25; mi dispiace ma-

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Gli presi il viso tra le mani, e assaporai quel bacio proibito che tanto bramavo; mi lasciai andare, cullata da quel contatto che mi annebbiava la vista e mi faceva capovolgere lo stomaco.
Venni rapita dal calore delle sue labbra che premevano impazienti sulle mie, quando, con tutta la volontà che trovai in corpo, decisi di staccarmi, evidentemente prima di quanto lui volesse, poiché mollò la presa sui miei fianchi solo pochi secondi dopo. «Dammi un solo motivo per cui non dovrei più credere alle parole che mi hai detto» sussurrai guardando il pavimento, incapace di incrociare le sue perle marroni. «..Sai benissimo che non lo pensavo-» «e allora perché dirmelo?» lo interruppi scuotendo il capo, e abbassandogli le mani che cercava di avvicinare al mio viso.
«Perché dirmi che non valgo nemmeno una scopata..che cazzo, Nicolò. E poi da un momento all'altro fai quello interessato» parlai alzando la voce, e incontrando finalmente il suo sguardo. «Non capisco se ti diverti a prendermi in giro, oppure sei davvero così ingenuo da non capire quello che provo» gli puntai un dito contro, sfiorando la sua maglia in cotone. «Dammi un attimo di tregua, dio» mi allontanai passandomi una mano tra i capelli, e sfilando dalla borsa il pacchetto spiegazzato di Winston.
«Non riesco a starti lontano» parlò dopo lunghi secondi di silenzio, in cui si riusciva a distinguere solo il rumore del mio accendino scarico. «C'ho provato -si strofinò il viso, con aria affaticata- a non guardarti, a non pensarti..» i suoi occhi mi scrutavano imploranti, era stanco tanto quanto me.
«Lo so bene che stai con lui» disse prima che potessi aprir bocca, «Ma non provi lo stesso, e io ne sono convinto» si avvicinò ancora, non facendo caso alla nube di fumo che mi avvolgeva. «Non lo baci come baci me.. non hai le stesse -sussultai appena le sue dita si appoggiarono sul mio basso ventre- farfalle, che provi quando sei con me» sentivo il suo respiro sulla pelle, «mi fa sentire.. al sicuro» parlai flebilmente, cercando di non dar peso alle parole del 18 che, per quanto detestavo ammetterlo, erano vere. «Ma non ti fa sentire completa, non è così?» le sue iridi cioccolato mi scrutavano consapevoli, cogliendo tutto il rammarico che l'espressione stampata sul mio viso rifletteva.
«Non voglio lasciarlo.. e non voglio lasciare te» sussurrai, come se avessi paura che qualcuno potesse sentirmi.
Pian piano sentii il suo tocco abbandonarmi, lasciando solamente il ricordo della sua mano calda sul mio stomaco. Rimasi lì, in piedi, con mezza sigaretta accesa, il rossetto sbavato e la testa più incasinata di prima.
«Mi dispiace» fu tutto quello che sentii prima dei suoi passi, diretti nuovamente verso l'interno del locale.
Mi lasciò immersa nel silenzio, un silenzio rumoroso, ravvivato solo dalla musica offuscata del locale e dal brusio delle macchine, che in lontananza percorrevano la strada. Mi lasciò lì, a piangermi addosso.
«Sve? Ci sei? Stiamo andando..» la voce di Leo mi rianimò, facendomi accorgere del nodo che mi si era appena creato in gola.
Lasciai cadere quello che rimaneva della mia sigaretta, che a malapena avevo toccato, e sistemandomi i capelli dietro alle orecchie, cercai di togliermi dal viso il trucco in eccesso. «Tutto bene?» si avvicinò mio cugino, strizzando gli occhi per vedermi meglio, data la scarsa luce.
«Sono un disastro» dissi prima di essere avvolta dalle braccia del 19.

5 Luglio 2021
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@svevaippolitti 23.42

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Knocked Out; Nicolò Barella e Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora