18; quella scommessa

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20 Giugno 2021
stories
@svevaippolitti                               15.20

@svevaippolitti                               21

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@svevaippolitti                               21.39

Ridacchiai per la scena che mi ritrovai davanti, Matteo aveva segnato, lo stadio era in delirio e i ragazzi pure, estasiati da quell'azione che aveva portato in vantaggio gli azzurri

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Ridacchiai per la scena che mi ritrovai davanti, Matteo aveva segnato, lo stadio era in delirio e i ragazzi pure, estasiati da quell'azione che aveva portato in vantaggio gli azzurri. Guardai il campo attraverso l'obbiettivo della mia macchina fotografica, incontrando, ogni tanto, i volti disperati degli avversari Gallesi. «Bravo» dissi sottovoce, catturando l'espressione felice che Pessina aveva stampata in faccia.

La partita riprese ritmo, e i ragazzi che non erano in campo a giocare, ma solo per festeggiare il compagno, ritornarono in panchina. Lanciai uno sguardo a Nicolò, che mi squadrò di sfuggita prima di girare la testa e ritornare a concentrarsi sulla palla. Spostai gli occhi sul prato verde, quasi certa che, tra noi due, le cose non avrebbero avuto modo di sistemarsi nell'immediato.
«La vuoi smettere?» la voce infastidita di Locatelli mi distrasse nuovamente dal mio lavoro. «Manu!» strillò il numero diciotto prima di lanciargli un contenitore in plastica. «Che gran- hai rotto il cazzo» rispose il ragazzo, sopra la risata del biondo. Risi anche io, scattando una foto ai due che in quel momento sembravano ragazzini delle elementari che bisticciavano. Guardai soddisfatta lo schermino digitale, prima di alzare la testa e vedere che entrambi mi stavano fissando. Alzai le spalle, come per chiedere cosa volessero, «non vi hanno mai fatto una foto? Che avete da guardare?» mi spostai i capelli da un lato.
«Sto guardando la tua felpa, davvero bella.» parlò Nicolò; sapeva che quella felpa non era mia, e sapeva anche a chi realmente appartenesse. Gli tirai un'occhiataccia, facendogli notare che il momento non era dei più opportuni per litigare, specialmente poiché a pochi metri di distanza, c'era Federico. Noncurante, il ragazzo mi si avvicinò, pronto ad affrontarmi. «Nicolò torna a sederti» lo rimproverai alzando la fotocamera verso Gigio.
«Vorrei una spiegazione, almeno» disse freddamente, allacciandosi le mani dietro la schiena. «Che cosa dovrei dirti?» sbuffai continuando a seguire la partita. «Provi o no, qualcosa per me? No, perché quella sera sembrava che non esistesse nient'altro». Spalancai gli occhi, facendogli segno di abbassar la voce; se qualcuno ci avesse sentiti, io avrei perso, non solo Federico, ma probabilmente anche il rispetto della gente che stavo iniziando a conoscere in quei giorni. «Ascolta, io credo-», «tu credi di poter avere entrambi, e questo oltre che dimostrare la tua ipocrisia, manda anche a puttane la tua dignità, Sveva».
Quelle parole furono dette con così tanto disprezzo, che dovetti aspettare qualche attimo per riuscire a rimettermi in sesto. Presi un respiro e guardai il ragazzo al mio fianco negli occhi.
«Un po' di anni fa -cominciai con il peso di un nodo alla gola- ero con Leo ad Ostia» sorrisi ripensando con nostalgia a quel periodo. «Era domenica, e il tempo faceva schifo, io- avevo letto che ci sarebbe stato bello ma mi ero sbagliata» ridacchiai, stando attenta però a non perdere il filo. «Leo; beh lui mi prende, e mi dice che si sarebbe trasferito, perché l'avevano preso alla Juve, e non ci pensava neanche a farsi scappare un'occasione del genere» avevo il fiato corto, non volevo dirgli nulla di quel giorno, eppure sentivo di doverlo fare. «Non sono mai stata un'amante del calcio, questo lo sai già..» non avevo mai visto quel cipiglio sul viso di Nicolò, sembrava che le mie parole lo stregassero. «Ma quel giorno.. quel giorno mio cugino mi propose una scommessa; - scossi la testa- mi voleva portare con lui, farmi conoscere la squadra, voleva che mi tuffassi nel suo mondo» guardai altrove, «allora gli dissi che era inutile che mi presentasse i suoi amici, perché non mi sarei mai, e poi mai, innamorata di un calciatore, era abbastanza avercene uno come cugino» mi stavo torturando le mani «E, beh di solito sono sempre fedele alle mie promesse.. almeno lo ero» sospirai; «Perché ad oggi mi ritrovo in questa specie di triangolo, che mi sta mandando fuori di testa, si perché mi sto innamorando di entrambi;» buttai fuori in un fiato «e non sono sicura di voler perdere la mia scommessa»

Knocked Out; Nicolò Barella e Federico ChiesaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon