8. Soulmate

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Garvin chiuse il libro con un tonfo sperando di attirare l'attenzione dell'amico che però non distolse lo sguardo dall'orizzonte oltre la finestra.
Lo aveva visto leggere ogni libro, ogni ricerca, per poi iniziare a mappare scrupolosamente ogni stanza ogni anfratto. Infine dopo un mese aveva iniziato rapidamente a isolarsi e Garvin lo ritrovava sempre più spesso a fissare il vuoto dalla finestra con espressione vuota. Aveva provato a dargli tutto il tempo necessario, ma Émer non accennava a volersi liberare, malgrado mostrasse quanto lo desiderasse e Garvin era davvero stanco di osservare e attendere.

Si infilò una mano in tasca e si ricordò cosa volesse dirgli il giorno precedente.
"Ehi Em... al volo"
Émer si mosse giusto a tempo per non prendere in faccia il piccolo oggetto d'ottone che l'altro gli stava lanciando.
"Guarda un po' cos'ho trovato, un piccolo pezzetto del nostro passato recente, deve essere appartenuto a qualcuno del vecchio reggimento di istanza qua!"
Émer osservò l'oggettino che l'altro gli aveva lanciato improvvisamente incuriosito, un bottone con su inciso lo stemma con l'aquila incoronata, era inequivocabile parte della divisa dell'esercito che aveva invaso quella zona durante la guerra. Non riuscì a trattenere la speranza, malgrado tutto, voleva credere che quel bottone fosse appartenuto a Cáel e potesse aiutarlo a rivederlo.
"Puoi... Scusarmi... Un momento?"
Garvin annuì e lo o osservò precipitarsi fuori dalla stanza prima di allungarsi per prendere il libro dall'altra parte del tavolo. "Certo... Non voglio mica sapere perché il mio amico è triste e inconsolabile, va pure..." borbottò a se stesso iniziando a sfogliarlo.

...

Émer strinse il bottone e sospirò sfiduciato fissando il suo personale baratro.
Si portò il piccolo oggetto alle labbra, ci aveva davvero sperato, forse stava solamente diventato pazzo, immaginandosi tutto.
"No!" si disse con determinazione "Io so che sei reale... Il tuo cuore, le tue emozioni... Ti prego appari!"
Un brivido lo percorse lungo la schiena, strinse il bottone e lasciò che quella tristezza lo attraversasse e finalmente lo vide scivolare ad occhi chiusi, precipitando di nuovo. Émer si protese verso lo spettro e lo afferrò.

Cáel lentamente aprì gli occhi e per un attimo Émer temette che non lo riconoscesse più poi però un amaro sorriso si distese sul suo volto. "Come mi hai trovato?"
Émer gli mostrò il bottone "Speravo che fosse tuo e che mi riportasse da te... Avevo ragione..."

Lo spettro lo osservò ma poi il sorriso scomparve "Lasciami... Questo contatto ti ucciderà... Chiunque ci abbia legato attraverso il tempo e lo spazio questo mi ha reso, un parassita, ed io non lo desidero. Più tempo passessemo assieme più assorbirò la tua vita e non voglio esistere in questo modo... Non voglio rubarti niente"
Émer lo osservò, comprendeva quanto era successo e sapeva che non voleva lasciare la presa.

"Lasciami..." ripeté lo spettro mentre i suoi grandi occhi scuri parevano voler assorbire ogni cosa attorno a loro.
"E se a me andasse bene e io volessi condividere con te questa vita, se te la stessi donando non sarebbe un furto. Se volessi far parte di questo legame?"
"Ti ucciderà..."
"Voglio correre il rischio, qualunque cosa possa comportare..."

Cáel avrebbe voluto allontanarlo, ma iniziava a percepire il calore della sua pelle, e malgrado il baratro in lontananza lo chiamasse ancora restare aggrappato a quella stretta lo trascinava al di fuori di esso.
Sentiva che avrebbe dovuto rifiutare, ma al tempo stesso bramava scivolare in quei ricordi, assaporare ancora la vita, ed Émer gliela stava offrendo senza alcuna remora.

"Perché?"
Émer lasciò scorrere le dita sul braccio dell'altro, era così reale sotto le sue dita. "Vorrei conoscerti, ricordare, tramandare la memoria..."
E passare del tempo con te
Ma questa ultima frase non la espresse a voce alta.
"Eri solo un ragazzino... E adesso..."
Quando Cáel sollevò la mano destra di Émer sussultò legato ai mignoli delle loro dita spiccava un filo rosso che svanì dopo poco. Sollevando lo sguardo sorpreso su Émer comprese osservando i suoi occhi dorati che non avesse notato niente. Cáel ricordava bene le storie, quando era un ragazzino una sciocca filastrocca ne parlava.

Il filo rosso lui porrà, alle dita di due anime legate per l'eternità

Era una filastrocca molto più lunga ma riusciva a rammentare solo quella parte.
Émer allungò la mano per carezzargli il viso, delineando la lunga cicatrice sul lato sinistro.
I suoi grandi occhi scuri si smarrirono nell'oro dell'altro.
Perché il loro fato doveva essere così tanto crudele? Legare quell'anima alla sua nel momento in cui fossero stati più lontani. Tanto più si fosse avvicinato a lui, tanto più avrebbe rischiato di consumarlo. Ma in caso contrario avrebbe potuto solo osservarlo invecchiare fino a perderlo vedendolo andare oltre. Mentre lui sarebbe rimasto imprigionato in quel castello, forse per sempre. Un assaggio di amore prima di perderlo per sempre.
Ma quando Émer lo trasse a sé per un lungo bacio Cáel non si sottrasse.
Sono un mostro, ma non riesco a fare a meno di tutto questo. Il tuo sapore, il tuo calore, una temporanea fuga da questa morte perpetua.
Stringendlo avrebbe voluto trasmettergli ogni singola parola.


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