Capitolo 9

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Mentre siamo ancora abbracciati sentiamo qualcuno schiarirsi la voce. Mi stacco da Riccardo e mi allontano il più possibile da lui. Mi rendo conto che la voce appartiene a Gianluca e mi rilasso all'istante, ci salutiamo e ci dirigiamo verso l'uscita perché vogliono fumarsi una sigaretta.
Riccardo è appoggiato al muro, Gianluca gli sta di fronte e io cammino avanti e indietro. Stanno parlando di calcio.
Mi scoppia la testa, non riesco a smettere di pensare. Evito di guardare il viso tumefatto di Riccardo perché mi mette ancora più in agitazione.
Venerdì sono andata alla mia prima festa ed è successo di tutto.
Uno sconosciuto mi mette le mani addosso, mi ubriaco, mi butto tra le braccia di un altro ragazzo provocandolo, mi risveglio nel mio letto nuda con Riccardo. E tutto nella stessa sera, nel giro di cinque ore! Non mi riconosco per niente. Per non parlare di quante volte ho pianto e di quanto mi sia mostrata debole. E ora vengo a sapere che Riccardo ha quasi mandato uno in coma, e di mezzo ci sono io.
Cammino avanti e in dietro sempre più nervosa. Riccardo spegne la sigaretta, la butta e mi viene vicino: <<Rientriamo?>> faccio di no con la testa e dico: << Vi raggiungo tra un attimo.>> Annuisce e rientra lasciandomi sola. Mi appoggio al muro dove prima c'era lui e mi lascio scivolare fino a sedermi sui talloni. Alzo la testa è fisso il cielo, qualche nuvola, qualche uccello, di tanto in tanto un aereo. Sento vibrare spesso il telefono nella tasca della felpa ma non vedo chi è. Dopo quelli che mi sono sembrati dieci minuti vedo uscire dall'edificio Riccardo. È preoccupato. Mi porge la mano e mi aiuta ad alzarmi. Ho le gambe addormentate. Mi fa segno che ho qualcosa sulla guancia, e quando faccio per pulirmi mi accorgo che sono lacrime. Sto piangendo, di nuovo.
Mi giro di spalle per evitare che gli altri ragazzi che ci stanno raggiungendo mi vedano asciugarmi le lacrime.
<<Fede, ma che fine avevi fatto. Che hai fatto tutto questo tempo qua fuori?>> mi chiede Mattia.
Prendo il telefono dalla tasca e vedo che sono le undici. Questo vuol dire che sono stata qui fuori per due ore, mentre a me sono sembrati solo dieci minuti. Trovo anche dei messaggi in cui i ragazzi chiedono dove sono.
<<Non avevo voglia di seguire la lezione.>> Michele, Vittorio e Mattia mi guardano straniti. Uno che non vuole seguire la lezione non se ne sta da solo per due ore fuori dall'università!
Ma non mi dicono niente. Gianluca mi guarda comprensivo, invece Riccardo è appoggiato al muro e si sta accendendo una sigaretta.
Mi rivolgo a Michele sperando di riuscire a cambiare discorso: << Che ha spiegato oggi chimica?>>
E lui mi risponde aggiornandomi sugli argomenti e sulle date dei laboratori che si terranno a breve. Poi iniziano a parlare di basket e io mi assento di nuovo mentalmente. Sento tornare di nuovo la scarica alla base della spina dorsale, mi giro verso Riccardo e noto che mi sta fissando. Si avvicina, mi poggia una mano sulla schiena e mi guida ad entrare nell'edificio e poi in aula. Non toglie la mano dalla mia schiena fino a quando non mi siedo al mio posto, si siede alla mia destra e allunga il braccio sinistro sulla spalliera della mia sedia. Per le successive due ore io prendo appunti e lui armeggia con il telefono con la mano destra.
Dopo pranzo ci dirigiamo a un seminario sull'olio. È molto interessante, segue persino Riccardo, sempre con il suo braccio poggiato sulla mia sedia. Quando il telefono mi vibra sul banco lo vedo che con la coda dell'occhio legge le notifiche. All'arrivo di una notifica di Lorenzo, il ragazzo del primo anno, Riccardo smette di guardare il mio telefono con la coda dell'occhio e legge il messaggio girandosi il telefono verso di se per leggere bene. Alza la testa e mi guarda malissimo. Mi riprendo il telefono e leggo il messaggio "Oggi pomeriggio non ho lezione, possiamo vederci?".
Al frattempo Riccardo ha tolto il braccio da dietro di me e si è messo a messaggiare con il suo telefono.
Mi avvicino e gli sussurro: <<Devo vendergli i libri di biologia.>> Lui non mi risponde. Gli do una leggera gomitata, si gira verso di me, mi guarda di nuovo male e ritorna a messaggiare.
Intanto rispondo a Lorenzo: "Ci vediamo alle 16:00, davanti all'aula 7".
Lui mi risponde "Ok" con una faccina sorridente, e vedo che Ricardo ha sbirciato e lo ha letto.
Al termine del seminario raccolgo con calma le mie cose e vedo che Riccardo si è precipitato fuori dall'aula. Quando esco anch'io lo vedo poggiato alle vetrate del corridoio, con le mani nelle tasche dei jeans intento a incenerire con lo sguardo qualcuno dall'altra parte del corridoio. Seguendo il suo sguardo vedo che quel qualcuno è Lorenzo. Mi avvicino a Riccardo, lui a mala pena si accorge di me. E' il caso di dire che se gli sguardi potessero uccidere a quest'ora Lorenzo giacerebbe stecchito sul pavimento del corridoio. Mi posiziono davanti a Riccardo: << Ti stai comportando in maniera molto strana.>> Mi fissa e non mi risponde. Mi giro verso Lorenzo, attiro la sua attenzione e faccio segno di avvicinarsi. Mentre cammina verso di noi sento Riccardo posizionarsi a distanza di un centimetro alle mie spalle. La scossa alla base della spina dorsale diventa vera corrente elettrica. Lorenzo ci raggiunge e io gli porgo i libri di biologia:<< Ecco. Su qualche pagina ho scritto degli appunti, ma sono a matita. Non sono molto consumati.>> dico riferendomi allo stato dei libri.
Prende in mano il portafogli e mi da i miei sessanta euro. Lo ringrazio e aggiunge: << Potresti vedermi anche il libro di chimica?>>
<< Guarda, se quest'anno riesco a passare l'esame, sarò più che felice di venderlo. Non vorrò mai più sentir parlare di chimica in tutta la mia vita.>> Lui si mette a ridere perché sa bene quanto sia difficile riuscire a passare l'esame di chimica organica, è tra i più difficili del corso. Gli sorrido e aggiungo: <<Però se vuoi posso venderti tutti gli altri libri del primo anno.>>
Sento alle mie spalle Riccardo avvicinarsi e il suo fiato sul collo. Lorenzo mi risponde qualcosa ma mi sono distratta, la corrente alla base della mia schiena ha preso fuoco. Faccio per fare un passo di lato per allontanarmi un po' dal corpo di Riccardo, e lui mi mette un braccio sulle spalle, impedendomi di allontanarmi. Lorenzo mi ha di nuovo detto qualcosa e io di nuovo non l'ho ascoltato. Riccardo se ne accorge e si intromette nella conversazione. <<Si, stiamo al passo con il programma di chimica.>>
Lorenzo risponde:<< Bene >> poi ci dice che deve scappare perché ha degli impegni, ci saluta e se ne va. Appena sparisce dietro l'angolo del corridoio, Riccardo toglie il braccio dalle mie spalle, raccoglie lo zaino da terra e anche lui sparisce dietro l'angolo del corridoio, senza salutarmi. Confusa come al solito quando si parla di lui, me ne torno a casa con mille pensieri per la testa.

Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]Where stories live. Discover now