11; mi ricordi tanto casa

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7 Giugno 2021
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@svevaippolitti 15.32

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«Questa è stupenda» dissi allungando le braccia per mostrare a Fede lo schermino della mia Sony

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«Questa è stupenda» dissi allungando le braccia per mostrare a Fede lo schermino della mia Sony. «Lo credo, ci sono io» commentò con il suo inconfondibile accento fiorentino, facendomi sogghignare. «Giusto» gli risposi continuando a scorrere una foto dopo l'altra, e canticchiando sottovoce una canzone che Insigne mi aveva messo in testa.
Non molto tempo dopo sentii gli occhi chiari del ragazzo spostarsi dalle foto degli allenamenti e cominciare a bruciarmi addosso; seguiva lentamente tutti i lineamenti del mio viso, stando attento a non lasciarne indietro nessuno. «Anche questa qui è carina...» gli avvicinai distrattamente la macchina fotografica, portandomi, con l'altra mano, il calice di vino rosso alle labbra. Un verso di approvazione lasciò le labbra del genovese, che reggendosi il mento con la mano, mi fissava dolcemente. «Che hai da guardare?» parlottai divertita, sistemando con cautela quei soliti ciuffi di capelli che aveva perennemente fuori posto. «Mi ricordi un po' casa» inclinai la testa perplessa; «Genova?» chiesi prima di vedere le labbra di Federico aprirsi in un sorriso, lusingato dal fatto che avessi fatto ricerche su di lui. «Firenze» mi corresse, raggiungendo la mia mano e incominciando a giocherellare con i miei anelli. Il suo tocco delicato mi colse alla sprovvista. Non riuscivo a spiegarmi come una sola carezza potesse trasmettermi tanta calma e tranquillità;
i suoi polpastrelli sfioravano la mia carne con premura, cercando di non esporsi troppo, quasi come se avesse paura di darmi fastidio. Ma non me ne dava affatto.
I suoi occhi si alternavano tra il mio viso e le mie mani mentre riprendeva a parlare. «Si, sai, mi ricordi un po' la cupola del Brunelleschi, il Campanile di Giotto, Piazzale Michelangelo, il Ponte Vecchio, la Venere del Botticelli, -scuoteva la testa, pensando a quei ricordi della sua vita che erano talmente importanti da rimanergli impressi nella memoria; quella città e la sua gente l'avevano cambiato e migliorato, rendendolo l'uomo che diceva con fierezza di essere, e io sapevo che un piccolo pezzetto del suo cuore sarebbe per sempre rimasto tra le braccia del capoluogo toscano- tutto quel via vai di gente che ride, parla, passa la serata in Duomo a guardare le stelle. Mi ricordi così tanto casa, che quando ti guardo mi viene nostalgia» sentii i miei occhi inumidirsi dopo le sue parole. Boccheggiai incapace di rispondere; nessuno mai mi aveva fatto un complimento simile, tanto personale e tanto bello.
«Vorrei dirti un milione di cose ma in questo momento non me ne viene in mente neanche una, non so da dove iniziare» interruppi quel silenzio confortante, accorgendomi della nostra notevole vicinanza. «Non farlo» fece scontrare i nostri nasi.
Chiusi le palpebre, lasciandomi inebriare dal suo profumo avvolgente.
«Non te ne andare» sussurrai con un fil di voce.

Knocked Out; Nicolò Barella e Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora