Capitolo 23

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Cammino tenendo gli occhi bassi per le strade di Roma, il mio fidato cappellino sempre in testa. Sono appena le 5 di sera ed il sole sta oramai lasciando spazio al buio della notte, illuminato dalla luna e dalle stelle. Mi sto avviando lentamente verso casa, cercando di godermi gli ultimi istanti del giorno.

Ho sempre odiato il traffico delle strade di questa città. Le macchine marciano una dietro l'altra a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza fermarsi mai. È per questo che per le mie passeggiate preferisco recarmi verso la campagna, dove i rumori ed il caos della città lasciano spazio alla calma e alla tranquillità. In lontananza un uccellino canta su un ramo, mentre poco distante da me un pastore sta pascolando il suo gregge di pecore accompagnato dal suo cane. Lo saluto con un gesto della mano, per poi togliere il telefono dalla tasca del mio giubbotto. Mio papà mi ha appena mandato un messaggio dicendomi che mi sta aspettando alla fine della stradina che sto percorrendo ora. Affretto il passo per raggiungerlo, quando colgo un rumore di passi dietro di me. Continuo a camminare e riesco a intravedere finalmente le prime case ai margini di Roma, mentre i passi si fanno sempre più vicini. Improvvisamente una mano mi afferra violentemente il braccio, costringendomi a voltarmi verso la persona misteriosa.

Un uomo si erge dinnanzi a me in tutta la sua statura, mentre la sua mano continua a stringermi il polso. Un forte odore di alcol proviene dalla figura di fronte a me.
"Signore, mi sta facendo male." - dico cercando di liberarmi.
"Stai ferma ragazzina. Ora tu vieni con me." - afferma prima di cominciare a spingermi verso una stradina buia poco più avanti. Cerco di liberarmi dalla sua presa ma tutto sembra vano. L'uomo è molto più forte di me. Non posso far altro che piangere e sperare che qualcuno mi senta.
L'uomo mi spinge a terra prepotentemente, facendomi urlare dal dolore dovuto alla caduta.
"Stai zitta!" - urla tirandomi uno schiaffo sulla guancia. Brucia dal dolore e sono sicura che la mano dell'uomo sia stampata oramai sul mio viso.
"Mi lasci stare! Non ho fatto nulla!" - urlo, ricevendo un calcio nello stomaco. Mi piego in due mentre le lacrime continuano a scendere, bagnando le mie guance.
L'uomo inizia ad avvicinarsi maggiormente a me, mentre io, ancora per terra, indietreggio finché la mia schiena non sbatte contro il muro. Le sue mani esplorano il mio corpo mentre imploro l'uomo di lasciarmi stare.
"Basta! Smettila! Ho solo 17 anni! Lasciami stare!" - continuo a urlare mentre cerco di spingerlo lontano da me. Arrabbiato comincia a colpirmi. Le sue mani afferrano la mia maglia e con forza la strappano dal mio corpo. Sta per togliermi anche il resto dei miei vestiti quando in lontananza sento delle sirene della polizia. Uomini armati si avvicinano alla figura dell'uomo, allontanandolo da me. Continuo a piangere mentre una coperta viene poggiata sulle mie spalle per coprirmi e per ripararmi, almeno in parte, dal freddo. Vedo papà correre verso la mia direzione e mi butto in fretta fra le sue braccia, mentre calde lacrime mi rigano il viso.

Mi sveglio di soprassalto. Un altro incubo. Ormai sono giorni che non dormo. Quello che mi è successo continua a ripetersi nella mia testa. Piango nel silenzio della mia camera, cercando di togliermi dalla testa la sensazione delle sue mani su di me.

La porta della mia camera si apre e la figura di mio padre si staglia innanzi a me. Ha uno sguardo preoccupato mentre si avvicina al mio letto. Lentamente mi abbraccia, lasciandomi sfogare.
"Scusa se ti ho svegliato papà..." - mormoro, mentre il mio viso è appoggiato sul suo petto e la sua mano mi accarezza i capelli.
"Nessun problema tesoro"
"Papà, se tu non fossi arrivato in tempo, se tu non avessi contattato la polizia, io..., lui..." - comincio, mentre la mia voce si spezza e le lacrime ricominciano a scendere.
"Sh, non pensarci ok? È finita."
"Papà, falle smettere ti prego. Non ce la faccio più papà!"
"Che cosa tesoro?" - mi chiede confuso.
"Le voci nella mia testa papà. Ti prego. Voglio solo che tutto smetta papà. Mi fa male la testa." - dico continuando a piangere.
Papà mi guardo dispiaciuto. So che vorrebbe aiutarmi, ma non c'è nulla che lui possa fare.

La mia rosa rossa / Mattia ZenzolaWhere stories live. Discover now