Capitolo 3

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Verso le quattro del pomeriggio Enzo viene a casa a risolvere il problema dello scaldabagno.
Quando se ne va cerco di fare qualche esercizio di chimica organica ma alcuni non mi riescono, così li mando sul gruppo whastapp che abbiamo creato con i ragazzi e Mattia propone di fermarci all’indomani all’università per qualche ora per risolverli tutti insieme. Dopo che tutti  dicono di essere d’accordo chiudo i libri e mi vado a fare un lungo bagno.
Al risveglio il giorno seguente mi rendo conto di non aver sentito la sveglia e che sono in ritardo, cosi mi faccio una doccia veloce mi vesto ed esco di casa senza passarmi la piastra ma facendo una crocchia veloce. Una volta arrivata all’università i ragazzi stanno appena prendendo posto e io mi vado a sedere al mio. Michele si gira verso di me guarda la mia crocchia e mi fa << Un diavolo per capello oggi?>> gli sorrido e gli rispondo << Non ho sentito la sveglia e ho fatto tardissimo.>>
Inizio a parlare anche con Mattia e Vittorio dell’argomento del giorno e d'un tratto sento di nuovo quella piccola scossa alla base della spina dorsale, mi giro e alla mia destra vedo Riccardo che sta prendendo posto affianco a me <<Bella ragà.>> dice salutando tutti. Io rispondo con un <<Ciao>>. 
La professoressa viene chiama fuori da una sua collega, e così i ragazzi iniziano a parlare tra di loro, mentre io sto rispondendo ad alcuni messaggi di Serena e i ragazzi parlano di calcio. Finito il discorso Vittorio chiede a Riccardo:<< Ieri sera che hai fatto alla fine?>> facendogli l’occhiolino. A questo punto so perfettamente quale discorso stanno per iniziare, e pronta a non sembrare una sciocca mi giro verso Riccardo, lo guardo e congiungo le braccia facendogli capire che stavolta ascolterò quello che ha da raccontare. Lui mi guarda fisso negli occhi poggia un braccio sulla spalliera della mia sedia e dice: << Niente, il solito.>>  Mattia col sorrisetto in faccia gli chiede : << Come il solito? Non ci racconti niente di interessante?>> Riccardo lo guarda e risponde: << Me la sono fatta, prima ancora di dirmi il suo nome.>>  Tutti gli altri scoppiano a ridere mentre Michele commenta: << Il solito animale.>> 
A questo punto Riccardo quasi mi si butta a dosso per raggiungere Michele per riuscirgli a dare uno schiaffo scherzoso sulla nuca.
La professoressa entra in aula, i ragazzi si ricompongono e io mi rendo conto di essere arrossita.
Alla fine della lezione ci dirigiamo in aula studio e cerchiamo un tavolo libero per poter fare gli esercizi di chimica organica.  Michele e Mattia si siedono di fronte a me, Vittorio a capotavola alla mia sinistra e Riccardo alla mia destra. Iniziamo a fare gli esercizi e Riccardo per tutto il tempo non fa altro che rubarmi matite e penne perché lui non se l’è portate, lo guardo storto un paio di volte ma lui nemmeno ci fa caso. Dopo due ore iniziamo ad essere tutti stanchi e la concentrazione inizia a calare, i ragazzi fanno commenti su qualsiasi ragazza che gli passi davanti mentre io controllo di continuo l’orario sul cellulare, l’unico che è rimasto concentrato è Riccardo che continua a fare gli esercizi e a correggere a matita gli errori sul mio foglio.
All’ennesimo errore che faccio dico: <<Perché non facciamo una pausa?>>  e   Vittorio facendosi vedere solo da noi seduti al tavolo, posa una bustina trasparente contenente erba. Riccardo la guarda e dice : << Dove l’hai presa? Quella non è roba mia.>> << No infatti me l’ha data mio cugino. La proviamo?>>  propone Vittorio. Tutti acconsentono.
È il momento per me di raccogliere le mie cose e tornarmene a casa. Mentre inizio a chiudere i libri Michele mi dice: <<Non c’è bisogno che ogni volta te ne scappi, non ti costringiamo mica.>>  A queste parole Riccardo si mette a sghignazzare.
<<Lo so, ma preferisco a lasciarvi alle vostre cose.>>rispondo.  I ragazzi mi salutano e si avviano all’uscita, Riccardo rimasto in dietro mi dice sorridendo: <<Te la fai sotto per un po’ di erba.>> Le sue parole mi umiliano nel profondo. Vorrei nascondermi sotto al tavolo. All’improvviso mi si avvicina e mi dice nell’orecchio <<Quando vuoi iniziare a viverti un po’ la vita vieni da me, te la sfilo io sa’ mazza dar culo.>> E se ne va dagli altri.
Mi guardo in torno e mi rendo conto di essermene stata li ferma senza dire nemmeno una parola.
Arrabbiata con me stessa faccio il primo grande errore: raggiungo i ragazzi.

Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]Where stories live. Discover now