16; è il servizio in camera

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18 Giugno 2021
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@svevaippolitti 13.45

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«Ho una fame del cazzo» dissi reggendo il telefono tra spalla e orecchio

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«Ho una fame del cazzo» dissi reggendo il telefono tra spalla e orecchio. «Che prendo? Il salmone... o la pasta?» sfogliai distrattamente le pagine plastificate del menu. «Entrambi, direi» la voce di Alice mi risuonò nelle orecchie, portandomi ad una decisione. «Credo che andrò sul dolce, una cheesecake magari» diedi un'ultima occhiata all'elenco, prima di gettarlo e correre verso il telefono dell'hotel. «Attendi un'attimo..» dissi alla mia amica, appoggiando temporaneamente il mio iPhone sul letto, e chiamando la reception per il servizio in camera.
Non feci in tempo ad attaccare che qualcuno bussò alla mia porta. «Com'é che è già arrivata? Aspe- Aspetta Ali» rincastrai il telefono nell'incavo del collo. La mia mano afferrò il pomello d'orato della porta, ruotandolo e tirandolo verso di se. «Ma come- mi stavano aspettando fuori con la torta in mano? Non capisco..» ridacchiai con la riccia, prima di vedere chi, in piedi nel corridoio, mi stava aspettando.
Mi gelai, rimasi immobile a fissare il biondo, che appoggiato allo stipite con l'avambraccio, passava gli occhi sulle mie gambe nude, e sul mio corpo, fasciato solo da un asciugamano in spugna. «Ti richiamo» dissi soltanto, spegnendo l'apparecchio, ma senza smettere di guardare gli occhi di Nicolò.
«Che ci- che ci fai qui?» chiesi, togliendomi il ridicolo turbante che mi ricordai di avere in testa, e lasciando che i capelli bagnati mi ricadessero sulla schiena. «Io..» si schiarì la voce; «Senti, io non..» rimasi ferma ad ascoltarlo, iniziando a pensare che la sua presenza lì, non avesse un vero e proprio motivo.
«Io non ci riesco, non ce la faccio» disse prima entrare e chiudersi, con forza, la porta alle spalle.
Mi afferrò i fianchi con le mani, avvicinandomi istantaneamente a lui; il suo tocco mi mandava in estasi, mi caricava a mille.
Subito, gli allacciai le braccia al collo, e con il respiro già affannato, mi fiondai sulle sue labbra.
La sua lingua si muoveva voracemente contro la mia, mentre le sue mani esploravano il mio corpo, ostacolate solo dallo strato sottile di tessuto. Sorrisi, quando le dita della sua mano destra si allacciarono attorno al mio collo, prendendo maggiore posizione e ravvivando ancor di più l'atmosfera.
Continuai il bacio, guidando il ragazzo verso il mio letto, e spazzando via dalla mia testa tutte le paranoie che decisi, avrei affrontato in un altro momento. C'eravamo solo io e lui, e il resto non contava.
«Ho aspettato abbastanza» disse prima di spingermi sul materasso e venirmi incontro. Divaricai leggermente le gambe, e ricongiunsi la mia bocca alla sua. «Ora te la farei volentieri quella foto, se vuoi» scherzai facendolo ridere. «Oh, si, mi piacerebbe» ribatté tra un affanno e l'altro.
Alche, presi il controllo della situazione, e, spostandomi a cavalcioni sul suo bacino, gli diedi una mano a togliersi la maglietta, riprendendo poi il nostro bacio. Stava andando tutto per il meglio quando un sonoro bussare alla mia porta, ci interruppe. «Cazzo, -imprecai- è il servizio in camera..» scesi dal letto. «Come?!» spalancò le braccia lui, scocciato. «Ci metto un secondo, aspetta lì» sorrisi, sistemandomi l'asciugamano e passandomi la mano sulle labbra, sperando che non fossero troppo gonfie.
Giurai di aver sentito il mio cuore perdere un battito subito dopo aver aperto la porta. «Sveva-» un nodo mi si formò sulla bocca dello stomaco. «Federico, che..ci fai qui?»

Knocked Out; Nicolò Barella e Federico ChiesaМесто, где живут истории. Откройте их для себя