37. The Final Duel

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"Ora lei la smette di fare lo stronzo" consiglio, allentando gradualmente la presa, "O mi costringe a rifarlo".

Non appena la Scopa si volta, i suoi occhi chiari e privi di profondità si assottigliano nel riconoscermi.

"Tu..."

"È più un noi" lo corregge una voce familiare alle mie spalle.

Churchill resta sulla soglia della porta, con le braccia incrociate e le gambe delicatamente accavallate, e mi sorride.

Non mi è dato sapere da quanto tempo sia lì.

Ha le guance rosse e il respiro affaticato, come se avesse corso, ma i suoi occhi brillano di divertimento e il suo fascino ha già zittito la totalità dei presenti.

"Sono in ritardo, amore?"

Rido, scuoto la testa.

"Perfettamente in orario, tesoro" concedo, ricambiando il suo sorriso.

Churchill fa un cenno con la mano all'uomo accanto a lui, vestito con l'uniforme blu del personale della sicurezza.

"Per favore, Gas"

L'uomo si slancia verso la Scopa, posandogli una mano sulla spalla e sussurrandogli qualcosa all'orecchio.

Churchill sorride ancora, scostandosi per lasciar uscire i due.

Non c'è paio di occhi che non lo stia accarezzando, adesso, vuoi con invidia, vuoi con desiderio.

L'equivalente di un incantatore di serpenti per gli esseri umani: tutti lo amano o lo detestano con la stessa visceralità, senza possibilità di scelta.

Detesto che non debba neanche provarci.

È sempre bellissimo e interessante, senza alcuno sforzo.

Gli basta un accenno di sorriso, appena gli angoli delle sue labbra che si tendono verso l'alto. Gli basta uno sguardo lanciato da quegli impenetrabili occhi scuri, il rilucere disattento delle pagliuzze più chiare che vi sono contenute. Gli basta un movimento elegante delle mani, le falangi lunghe e affusolate che fendono l'aria senza sforzo, come se l'atmosfera si spaccasse per lasciarlo passare.

Un solo attimo di distrazione. Un solo attimo, e chiunque rischia di restare invischiato per sempre nella sua rete.

Non posso trattenere un moto di orgoglio quando questa creatura straordinaria mi si avvicina, in fretta, come se nient'altro avesse rilevanza.

Le sue dita che mi si posano sulle guance, delicate come farfalle.

"Stai bene?" sussurra, rigirandosi il mio viso tra le mani per cercare eventuali traumi.

"Sto bene" confermo, con un sorriso.

"Shiva?"

"Sto bene anch'io" lo informa l'interessato, lasciando l'Arpia in compagnia di Cyn per avvicinarsi a noi.

"E chi cazzo te lo ha chiesto?" lo riprende Churchill, sinceramente annoiato.

Shiva alza gli occhi al cielo, divertito.

"Che vuoi, allora?"

"Accompagna la professoressa Cohen in infermeria, se ne ha bisogno" ordina Churchill, distrattamente.

"Non ne ho bisogno" ci interrompe l'Arpia, con decisione.

È pallida in viso, l'usuale color caramello della sua pelle quasi ingrigito, ma la sua voce è ancora ferma e sicura.

Si tiene ritta in mezzo alla stanza, rifiutando le attenzioni di Cyn, e si strofina ossessivamente le braccia in prossimità dei graffi, come a cancellarli.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now