Capitolo 5

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Oggi è venerdì, i ragazzi si sono dati malati per tutta la settimana e non sono venuti a lezione. Tranne Riccardo. È stato sempre con me, si è comportato esattamente come tutti gli altri giorni. Il suo braccio è stato sempre fisso sulla spalliera della mia sedia e il formicolio non accenna a sparire. Qualche volta ci siamo fermati a studiare insieme, altre volte mi ha provocata, altre ancora si è fatto una canna mentre io gli facevo compagnia, altre volte ancora ha commentato davanti a me le ragazze che gli passavano davanti ma non ha mai accennato alle sue conquiste serali.
Siamo in pausa, lui si sta fumano una sigaretta e io me ne sto appoggiata al muretto affianco a lui  mentre difronte a noi c’è Gianluca che dice : <<Dato che questa sera non lavori andiamo a quella festa alla Garbatella? Ci stanno anche gli altri>> sospira una boccata di fumo e risponde << Perché no.>>
<< Fede perché non vieni. Ci divertiamo.>> mi dice Gianluca. Prima che io possa rispondere si intromette Riccardo <<Non ho intenzione di farle da babysitter.>> lo guardo storto e gli rispondo << Non posso, ho da fare.>>
<< Di nuovo un weekend in famiglia?>> mi riprende lui.
<<No. È il compleanno della mia coinquilina.>>
<< Perfetto>> risponde Gianluca <<puoi portare anche la tua amica.>>
Riconosco lo sguardo di Riccardo. Sta per dire una delle sue cattiverie. Prima che possa farlo dico: <<Va bene. Vi dispiace venirci a prendere voi però, noi non abbiamo la macchina.>> Riccardo non dice niente, è rimasto a bocca aperta, stupito dal fatto che io abbia accettato. Mi metto d’accordo con Gianluca per l’orario e rientriamo a lezione.
Riccardo non mette il braccio sulla spalliera della mia sedia e resta immerso nei suoi pensieri. Mi sembrano così rumorosi che quasi non riesco a seguire la lezione. Ogni tanto lo colgo a fissarmi con un’espressione arrabbiata. Così gli bisbiglio << Che c’è?>> 
Tra le labbra serrate mi risponde  <<Non credo sia una buona idea.>>
<<Cosa?>> gli chiedo confusa.
<< Di te che vieni alla festa.>> mi dice come se la cosa fosse ovvia.
<< Non sapevo di doverti chiedere il permesso.>>  se possibile, mi guarda ancora più storto di quanto ha fatto fin ora.
Scherzosamente gli do una leggera spallata e gli dico << Prometto che non mi dovrai fare da babysitter. Riuscirai comunque a scoparti la tua prossima conquista.>>
Con la delusone negli occhi mi guarda e mi dice <<Ma proprio non capisci!>>. Si alza, raccoglie lo zaino da terra e se ne va.  E io rimango seduta a fissare il suo posto vuoto come un ebete senza capire cosa sia appena successo.

Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora