◦𝟙▫

62 4 0
                                    


[JUN'S POV]

"Ci dispiace comunicarglielo, ma la sua richiesta è stata rifiutata. Per il momento non ci serve altro personale, le faremo sapere in futuro" dice il testo dell'ennesima mail. 

Avrò fatto richiesta per una ventina di posti di lavoro nell'ultima settimana, ma nessuna di queste è stata accettata. 

Sbuffo rimettendo il telefono in tasca. 

Che rabbia. E' mai possibile che sia così difficile trovare lavoro? 

Mi sono candidato per praticamente tutte le professioni che potessero venirmi in mente e che uno straniero senza laurea come me potesse permettersi di fare. 

Dal cassiere al lavapiatti, da quello che pulisce i marciapiedi al babysitter, ma niente di niente. E poi si lamentano che i giovani non trovano mai lavoro. Uff. 

Tiro fuori i miei spiccioli accartocciati e lì metto nella macchinetta dei biglietti del bus. Spero bastino almeno per tornare a casa. 

"Casa" ossia quella baracca super cadente che sono riuscito a guadagnarmi con 3 mesi di servizi di pulizia a casa di una vecchia. Ora quella donna però sta in ospedale e non è più in grado di darmi da vivere. 

Ogni tanto ripenso alla mia vita in Cina. Almeno lì avevo una casa accogliente e delle persone con cui parlare. 

Però è anche vero che i miei genitori non riuscivano a mantenere sia me che mio fratello, quindi andarmene è stata la scelta migliore, almeno così Fengjun può permettersi di andare a scuola.

 "Un giorno vi chiamerò e vi dirò che sono diventato un riccone e potete venire a vivere da me" era stata la promessa stupidissima che avevo fatto. 

'Vai in Corea' dicevano, 'lì è facile trovare lavoro', dicevano. 

Sì, forse è facile per un coreano. Merda. Che vita di merda. 

Mi risiedo sulla panchina di prima, dove vedo che c'è già un uomo seduto. Sarà arrivato mentre ero distratto. 

Mi siedo e rileggo la sfilza di mail di rifiuto. Sia mai che me ne sia lasciato sfuggire qualcuna buona. 

"Mi scusi, avrebbe da accendere?" mi chiede l'uomo seduto accanto a me. Annuisco e gli passo un accendino sporco che ho in tasca. 

Quando ero in Cina lo usavo per fumarmi una sigaretta ogni tanto, ma ormai non mi serve più, dato che non troverei i soldi per comprarmi una sigaretta nemmeno pregando. 

Aspetto che lo usi per accendersi una sigaretta, ma invece lo chiude nel palmo della mano.

 "Guardi che non si usano così gli accendini" gli dico con fare saccente. 

Wtf? Mi guarda con un sorrisetto quasi compiaciuto e alza davanti a se anche l'altro pugno chiuso. Poi mi guarda. 

"Se indovini dov'è questi sono tuoi" dice muovendo la testa verso una banconota da 10.000 won che escono dal taschino della sua giacca. 

Ma che diamine? Guardo meglio quest'uomo. Ha proprio l'aspetto di un riccone, vestito tutto elegante, come se stesse seduto al tavolo del principe d'Inghilterra anziché su una panchina alla fermata del pullman della periferia di Seoul

"E se non indovino?" gli chiedo io. 

"Ti darò uno schiaffo" mi risponde lui. 

Ma che cazzo? Ho sentito bene? Vabbè ma che mi frega di uno schiaffo, tanto è palese che l'accendino è nella mano destra. 

E' toppo poco a suo favore, c'è qualcosa che mi puzza. 

Ci penso per circa 0,2 secondi, poi esclamo "Destra" convintissimo. 

Ho visto perfettamente dove è l'accendino, ha chiuso la mano proprio davanti ai miei occhi. 

Lui sorride e apre soddisfatto la mano destra. Non c'è niente. Apre la sinistra ed ecco il mio accendino. 

Ma che cazz? E' un mago o qualcosa del genere? 

L'uomo mi sorride beffardo e mi tira uno schiaffo. Ah! Fa male! 

"Cosa sei un mago o qualcosa del genere?" gli chiedo. 

Lui sorride compiaciuto dalla mia ingenuità. 

"Riprova" mi dice, richiudendo le mani nello stesso modo. 

Stavolta non mi fotti. "Destra" dico io super convinto. Sicuramente si aspettava che dicessi ancora sinistra, ma sarò più furbo di lui. 

 L'uomo apre le mani, e l'accendino è a sinistra. 

"Pensavo l'avessi visto!" mi dice con fare da preso in giro, tirandomi un altro schiaffo.

Mi sta facendo altamente girare le palle. Continuo a giocare con quell'uomo per un'altra decina di minuti, senza mai riuscire a vincere una singola scommessa, fino a quando sento le guance iniziarmi a far veramente male.

"Basta così" dice l'uomo mentre mi tocco dolorante una guancia. 

"M-ma.." dico io, sconvolto. Non posso aver appena perso in un gioco del genere. 

L'uomo si alza in piedi, con la banconota da 10.000 won che gli esce ancora dalla taschina e mi guarda con fare superiore. 

"Allora ci salutiamo qui" dice lui con lo stesso sorrisetto beffardo 

"Forse" aggiunge. 

Se ne va lasciandomi senza parole. Il mio sguardo rimane attaccato alla sua schiena fino a quando non sparisce svoltano in un vincolo. 

A quel punto abbasso lo sguardo e sulla panchina, proprio dove era seduto lui, vedo un biglietto giallo. 

Sembra un biglietto da visita, con un cerchio, un quadrato e un triangolo disegnati sopra. 

Lo prendo in mano. 

Sembra quasi che l'abbia lasciato qui apposta per me. 

Sul retro del biglietto c'è un numero e basta. Mi sembra un qualcosa di già visto, ma non capisco dove. 

Tiro fuori il telefono e cerco di un foglietto con queste forme geometriche e mi esce un risultato molto curioso. 

E' un video di 4 anni fa, girato con una risoluzione bassissima, chiamato "Uomo dice di aver vinto 50 miliardi di won dopo aver partecipato ad un gioco chiamato 'squid game'". 

Nella descrizione del video viene specificato come l'uomo, prima dell'attimo registrato, avesse anche detto di essere entrato nel gioco grazie ad un biglietto da visita con disegnati sopra un cerchio, un triangolo e un quadrato.

Riguardo il foglietto che ho in mano. Cerchio, triangolo, quadrato.

Quanti biglietti da visita così ci sono al mondo? Non può essere una coincidenza. 

Apro il video e la prima cosa che sento è proprio quella cifra: "50 miliardi di won! Ho vinto 50 miliardi di won! È tutto vero! Sia lodato il creatore di Squid Game!! Ah! Sono ricchissimo! Fortunato chi sarà il prossimo me!" e poi l'audio si interrompe e si vedono dei poliziotti arrivare a portare via l'uomo. 

Probabilmente l'hanno giudicato pazzo, e non c'è nemmeno da biasimarli...

Però quella cifra mi risuona ancora nelle orecchie: 50 miliardi di won. È così tanto che non riesco nemmeno ad immaginarmelo. 

Chissà quante cose potrei fare con tutti quei soldi. Mi alzo in piedi carichissimo mentre arriva il pullman. 

Non so nemmeno che fermate faccia questo autobus, ma ho solo una cosa in mente, e sono quei soldi.

𝐒𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐞𝐞𝐧'𝐬 𝐆𝐚𝐦𝐞 // ѕєνєηтєєηDove le storie prendono vita. Scoprilo ora