Cap 8. pt 2

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Durante le restanti due ore prima di vedere Camille, rifletto parecchio su quello che mi ha detto nonna e guardo l'ora ogni due minuti.
In realtà non me ne frega proprio nulla di sapere che ore sono ogni due minuti, è solo una scusa per vedere il suo nome con "2 notifiche" scritto sotto.
Non ho ancora letto. Vorrei, ma non voglio incasinare di più il conflitto di pensieri e sentimenti che ha luogo nella mia testa, e nel mio cuore, per quanto sia difficile per me ammetterlo.
Nonna non ha tutti i torti. Anzi, non ne ha proprio. Ha ragione, e questa cosa mi fa rabbia. Mi fa rabbia perchè è la verità. 
Odio quando so già una verità ma faccio di tutto per ignorarla e poi qualcuno me la ricorda.
Lo odio perchè vorrei essere abbastanza coraggioso da affrontarla, quella verità, ma non ci riesco.
In sostanza, sono arrabbiato con me stesso, e mi odio.
E odio come sta andando tutto, e odio il fatto che anche se non è giusto quello che provo, mi piace provarlo.
Insomma, è tutto un caos nella mia testa.
Non so cosa fare.
Mi butto?
Aspetto?
E se mi dovessi schiantare?
Chi mi assicura che una volta che mi sono buttato non finisco con il perdere quel poco che già ho?
E se mi pentissi poi?
Non so cosa fare.
Non so come comportarmi.
Non so cosa pensare.
So solo che devo essere da Camille tra mezz’ora e in queste condizioni non posso andarci.
Mi faccio una doccia veloce e mi vesto. Oggi fa particolarmente freddo, dopotutto siamo al 22 di novembre.
Mi metto una tuta pesante, una giacca e il cappellino di lana che mamma aveva fatto per ciascuno di noi due Natali fa, lasciando scappare qualche ricciolo qua e là.
Arrivato davanti a casa di Camille suono il clacson e in pochi minuti lei è seduta accanto a me con una borsa piena di leccornie sulle gambe.
-Buon Ringraziamento amore.
-Grazie di tutto
Mi dà un bacio sul naso.
Durante il viaggio abbiamo la radio accesa con un CD che aveva fatto lei per il nostro secondo anniversario con le nostre canzoni. Una cosa dolcissima secondo me.
Mi racconta del pranzo, di suo cugino piccolo che non ha voluto mangiare nulla e di quello grande che, al contrario, ha addirittura vomitato.
Mi parla degli zii che non vedeva da tanto e di suo nonno che ha deciso di iniziare a pescare, nonostante la stagione sempre più fredda.
La lascio parlare, la ascolto volentieri mentre mi racconta la giornata con un’allegria che ti ricorda del perché la ami.
É sempre solare, lei, sempre dolce, sempre buona.
Camille è speciale.
Non ho mai conosciuto nessuno come lei, ed è proprio per questo che la amo. Ed è proprio per questo che non voglio farle del male. Lei, che non farebbe del male nemmeno a una mosca, non si merita nessun tipo di male e di dolore, e ironia della sorte, so che prima o poi, a causarle quel dolore, sarò proprio io, e so che più passa il tempo più sarà doloroso.
Arriviamo alla spiaggia, siamo solo noi e il mare. 
É tutto molto bello.
Stendo la coperta che tengo sempre nel bagagliaio e dopo che abbiamo sistemato gli avanzi, ci sediamo anche noi.
Non mangiamo molto, come previsto, e dopo aver messo via tutto ci stendiamo vicini, lei appoggia la sua testa al mio petto e io la stringo con un braccio.
Dovrei essere felice, rilassato, non desiderare altro che non sia rimanere così per sempre. 
-Sei silenzioso oggi.
-Mi godo il momento.
-Ok. Però sei tanto silenzioso. Tutto bene?
-Sì, tranquilla, tutto bene. Pensavo solo a una cosa che mi ha detto mia nonna oggi.
-E che ti ha detto?
-Nulla di che in realtà, le solite cose da nonna.
-Mh… se ci pensi così tanto però deve essere almeno un po’ importante, no? Se ne vuoi parlare sai che con me puoi farlo.
-Lo so.
Le do un bacio in fronte e chiudo gli occhi. Immagino tante cose con in sottofondo il rumore del mare, poi li riapro, perchè non voglio sentirmi ancora più in colpa.
Dopo poco la chiamo
-Camille?
-Si?
-Ti amo.
-Lo so Harry. Anche io. Sicuro che vada tutto bene?
-Sì
E la bacio.
Dopo un po’ Camille mi chiede di andare a fare un giro in macchina che ormai fa davvero tanto freddo.
-Va bene, so io dove portarti.
Le sorrido, lei ricambia il sorriso e con voce sospettosa mi chiede:
-E dove vorresti portarmi?
-In un posto nascosto, dove non ci vede nessuno, vieni.
-Uh, mi piace. Sembra intrigante
Le prendo la mano e la dirigo verso la macchina
-Lo sarà
Ridacchiamo, la vedo arrossire un po’.
Non so quanto stiamo nel “posto nascosto”, so solo che quando decidiamo di tornare a casa non sto meglio, anzi.
La accompagno fino davanti alla porta e saluto sua mamma dalla finestra. Sono una splendida famiglia.
-Grazie per la serata, soprattutto il “posto segreto”.
-Meno male, quando vuoi ti ci riporto volentieri.
Ridiamo e lei si nasconde in un abbraccio, so che lo fa per non farmi vedere le guance che prendono colore.
Dopo un ultimo bacio torno in macchina.
Prendo il telefono
Finalmente leggo i messaggi.
Il primo è la foto di un tacchino gigantesco.
Il secondo un messaggio scritto.

Maya è nella fase "do un nome a tutto."  Ha chiamato il tacchino Harry. Sono scoppiato a ridere.

Sorrido involontariamente, sorrido perchè vorrei ridere, ma la trovo una cosa talmente tenera che non si merita una risata, ma un sorriso che viene dal cuore. E poi, senza nemmeno accorgermene una lacrima bagna lo schermo del telefono. E di colpo non vedo più nulla, solo macchie colorate che non si distinguono l’una dall’altra, e le guance calde, bagnate.
Sto in silenzio, a guardare il telefono, aspettando di smettere di piangere.
Appena mi riprendo cerco una risposta sensata da dare.
“Spero sia buono quanto il vero Harry” è la prima.
“Spero che abbia soddisfatto le aspettative” è la seconda.
Non so quale suoni peggio.
Alla fine opto per una terza.

Ahahahah, bel nome Maya, hai ottimo gusto. Scusa per l'ora ma non ho guardato il telefono oggi. Tanti auguri Lou!

Torno a casa e mentre mi metto il pigiama Lou risponde.

Auguri Hazza, ci vediamo domani.

Mi corico e mi copro con le coperte fin sopra la testa.
Vorrei solo sparire in questo momento.
Sto immobile finché non mi rendo conto di aver bagnato il cuscino e lo rigiro.
Poi, finalmente, mi addormento.

PER I TUOI OCCHI SOLTANTO (for your eyes only) || Larry story Where stories live. Discover now