15; non ne vado fiera

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16 Giugno 2021
stories
@svevaippolitti                            19.21

Spensi la chiamata con Alice, insoddisfatta da quella che non era nemmeno stata una conversazione, ma un mazzo di parole dette per farmi contenta

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Spensi la chiamata con Alice, insoddisfatta da quella che non era nemmeno stata una conversazione, ma un mazzo di parole dette per farmi contenta. Sbuffai sonoramente, appesantita da tutti quei pensieri, che avrei dovuto tenermi per me ancora a lungo.
Di sfuggita guardai il mio orologio, e sobbalzai, ricordandomi della partita che si sarebbe giocata di lì a poco.
Corsi in bagno e mi truccai velocemente prima di fiondarmi alla mia valigia e pescare un paio di bikers neri e una felpa, quella che Federico mi aveva prestato per evitare che prendessi freddo, ancora in ostaggio tra i miei vestiti.
Mi precipitai nella hall dell'albergo, avendo afferrato l'attrezzatura poco prima, ma invano; rimaneva solo Vialli, che stava firmando un paio di documenti in vista dell'incontro, e si era trattenuto.
«Sono andati» mi portai una mano alla testa, rimproverandomi mentalmente per quel ritardo che avrei potuto benissimo evitare.
«Credo che entrambi, Chiesa e Barella, ti abbiano lasciato almeno una decina di messaggi» mi parlò, mantenendo però, gli occhi sui fogli di carta. «Sarà il caso che tolga il silenzioso» pensai a voce alta, riattivando finalmente le notifiche, e notando i 16 messaggi senza risposta. «Su, andiamo, la mia auto parte di qui tra due minuti» si avvicinò, guidandomi verso l'uscita. «Io- Grazie.»

@nicolo_barella 20.03

 Una volta raggiunto l'Olimpico, non mi ci volle tanto per trovare i ragazzi

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Una volta raggiunto l'Olimpico, non mi ci volle tanto per trovare i ragazzi. Lo stadio era gremito di gente, gli spalti erano dipinti di azzurro; in quanto ad amore per la patria, gli italiani si aggiudicavano indubbiamente il primo posto. Amavo quell'atmosfera, nonostante non fossi tifosa sfegatata di nessuna squadra, così accogliente e incoraggiante;
Raggiunsi la panchina e presi a pulire l'obbiettivo della Sony, stringendo la tracolla che l'avrebbe retta. Dopodiché mi misi a cambiare la memory card, era la 3 che sostituivo da quando era iniziata la Nazionale, moltissimo per i miei standard.
Ero più una tipa da polaroid, fotocamere usa e getta e 8mm. Quelle si, che creavano dei veri ricordi. Le digitali, per quanto mi piacessero, avevano sempre dei difetti.
Ero ancora immersa nel mio lavoro quando la figura di Federico mi raggiunse, facendo un giro su se stessa, come in una sfilata. «Ti piace il mio outfit?» alzò le sopracciglia, tirandosi indietro i capelli scompigliati. «Quella pettorina verde ti dona, panchinaro» lo presi in giro facendogli uno scatto di prova. «Ammetti che sono bello?» disse, stirandosi i pantaloncini blu con le mani, prima di incrociare le braccia sotto al petto. «Lo ammetto, Chiesa...» mi raccolsi i capelli. «Sei un narcisista con la N maiuscola» gli stampai un piccolo bacio, «ma mi piaci anche per i tuoi difetti» lo snobbai cominciando a scattare foto altrove. Il ragazzo ridacchiò, e aspettò qualche secondo per tornare a riscaldarsi.
Sorrisi, riprendendo le mie faccende. Stava andando tutto meravigliosamente con Federico, lui mi dava un senso di stabilità che mai nessuno era riuscito ad attribuirmi; forse sarei riuscita a costruire qualcosa con lui. Ci stavo pensando davvero, e avrei continuato se gli occhi castani di Nicolò non mi fossero capitati nel mirino;

Knocked Out; Nicolò Barella e Federico ChiesaWhere stories live. Discover now