34. The Invisible Charybdis

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Lo dice perché, nonostante tutto, Mike mi conosce più di chiunque altro.

Ma la realtà è un'altra.

La realtà è che aveva bisogno di controllare che io non fossi ricaduto in una delle mie crisi, ed è stato questo a spingerlo a mentire a nostro padre: voleva risolvere il problema al posto suo, voleva lasciarmi un margine di movimento.

Mike non ha smesso di proteggermi, ma io non posso più lasciarglielo fare.

Mentre usciamo, Jimmie Nicol ci saluta con un entusiasmo tale da rovesciare a terra l'intera caraffa di caffè che sta versando, e il piccolo incidente basta a sciogliere di un po' la tensione tra e mio fratello.

Camminiamo in silenzio, il braccio di Mike che si incastra timidamente al mio, come a tenermi più vicino, e io che glielo lascio fare.

Mi racconta di Oxford, di quello che io ho lasciato e di ciò che lui ha trovato nel frattempo: una brava ragazza, Angela, che non vede l'ora di presentarmi.

"Mi rende felice" si limita a spiegare, e questo è effettivamente tutto ciò che c'è da sapere.

"Te lo meriti, Mikey" dico io, e questo è effettivamente tutto ciò che c'è da dire.

"So che non riesci a fare a meno di pensarci, che hai paura che qualcosa di brutto ti accadrà nel momento stesso in cui ti concederai di essere felice" sussurra dopo un po', quando già il treno si avvicina rombando, "Ma lo meriti anche tu, di essere felice. Vorrei che riuscissi a capirlo"

"Ci proverò, Mikey" prometto, perché questo è il massimo che possa fare: provarci.

Ma io non lo merito, di essere felice.

Non lo meriterò mai.

"Chiunque incroci il tuo cammino, Paulie" continua lui, perché nessun altro saprà mai leggermi con questa facilità, "Non può fare a meno di amarti. Se tu ti vedessi con i nostri occhi, ti innamoreresti perdutamente di te stesso"

Sorrido, con un po' di amarezza.

Potrebbe anche essere vero, ma non è questo il punto: il punto è che l'amore che ricevo, in qualsiasi forma, è del tutto immeritato.

"Il problema, Mike, è che io mi vedo con i miei" rispondo semplicemente.

E non ho mai conosciuto giudice più impietoso di me stesso.

"È per questo che hai bisogno di me" spiega lui, e non mi è mai sembrato così simile alla mamma come in questo momento, "Puoi avere in prestito i miei occhi, ogni volta in cui dubiterai"

Sorrido mentre lui sale sul treno, senza rispondere.

Un attimo prima che le porte si chiudano, lo richiamo.

"Mike?"

Lui si volta.

"Sì?"

"Dopo tutte queste ore, credo sia arrivato il momento di dirtelo"

"Cosa?"

"Hai il naso sporco di panna"

Mike si agita, rosso in viso, passandosi nervosamente la mano sul volto.

"Che stronzo" è l'ultima cosa che gli sento dire, prima che le portiere si richiudano.

"Che stronzo" è l'ultima cosa che gli sento dire, prima che le portiere si richiudano

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𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now