Cap 15 pt 3

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-Non mi piace così.
-Se vuoi preparo una cioccolata calda. O un tè se preferisci
-No, non intendo il caffè. Intendo questo
E con le mani gesticola come ad indicare il locale, me, lui. Boh non capisco.
Mi vede confuso probabilmente perché si mette a spiegare.
-Intendo io qui, comodo, tu lì a lavorare. Non mi piace. Non è giusto, anche perché dovresti già essere a casa probabilmente.
-Allora mi metto lì, sullo sgabello affianco al tuo.
-Allora non fare il caffè.
-Allora prendo la Pepsi
-Ma hai detto che non ti è mai piaciuta
-È meglio con te.
Sorride, e io pure. Non so nemmeno io se con quel “È meglio con te” mi sono riferito alla Pepsi soltanto o a tutto. Ma non importa, spero solo che abbia capito che con lui è meglio davvero. Qualsiasi cosa a cui lui si voglia riferire.
Vado vicino al frigo con le bibite e ne prendo due, poi vado in magazzino e torno con dei salatini.
-Ah, una cosa seria vedo. Buoni quelli piccanti.
E allungando un braccio ruba un salatino dalla ciotola.
Mi avvicino e mi siedo accanto a lui.
Come quella notte in spiaggia, sembra uno di tanti momenti che passiamo insieme ogni giorno. Ma sono passati giorni dall’ultima volta. Una cosa è certa. Piano piano le mie domande stanno iniziando a trovare risposte e i miei dubbi stanno svanendo. Forse, fino ad adesso, tanti giorni separavano momenti come questi, ma da domani, potrebbe (e vorrei) cambiare tutto.
-Cin cin
-Cin cin
-Come mai sei qui?
-Penso si sia capito no?
Sì. Ed è per questo che dico che da domani le cose potrebbero cambiare. 
-Pensavo fossi in vacanza. Non mi aspettavo di vederti prima del rientro a scuola. Soprattutto non a quest’ora.
-Sono tornato adesso. Cioè, prima di venire qua insomma. Mamma e papà hanno dovuto fermarsi per delle questioni che non ho capito bene, c'entra il lavoro di papà probabilmente e ricerche strane. In ogni caso, atterrato ho preso un taxi. Il tizio mi ha chiesto dove volessi andare e mi sono ritrovato qua. Non sono nemmeno passato da casa. Non mi è nemmeno venuto in mente in realtà. Ho pensato a te. Ho pensato a dove volessi andare e ho pensato a te.
Sono probabilmente molto più che rosso, ma non importa. Cerco di non staccare lo sguardo dal suo. Non voglio perdere neppure un secondo di quelli che mi vengono concessi per perdermi in quegli occhi blu.
-E come facevi a sapere che ero qui e non.. che ne so, a casa. O al ristorante. O in vacanza, decisa all’ultimo momento?
-Non lo so. Non mi sono nemmeno reso conto di aver chiesto di essere portato qui. Un attimo prima ero su un aereo e l’attimo ero in un bar. Fuori da un bar a dir la verità.
Penso a quello che mi ha appena detto. Credo che batta tutte le dichiarazioni fatte qualche minuto fa.
-Bene
Non so che altro dire
-Bene
Nemmeno lui vedo.
-Come ti senti?
Ma che razza di domande faccio?
-Mi sento leggero a dire il vero
-Anche io. 
-È bello
-Molto.
Alza lo sguardo dalla Pepsi e mi sorride.
-Ora devo andare, ho il taxi fuori ancora, con le mie valigie dentro tra l’altro.
Quasi sussurra, come se dicendolo a bassa voce potesse annullare tutto e rimanere lì. Con me.
-Ok. Io devo chiudere.
-Ok.
Scende dallo sgabello molto molto lentamente e si dirige verso la porta. Sta per aprire la porta. Non voglio che se ne vada.
-Mi hanno regalato uno skate
Lo vedo allentare la presa sulla maniglia e ridacchiare.
Si gira verso di me.
- Vorrà dire che dovrai imparare ad andarci.
Sempre il tono pacato
-Vorrà dire che dovrò trovare qualcuno che mi insegni ad andarci
Il mio un sussurro.
Fa un passo avanti.
Lo faccio anche io.
Siamo letteralmente a un passo di distanza. Può succedere di tutto a un passo. E può succedere ancora di più se quel passo venisse coperto.
Lo faccio. 
Faccio un passo verso di lui.
Mentre chiudo gli occhi, vedo lui fare lo stesso.
Sento il suo fiato sulla mia pelle.
Basterebbe un centimetro o due per annullare completamente lo spazio tra di noi. Ma non si può. Non ancora. E lui lo sa.
Ancora ad occhi chiusi sussurra
-Non ancora Hazza. Non ancora. Non oggi. Non rovinare tutto. Io ti aspetto. Ti aspetterei sempre.
Apriamo gli occhi. So con quel "tutto" a cosa si riferisce. A me e Camille, al fatto di fare le cose pulite, senza far del male a nessuno.
Annuisco, dispiaciuto, ma consapevole che ha ragione. 
Sicuro che ora esca dal locale, mi sorprende. Come sempre.
Si allunga verso di me. Io immobile. 
Poi sento le sue labbra sulla guancia. Un bacio tanto delicato quanto poco innocente sulla mia fossetta.
Il suo respiro al mio orecchio. Il sussurro più dolce che abbia mai sentito.
-Buona notte Hazza. 
Si ritrae, e senza più voltarsi, lascia il locale, mai stato più pieno di così. Ricordi. Emozioni. Sorrisi. Sguardi. 
La porta si chiude. Il taxi parte. Io ancora immobile. So cosa devo fare. Ora tocca a me.

PER I TUOI OCCHI SOLTANTO (for your eyes only) || Larry story Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu