E ha ancora il coraggio di chiedermi perché sono insopportabile.

"Perché stiamo andando a un appuntamento insieme, amore" gli ricordo, tamburellando nervosamente le dita sul bordo del finestrino.

Non c'è verso di tenerle ferme.

"Non preoccuparti, ti tratterò bene" mi prende in giro lui, di rimando, come se non fossi già abbastanza irritato per conto mio.

Sbuffo ancora, con il gomito poggiato sul bordo del finestrino e il mento abbandonato nel palmo, e gli rivolgo l'ennesima occhiataccia.

"Molto divertente" commento, seccato, "Assurdo che ti chiamino Churchill e non Ricky Gervais"

"Assurdo che ti chiamino Cassius e non Madame Bovary" replica lui, di buon grado.

Mi sfugge un accenno di sorriso.

Il movimento è praticamente impercettibile, ma Churchill pare coglierlo ugualmente, perché sorride a sua volta.

Sembra così rilassato, alla guida, con le falangi che tamburellano sullo sterzo a ritmo di musica e le luci dei lampioni che rimbalzano sulle lenti dei suoi occhiali.

Ho dovuto pregarlo di indossarli, quantomeno per guidare, e lui mi ha accontentato a malincuore, accompagnando la sua resa con un'estrema varietà di sospiri teatrali.

Fortunatamente, non mi sono fatto smuovere.

Ne sono grato. In primis perché non mi dispiace il pensiero di non finire in fondo al Cam, e in secondo luogo perché c'è qualcosa di magico, nella luce che si specchia sugli occhiali di Churchill, schermando il suo sguardo.

"Dahlia, sei consapevole di passare il novantacinque percento del tuo tempo a fissarmi?"

Sussulto al suo divertito rimprovero.

"Perché guidi come un coglione" ribatto, piccato, "Hai due mani, e fino a prova contraria vanno entrambe sul volante"

"Ti sbagli" mi corregge, ancora stupidamente di buon umore, e allunga le dita alla cieca, nella mia direzione, "Una mano mi serve per tenere la tua"

"Spero che non sia il meglio che sai fare, o dovrai ripulire il vomito di Cynthia dal parabrezza" mugugno, sarcastico, ma sposto di un po' la mano perché possa raggiungerla più agilmente.

Le sue dita si stringono intorno alle mie, delicate e ferme come sempre, e questo basta perché io mi senta d'improvviso più calmo.

"Stai insinuando che invece a te non dispiaccia?" scherza Churchill, strappandomi un sorriso colpevole e un po' imbarazzato che (grazie a Dio) non può notare.

"Detesto le coppie che si tengono la mano mentre sono in macchina" sentenzio, con ritrovata leggerezza.

Churchill sorride a sua volta, piccole rughe ai lati dei suoi occhi, la spinta delle guance che solleva impercettibilmente gli occhiali.

"Per fortuna noi non siamo una coppia, Adrianne"

Sollevo d'istinto le sopracciglia, con aria critica, prima di rispondere.

"Lo siamo" puntualizzo, "Siamo letteralmente una coppia sposata"

"È vero" concorda Churchill, "Magari è meglio non dirlo alle ragazze con cui stiamo uscendo"

Il silenzio che segue alla mia breve risata è diverso dal precedente, più dolce, come un mattino d'inverno quando ti alzi e il mondo sembra muto, e ancor prima di vederla sai che c'è la neve.

La radio trasmette Talk di Hozier, e tutto sembra ovattato e calmo, bello come quando mia madre mi svegliava sorridendo e mi diceva di correre a controllare la finestra.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now