4. Slices Of Life

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"Em, sdraiati, hai un'espressione terribile, come se avessi visto uno spettro. E detto in questo posto ho quasi paura a chiederti conferma..."
A quelle parole Émer cercò di sorridere ma le sensazioni che lo spettro gli aveva lasciato attraversandolo bloccavano. Una disperazione così profonda che Émer tmette che non sarebbe più riuscito a torgliersela di dosso.
"Così solo... arrabbiato e... morto..." sospirò sfuggendo lo sguardo dell'amico.
"Hai davvero visto uno spettro?"
Émer scosse la testa "Ma no, era solo... erano solo parole..."
Detestava mentire ma come poteva confessargli la verità? Come poteva raccontargli quanto gli era successo da piccolo, non lo aveva mai detto a nessuno.
Adesso non riusciva a smettere di chiedersi, se avesse confessato di averlo visto, forse qualcuno lo avrebbe cercato e non sarebbe morto. Malgrado indossasse la divisa del nemico era pure sempre un ragazzo giovane, ferito, agonizzante. E adesso era uno spettro solitario.
"Em... Devi riposare, non dirmi altro. Già sono terrorizzato all'idea di restare in questo posto, non saprei come fare se mi dicessi che c'è uno spettro che lo infesta..."

Émer salutò l'amico e si rannicchiò sotto le coperte del suo letto. Chiuse gli occhi e quei grandi occhi scuri apparvero. Immutati come la prima volta che li aveva visti.
Lo aveva visto cadere di nuovo, come quel giorno. Era rimasto imprigionato tutti quegli anni in quel circolo continuo?
Adesso era come se il suo cuore gli battesse in petto imprigionato in quegli ultimi momenti di vita.

"Ehi, ti scoccia se prendo la branda in alto?"
Émer sobbalzò. Un uomo con un naso imponente, un sorriso spigoloso e uno sguardo pungente lo osservava.
Si sorprese a rispondere con disinvoltura "Come preferisci..."
"Hai preso quell'adorabile scatoletta di latta per i nostri oggetti personali? Spero solo che serva davvero a proteggere le foto, non voglio che quella della mia metà si sporchi qualora dovessero spararmi..."
Émer si soprese a fare spallucce. "Non mi serve, non avrei nulla da metterci..."
L'altro scese dal letto e gli sedette accanto con un tonfo. "Sono tutto orecchie"
Émer alzò gli occhi al cielo "Non c'è niente da dire, sono solo io... Anche se..." disse con un mezzo sorriso "Come puoi vedere c'è davvero molto da condividere..."

"In effetti sembri amarti a sufficienza da solo..."
Lo stava squadrando in tralice e poi gli porse la mano con un grugnito "chiamami Fraech..."
"Cáel..." si ritrovò a rispondere Émer.
Prese la scatola di latta che l'altro gli porgeva "Prendi la mia, io ne prenderò un'altra... Magari adesso non hai niente da metterci niente ma, chissà... di qui alla fine di questa guerra potresti aver qualcosa che non vorresti perdere..."
Aprì con finto disinteresse ed Émer si chiese perché non avesse detto nulla.
Quando si vide riflesso nel coperchio di latta riconobbe quei grandi occhi scuri.
Erano i suoi ricordi? O era una mera fantasia? Eppure quelle sensazioni erano così reali.
Era felice e spaventato, qualcosa lo frenava da vivere appieno quel momento perché nessuno si era mai davvero interessato a lui?
Émer rimase a fissare quel volto che ancora sembrava non portare alcun segno. I suoi capelli erano molto più lunghi e nel riflesso Émer intravide l'ombra di un sorriso. Era un raro momento di felicità? Nell'orrore aveva trovato qualcosa di reale?
"Perché sei qua?"
Il suo riflesso gli aveva parlato, Émer sobbalzò e per un attimo non cadde dal letto.
Lo spettro era seduto accanto a lui.

...

Cáel stava cadendo, chiuse gli occhi e attese. Il suo ciclo di morte sarebbe ricominciato a breve. Ma non accadde niente.
E poi una voce lo raggiunse
"Ehi Em alzati, non pensare di poter restare a letto ancora a lungo!"
Cáel aprì gli occhi stordito. Era in un letto e una donna lo fissava dalla porta. Aveva familiari occhi dorati, gli stessi di quel ragazzino curioso.
"Tesoro, Garvin è venuto di nuovo a trovarti...Vorrebbe e... Anche io lo vorrei, che tu uscissi dalla tua stanza."
Cáel trattenne il respiro, non era abituato a quel tono, quella materna sensazione di affetto che percepiva a pelle.
Si alzò osservando quelle gambe magroline. Si alzò e si osservò allo specchio dell'armadio.
Era un ragazzino ossuto, si voltò e osservò i segni che solcavano la sua schiena. Era questo che a lui era rimasto del loro incontro? Quel ragazzino non sarebbe mai stato dimenticato, quella madre, quel ragazzo che lo attendeva al piano di sotto non avrebbero smesso un giorno di cercarlo. Era piacevole indossare la sua pelle.
La luce del giorno aveva colpito il suo volto e si era ritrovato seduto sul bordo del letto.
Chiuse gli occhi, temendo di scivolare di nuovo nel suo personale incubo, ma non accadde.
Quando li aprì di nuovo era sempre seduto accanto a quel ragazzo, accanto a Émer.
Poteva percepire il suo battito, allungò la mano come ipnotizzato, possibile che quel breve fugace contatto con quella giovane anima lo avesse strappato al suo tormento?
Émer si svegliò e i loro sguardi si incrociarono e Cáel poté sentire il battito dell'altro accelerare.


#WritOber2021 #fanwriterit Day 04 - Slice Of Life

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