, -voleva venirci e l'ho portata- spiegò ma lo interruppi subito, -non sto mettendo in dubbio niente, per me potresti portarla pure davanti al tuo peggior nemico e so che uscirebbe viva ma non le piacerà vederti così conciato- scherzai prendendolo per la nuca e avvicinandolo a me, -vai adesso, ci sentiamo appena atterrate, li mi dici dove siete ok?- conclusi prima di salutarlo.

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