Notte fonda

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Finalmente quella serata si era conclusa e le carrozze stavano tornando al dormitorio.

Eilidh non vedeva l'ora di togliersi quel vestito e stare da sola; con Levi non si erano più rivolti parola.

«Domani ripartiremo dopo la colazione, in modo da tornare per pranzo al quartier generale. Buonanotte» li salutò il comandante.

Una volta nella sua stanza, Eilidh si tolse il vestito, rabbiosa. Aveva sperato che quella serata fosse speciale, un'occasione per lei e Levi per stare insieme e approfondire qualsiasi cosa ci fosse tra di loro. E invece lui si era comportato in quella maniera strana, come se non volesse più avere a che fare con lei, se non fosse mai successo niente.

Si infilò la camicia da notte, spense la lampada e andò a letto, ma non ce la faceva a dormire.
Era notte fonda ormai, lei però non riusciva a smettere di pensare a quella sera, ma anche a quei momenti così intimi in quella casa abbandonata.

I suoi pensieri vennero interrotti da dei colpi alla porta.

Si alzò, subito in allerta, vista l'ora.

«Chi è?»

«Io»

Eilidh aprì la porta senza dire una parola e andò verso il divano.

«Dormivi?»

«No. Che vuoi?»

«Parlare»

«Parla allora»

Levi si era chiuso la porta alle spalle ed era andato vicino alla finestra, guardando fuori.

La luce della notte si rispecchiava nei suoi occhi, che sembravano più stanchi del solito.

«Scusa per prima»

Disse, spostando lo sguardo su Eilidh, come per voler vedere la sua reazione.

Anche Eilidh si voltò verso di lui, ma non rispose.

«Oi, ti hanno tagliato la lingua?»

«No, sto aspettando delle spiegazioni»

Levi scosse la testa e si rimise a guardare fuori dalla finestra.

«Ti ho visto con Erwin e ho pensato che il tuo posto fosse quello, con uno come lui, non con me. Uno che, invece di rammendarti le ferite, farebbe in modo che non te le procuri»

Ora era Eilidh a scuotere la testa.

«Eppure ti ho sempre considerato intelligente. Ho scelto io di diventare un soldato e di rischiare di avere certe ferite, e se non avessi scelto questa strada non sarei qui ora, a spiegare certe cose a un cretino a quanto pare»

Ci fu un attimo di silenzio: Levi guardava quella figura con le gambe strette tra le braccia e il mento sulle ginocchia. Voleva essere lui a tenerla tra le sue di braccia.

«Il cretino può venire sul divano?» chiese allora.

In risposta, Eilidh gli fece un cenno, senza parlare.

Lui si avvicinò e si sedette accanto a lei, con un braccio sullo schienale e una gamba appoggiata sull'altra.

Eilidh, però, continuava a non aprire bocca; stava ancora pensando a quello che le aveva detto e poi non voleva dargliela vinta così facilmente.

«Pace? Tregua almeno?» le disse tendendo una mano.

«Tregua, poi si vedrà» rispose lei, stringendogliela.

«Allora vieni qua»

Non appena Eilidh aveva messo la mano in quella di Levi, lui l'aveva tirata a sé.

Come in risposta a un comando, il corpo di lei si era messo a cavalcioni su quello di lui.

Ora i due si guardavano negli occhi e quelli di Levi non erano più spenti come prima.

«Volevo togliertelo io quel vestito»

«Così impari»

«Posso toglierti comunque questo straccio»

Disse passando una mano sotto alla spallina della camicia da notte.

«Non so se rientra nella tregua»

«Allora negoziamo. Che vuoi da me?»

«Che smetti di essere scostante. Non capisco quello che vuoi, prima mi baci, poi nemmeno mi guardi, poi ti presenti qui a notte fonda»

«Lo sai che non sono bravo con le persone e con le parole. Ma mi impegnerò»

«Bene. E tu che vuoi?»

Un sorriso gli balenò sulle labbra, sollevò una mano e la portò al viso di Eilidh, accarezzandola.

«Non smettere mai di guardarmi così, per favore»

Nemmeno volendo ci sarebbe riuscita.

Prese il viso di Levi tra le mani e si avvicinò per baciarlo. Lui rispose a quel bacio che sigillava la tregua e tanto altro; in quel momento le loro labbra si stavano dicendo tutto quello che quei due non riuscivano a dirsi a parole.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 27, 2021 ⏰

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