01. Studios Mediaset

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Sto sudando freddo, l'ansia sta prendendo il sopravvento, impossessandosi di me.

Vedo che alcuni ragazzi non ce l'hanno fatta e quella è la goccia che fa traboccare il vaso.

Mi alzo di scatto e vado in bagno. Sento i respiri farsi sempre più affannosi e le lacrime scorrermi sul viso. L'ansia mi sta pian piano divorando.

Ho paura. Sono terrorizzata dalla possibilità di avere un altro attacco di panico. Prima di venire qui, nel corso delle mia vita, ne ho avuti in quantità, ma da un mese circa si erano calmati.

Cerco di rallentare i respiri, ma non ci riesco. Essi si fanno ancora più veloci, nonostante ciò neanche il minimo d'aria riesce a raggiungere i miei polmoni.

Qualcuno spalanca la porta e mi viene incontro. Riconosco immediatamente chi è.

È quella ragazza, la ragazza che ho conosciuto quando sono entrata negli studios di Mediaset. Mi sembra si chiami Nicol, sì, è questo il suo nome!

Vedendomi in quello stato mi fa poggiare la schiena contro il muro facendomi scivolare verso il basso, finché non tocco il pavimento.

Mi siedo per terra tirando al petto le ginocchia, mentre lei si mette davanti a me.

<<pensa a qualcosa di felice, Carlotta>> le sento dire e anche se è a pochi centimetri da me, la sua voce mi arriva da molto più lontano.

Penso, o almeno ci provo. Ma niente, non mi viene in mente niente.

<<pensa alla tua famiglia>> cerca di consigliarmi lei.

Dopo quelle parole il blocco mentale che avevo scomparve, dando il via ai miei ricordi.

Mia nonna. Lei è la prima persona a cui pensai, ma non feci altro che peggiorare la situazione.

Essa era morta quando avevo solo 5 anni. Ancora mi ricordo il modo in cui l'avevo trovata, il quale mi aveva del tutto traumatizzato.

Flashback
Stavo rientrando in casa col nonno. Con la mano destra stringevo la sua mano nella mia, mentre nell'altra tenevo il mio nuovo orsacchiotto.

Ero uscita con lui perché il mio primo peluche si era rovinato e mia madre l'aveva buttato, ed io essendoci molto legata ci ero rimasta molto male.

Nonno vedendo quella situazione mi disse che ne avremmo comprato un altro e così fu. Ma quando tornammo a casa ritrovammo la nonna sulla poltrona, senza vita, con gli occhi sbarrati.

Sulle ginocchia i ferretti con cui stava realizzando un maglioncino con della lana. Esso era per me, lo capì dal rosso acceso che aveva utilizzato per idearlo, nonché mio colore preferito.

Il nonno cercò di mantenere un atteggiamento indifferente, ma io notai le lacrime sorcargli il viso, come stava succedendo anche con me, solo che io non ci diedi affatto importanza.

Vedendo che il nonno non muoversi di un centimetro decisi di prendere l'iniziativa.

Lasciai delicatamente la sua mano e mi avvicinai alla nonna. Salì poi sulla poltrona attraverso il braccetto.

Successivamente passai una mano sui suoi occhi, chiudendoli. Mi sedetti poi sopra le sue cosce e mi accoccolai sul suo petto, stringendo a me il mio nuovo orsacchiotto.

MerakiWhere stories live. Discover now