38. The Scared Child

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"Mi parli, allora" mi lascio sfuggire, esasperato. E, subito dopo, "Le chiedo scusa, davvero" aggiungo, con più calma, "Ma qualsiasi cosa stia supponendo che io sappia, le assicuro che non la so"

La Tartaruga mi studia a fondo, ancora per un istante, ma le sue ciglia sbattono in fretta e d'improvviso i suoi occhi sono tornati chiari e leggibili.

"Sono stato io, come coordinatore della facoltà, a leggere la tua candidatura. Ottimi voti e la possibilità di strappare a Oxford un innegabile talento: il posto era già tuo" mi sorride, dolcemente, "Ma ciò che mi ha colpito di più è stata la lettera motivazionale che hai allegato alla tua richiesta di trasferimento. La ho proprio qui"

Non lo interrompo, seppur abbia nuovamente preso la faccenda molto alla lontana. Per la prima volta da quando abbiamo iniziato questa conversazione, mi sembra stia realmente andando a parare da qualche parte.

Lascio che si sollevi appena per recuperare dalla scrivania un fascicolo striminzito. Non mi ero mai chiesto come Churchill avesse avuto modo di consultarlo, prima che arrivassi, ma immagino che questo chiarisca ogni dubbio.

"Leggi la parte che ho sottolineato, per favore" mi prega, allungandomi la lettera con un movimento elegante della mano.

"Ho passato la mia intera esistenza a sentirmi sfortunato, prima di accorgermi che mi piaceva vivere in quella convinzione. La Fortuna non era mai stata dalla mia parte, e ogni mio fallimento era riconducibile a questo" leggo, a suo beneficio, "Studiare mi ha aiutato. Ho avuto modo di conoscere storie di grandi uomini che erano stati più sfortunati di me, ma che avevano avuto il coraggio di osare. Questa domanda, questa lettera; questo è il mio primo, disperato tentativo di essere coraggioso"

Mentre compilavo la mia candidatura per l'università di Cambridge, lo ricordo bene, dovevo bloccarmi spesso per asciugare le lacrime che rischiavano di andare a schiantarsi sui tasti del mio computer.

La avevo mandata senza rileggere, all'insaputa di mio padre, in una notte particolarmente difficile.

A lui lo avrei detto solo una volta giunta l'accettazione. Ero terrorizzato all'idea che mi impedisse di partire.

Dopo mesi passati in una bolla di vuoto dolore, avevo capito che non sarei mai più stato felice, ad Oxford. O forse lo sapevo già, senza trovare il coraggio di ammetterlo a me stesso, ma la differenza è che, per una volta, avevo deciso di fare qualcosa.

"Il mio primo, disperato tentativo di essere coraggioso" ripete la Tartaruga, sovrappensiero, "Leggevo le tue parole e cercavo di conciliare l'idea che mi ero fatto di te con quella dipinta, subito dopo la tua immatricolazione, da una telefonata di tuo padre"

È come se il pavimento stesse sprofondando sotto di me.

"Lui-"

"Mi ha telefonato, sì" rimarca la Tartaruga, e immagino sia il suo modo di farmi capire che non desidera essere interrotto. "Ha espresso la sua preoccupazione per te in maniera particolarmente accorata. E mi ha raccontato la tua storia, chiedendomi di intercedere presso gli altri professori perché fossero comprensivi"

Inizio a percepire un fitto dolore a livello toracico, e le mie mani prendono a tremare.

Tutto quel che sinora ho conquistato, ogni passo che ho compiuto per allontanarmi da Oxford, non è stato altro che una bugia.

Mio padre, burattinaio in ogni istante della mia vita, non ha smesso di muovermi a suo piacimento, né io sono realmente riuscito a tagliare i fili che mi legano a lui.

Mi sento come se stessi per soffocare, o per svenire, come se la realtà intorno a me fosse lontanissima eppure troppo vicina.

La Tartaruga si allunga per posare entrambe le mani sulle mie spalle. Non arriva a toccarmi; le lascia semplicemente sospese, a un centimetro da me.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now