XXII

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Can

Ho lasciato il porto di Istanbul da due giorni e sono ora davanti alle coste greche, penso che ce ne vorranno altrettanti per entrare nel Golfo di Napoli, sono impaziente di arrivare.
Ho sentito il signor Özkan ogni giorno, ma al momento non ci sono novità, Sanem non ha più riacceso il telefono.

Emre ha indagato con Layla e sembra che Sanem l'abbia contattata solo un paio di giorni dopo la sua sparizione inviando un sms in cui raccomanda ai suoi familiari di stare tranquilli, sta bene e non devono preoccuparsi per lei.

E' facile a dirsi piuttosto che a farsi, sono tremendamente preoccupato al pensiero di saperla in terra straniera da sola, senza conoscere la lingua per poter comunicare, non mi risulta neanche che sappia l'inglese quindi non so immaginare come se la stia cavando.

Sono convinto però che sia forte la mia Sanem, sono sicuro che se anche dovrà comunicare a gesti, sarà in grado di conquistare chiunque con la sua dolcezza e il suo splendido sorriso, sono più che certo di questo.

Questo viaggio si sta rivelando un viaggio dentro me stesso e dentro la mia vita.
Come immaginavo c'è parecchio da scavare e portare alla luce: la mia irrequietezza sin da ragazzo, il non riuscire a stare tanto tempo in un luogo in modo da non creare legami, il mio bisogno di andare sempre altrove, lontano da tutti quelli a cui pensavo di voler bene, forse anche per lasciare prima di essere lasciati.
Non affrontare i problemi ma andarsene, questo era il mio modo di agire, come aveva fatto mia madre con il suo matrimonio, era quello l'esempio che ho avuto davanti agli occhi tutta la vita.
Il mio rapporto molto superficiale con le donne sino ad incontrare Sanem era emblematico di come fossi convinto che nella vita non si possano instaurare legami duraturi, veri, perchè così era stato da sempre per me, con mia madre e con mio fratello.
Forse gli unici rapporti sinceri erano stati quelli con mio padre e con Metin, mai con una donna.

Quando ho pensato di aver trovato la persona giusta di cui fidarmi, al primo accenno di problemi i miei meccanismi di difesa mi hanno detto di fuggire, andare via, questo ho vissuto e questo ho imparato a mettere in pratica.
Non ho conosciuto l'amore intorno a me da piccolo e non ho creduto possibile riuscire a trovare davvero l'amore da adulto, con Sanem, ora me ne rendo conto.

Era troppo bello per essere vero, mi aspettavo da un momento all'altro di scoprire che non avrebbe funzionato e ho agito in modo che così fosse, nel mio profondo ero convinto che l'amore in realtà non esistesse e quindi ho fatto in modo che la mia profezia si avverasse.
Ho distrutto in nostro rapporto, ho distrutto il nostro legame, ho agito in modo che veramente l'amore non ci fosse più.
Credo a questo punto di essere stato sinceramente convinto quella notte al capanno che era finita, perchè è sempre così che succede, è sempre così, l'amore non è mai esistito nella mia vita e credevo veramente che mai potesse esistere.

Faccio queste considerazioni sdraiato con le braccia dietro la testa sulla prua della mia barca, sotto un cielo stellato di quelli che solo in mare aperto si possono ammirare.
Penso che era destino che incontrassi Sanem al buio di quella loggia e me ne innamorassi senza neanche aver visto il suo viso, era destino che entrasse nella mia vita come un uragano ad impossessarsi di tutte le mie emozioni mescolandole e sconvolgendole, sradicando tutti i miei pregiudizi e le mie resistenze. Era destino che ci trovassimo e ci amassimo.

Ripensando a quanto fossimo predestinati, perchè allora tanti anni fa avrei tatuato sul mio petto, all'altezza del cuore, uno di quegli albatros che lei ama tanto, al punto di farli diventare la prima cosa che vedeva la mattina aprendo gli occhi sulla parete della sua camera?

Era lei che dovevo incontrare, era il mio destino, lei, solo lei e dovrò lottare per convincerla che è ancora così, nonostante tutto.

Lei era destinata a me ed io a lei, è  scritto nelle stelle.

Siamo fatti per stare insieme.

Una possibilità per amare ancoraWhere stories live. Discover now