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[JUN'S POV]

Un passo.

Un altro passo.

Un altro ancora.

Basta.

I miei piedi non si muovono più.

Almeno io posso ancora muoverli però.

Sento le ginocchia cedermi, mentre le mie mani si muovono in avanti in un istintivo tentativo di non farmi cadere di faccia.

Il pavimento della camera è freddo.

Non avevo mai notato fosse così freddo.

Perché sono così devastato? Cosa è successo?

No, è inutile che io finga di non saperlo, lo so eccome.

Ma la prima domanda resta la stessa: perché sono così devastato?

Lo conoscevo da pochi giorni, era un ragazzo come tanti.

Eppure ora mi sento vuoto.
Mi sento solo.
Mi sento uno schifo.

Sento che voglio solo addormentarmi qui su questo pavimento e non svegliarmi mai più.

Sento che...che vaffanculo!

Sarei dovuto morire io!
Non lui!

A chi importa di uno come me?

Lui era una buona persona, era gentile, sorridente, buono.
Buono.

CHE PALLE!

Mi scappa un urlo di disperazione, mentre sento le lacrime iniziare a scorrere lungo le mie guance.

Non è possibile!

Non può essere successo davvero.

Non riesco ad alzarmi in piedi.

'IDIOTA!' urlo al mondo.

Non so a chi io lo stia dicendo, se a lui, o a me.

Cazzo Minghao, non puoi averlo fatto davvero.

'Perché?' mi chiedo sottovoce.

Faccio fatica a far uscire le parole, mi restano strozzate in gola come se anche loro si rifiutassero di accettare l'accaduto.

No, io non lo accetterò mai.

No.

'No...' dico tra i singhiozzi.

Mi rivengono in mente gli ultimi istanti che ho passato con lui, nel mezzo di quella stanza di merda, nascosti come dei bambini sotto un letto.

Non riesco a respirare da tanto che i miei singhiozzi sono forti.

'E' stato bello conoscerti' mi aveva detto con il suo sorriso dolce, mentre stavamo sdraiati sotto il letto.

'Non dire così, sembra quasi che tu stia per morire' gli avevo detto io, quasi ridendo.

Lui aveva solo sorriso in risposta e poi si era voltato dall'altra parte, per cercare di nascondere la lacrima che era scesa dal suo occhio.

E' in quel momento che ho davvero capito che il peggio poteva succedere da un momento all'altro.

'Hey, che fai? Non puoi abbatterti ora' gli avevo detto io.

'Non c'è molto da fare Jun, mi dispiace.'

Mi aveva detto.

Io non sapevo che rispondere.

'Promettimi una cosa, se mai dovessi venire eliminato, devi vincere anche per me, ok?' mi aveva detto, mettendomi una mano sulla guancia.

Mentre ci ripenso mi tocco la guancia.

Ora la mia è bagnata dalle lacrime, come la sua allora.

Avevo annuito, ma senza veramente capire il significato delle sue parole fino in fondo.

Minghao si era avvicinato a me e mi aveva lasciato un bacino sulla guancia, giusto un attimo prima che un'altra ondata di quel suono fastidiosissimo si abbattesse su di noi.

Avevamo aspettato tenendoci per mano la fine di quel suono.

E poi siamo usciti dal nascondiglio, sempre tenendoci per mano.

Stavo correndo verso il nascondiglio successivo, trascinando Minghao, quando all'improvviso ho sentito la sua mano mollare la presa.

Mi sono voltato di scatto per vedere cosa stesse succedendo.

Minghao era a terra, la faccia contratta in un'espressione di dolore, intento a tenersi un ginocchio con entrambe le mani.

"E' che mi sono fatto male ad un ginocchio oggi e zoppico un pochino, quindi non vorrei che fosse un problema per la sfida di domani. Vabbè, non è il caso di farsi questi problemi" mi aveva detto quell'idiota la notte prima.

Quando l'ho visto seduto a terra, con il ginocchio in mano, ho capito che non si era solo "fatto male".

I larghi pantaloni della tuta gli si erano arrotolati fino a quasi il ginocchio, e un alone blu/viola si vedeva espandersi proprio da lì.

'IDIOTA! PERCHÉ NON MI HAI DETTO AL VERITÁ? PERCHÉ NON MI HAI DETTO CHE TE L'ERI ROTTO QUEL GINOCCHIO!' impreco, mentre il flashback nella mia mente non si ferma.

Minghao mi guarda negli occhi, spaventato, un'ultima volta, e poi all'ultimo mi sorride.

Ha sorriso fino all'ultimo.

Poi ha spalancato la bocca, sobbalzando.

E dei coltelli l'hanno trafitto.

E' crollato a terra.

Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.

Poi non ricordo più niente, se non che mi sono guardato attorno e mi sono reso conto di essere arrivato in tempo nel nascondiglio.

E poi non so come, sono arrivato al traguardo.

Non ce la faccio.

Non è successo davvero.

Non è possibile.

Sento qualcuno che mi aiuta ad alzarmi in piedi, ma non ho nemmeno la forza di voltarmi e guardare chi è.

Vorrei che fosse solo una persona, ma so che non sarà mai così, quindi non ha senso illudermi.

Una volta in piedi, cammino come uno zombie fino alla mia meta.

Forse mi voglio più male di quanto pensassi, ma ho bisogno di andarci.

Zoppicando arrivo fino al letto, al suo letto, e mi butto dentro.

E lì piango, non so per quanto tempo, ma piango.

Io, che non piango mai.

Piango perché questo materasso era quello sul quale abbiamo dormito abbracciati giusto ieri.

Piango perché sulle sue lenzuola c'è ancora il suo profumo. 

𝐒𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐞𝐞𝐧'𝐬 𝐆𝐚𝐦𝐞 // ѕєνєηтєєηWhere stories live. Discover now