come i veri amici

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[ capitolo 1 ]

Erano anni, ormai, che Jungkook non lasciava trascorrere una sera senza che andasse ad aiutare Jimin al locale

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Erano anni, ormai, che Jungkook non lasciava trascorrere una sera senza che andasse ad aiutare Jimin al locale. Non avendo ancora trovato un lavoro, il ventitreenne ne approfittava sia per impiegare il tempo in modo produttivo, sia per ricambiare una piccola parte di tutto il bene che gli era stato offerto; sapeva di non doversi ritenere in debito — del resto, quella era la sua famiglia — ma dare una mano a coloro che considerava i suoi fratelli era un gesto che veniva spontaneo.

«Tavolo 16.» poggiò il taccuino sul bancone in modo che Jimin potesse leggerlo. Bastò giusto un'occhiata veloce prima che il maggiore prendesse i bicchieri da riempire.

Poteva sembrare una serata come tante, un classico lunedì sera caratterizzato dai soliti clienti, dalle solite mosse, dalle solite battute. Anche Namjoon rispettò la sua parte nel copione: si presentò precisamente alle undici chiedendo la sua birra preferita per concludere in bellezza la giornata, da sorseggiare scambiando due chiacchiere prima di tornare insieme a casa. Sembrò scorrere tutto tranquillo perfino quando iniziarono a sistemare le sedie vuote e a preparare per la chiusura ma, a distruggere la normalità, ci pensò l'arrivo inaspettato di Yoongi.

Sorpassò l'entrata talmente di fretta da non scusarsi neanche della spallata con cui colpì due clienti in uscita. Fin da lontano, Jungkook riuscì a intuire ci fosse qualcosa che non andava: aveva addosso la rara espressione in grado di rovinare la classica compostezza, capace di distruggere in mille pezzi la sicurezza il suo hyung non avesse paura di niente.

«Yoongi, che ci fai...»

«Siamo nella merda.» il biondo interruppe Jimin appena si fermò vicino al bancone. Gli occhi erano troppo piccoli per trasmettere quanto panico stesse provando interiormente e finì per confessare spedito, senza giri di parole. «A breve Taecyeon tornerà a Seoul.»

Fu come se una folata di quel freddo inverno fosse entrata nel bar all'improvviso e fosse riuscita a ridurre Namjoon e Jimin in statue di ghiaccio: entrambi rimasero immobili, incapaci di articolare una singola risposta. Impiegarono secondi interi per elaborare l'informazione.

«Porca puttana, porca puttana!» le imprecazioni di Namjoon si elevarono all'interno della sala a voce alta, fortunatamente erano gli unici rimasti. In preda al nervosismo improvviso, si mise in piedi in uno scatto e iniziò a camminare avanti e indietro. «Perché cazzo deve tornare dopo tutti questi anni? Credevo sul serio l'avessimo scampata! Siamo fottuti!»

«E' davvero un problema così grande? Ormai abbiamo anche altri lavori, non abitiamo più in una sua proprietà, è passato molto tempo e potrebbe essersi dimenticato perfino dell'esistenza di Jungkook.» intervenne speranzoso Jimin.

Yoongi fu costretto ad annientare l'ipotesi, per quanto sembrasse l'unica a cui potersi aggrappare. «Impossibile, è talmente psicopatico che lo riconoscerebbe anche se lo vedesse di sfuggita per strada.» si sedette per reggere il peso di quella situazione sulle spalle, passò i palmi sul viso nel vano tentativo di svegliarsi da quell'incubo. «Jungkook ha i tratti identici a quelli di suo padre e se lo vedesse per caso insieme a noi ci metterebbe un secondo a sommare il tutto.»

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