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 Greere.

A svegliarmi fu un fastidioso ronzio. 

Aprii lentamente gli occhi, abituandomi alla luce del sole che penetrava dalle finestre. 

Al mio fianco solo un vuoto nel letto. 

Di Dylan non c'era traccia.

Mi guardai intorno sperando di trovare le sue cose, magari era solo in bagno. Avevo bisogno di sentirlo vicino a me, di respirare il suo profumo anche da appena sveglia. 

Mi misi seduta sul letto chiedendomi da dove provenisse il suono che mi aveva svegliata, poi afferrai il cellulare scoprendo delle chiamate perse proprio da parte di Dylan.

Prima che riuscissi a cliccare sulla cornetta verde, per richiamarlo, qualcuno bussò alla porta. Sorrisi pensando che magari aveva dimenticato la chiave dentro e mi avviai alla maniglia.

Quando aprii la porta, il sorriso sul mio viso scomparve. 

Boccheggiai in cerca d'aria, il cuore prese a battermi velocemente e non riuscii a far altro se non indietreggiare.

Cole, davanti a me, sorrideva a braccia aperte. 

Mi chiesi come fosse possibile, come fosse riuscito a tornare prima e sopratutto perché. Poi improvvisamente collegai l'assenza di Dylan e le chiamate perse sul mio cellulare: voleva avvisarmi ed evitarmi un infarto.

Missione fallita.

<Vieni qui, mi sei mancata.> Cole fece qualche passo entrando nella mia stanza e mi cinse il collo con le braccia stringendomi al suo petto.

Il respiro usciva veloce dalla mia bocca ancora aperta per la sorpresa, le mie braccia erano rannicchiate su di lui e il suo profumo così familiare mi invase i sensi.

Improvvisamente avvertii un pizzicore agli occhi, e il respiro si velocizzò. Un grandissimo senso di colpa e di inadeguatezza si fece spazio dentro di me, rendendomi impossibile pensare ad altro se non al fatto che il ragazzo che avevo tradito mi stava stringendo tra le sue braccia ignaro di tutto; al fatto che il ragazzo con il quale avevo dormito, mangiato, fatto sesso negli ultimi giorni era chissà dove, probabilmente sentendosi al mio stesso modo.

Più Cole mi stringeva e mi cullava, credendo che le mie lacrime fossero per lui, più mi parlava, più tutto ciò a cui riuscivo a pensare era Dylan.

<Gree, hey... è tutto okay. Cosa è successo?>

Cole mi afferrò le spalle spingendomi lontano da lui quel poco che bastasse per guardarmi.

Nei suoi occhi azzurri riuscivo perfettamente a vedermi in tutto il mio disagio e la mia colpevolezza.

Riuscii a balbettare qualcosa di molto confusionario e incomprensibile mentre le lacrime mi bagnavano le guance senza fermarsi.

Cole mi accompagnò fino al letto, facendomi sedere e poi corse a recuperarmi un bicchiere d'acqua. Quando si accovacciò davanti a me, la sua incomprensione era palese. 

<Bevi un po'...>

Mi sforzai di mandare giù l'intero bicchiere d'acqua e feci appello a tutto il mio autocontrollo per calmarmi e ragionare lucidamente.

Lui aspettò paziente che mi riprendessi da quello stato assolutamente ingiustificato, poi mi carezzò la mano rivolgendomi un sorriso comprensivo.

<So che è stato un periodo difficile Gree, davvero. Sono stato assente, sempre in aula o a studiare. Però ti prometto che da ora in po...>

<No... Sto bene, è che non me l'aspettavo...> lo interruppi subito.

Cercai con tutta me stessa di evitare il suo sguardo e non appena mi resi conto che probabilmente avrebbe provato a darmi un bacio di bentornato mi mossi alla ricerca di qualcosa di indefinito.

<Cosa fai?> chiese lui, infatti.

Sospirai e mi legai velocemente i capelli frugando nel cassetto alla ricerca di una maglia da indossare.

Dovevo parlargli, il prima possibile, dovevo dirgli tutto.

Eppure non mi sentivo pronta, avrei voluto più tempo. 

Avrei voluto più tempo con Dylan. 

<Voglio uscire.> dissi soltanto. Chiunque fosse stato in quella stanza con noi si sarebbe accorto che la presenza di Cole mi metteva agitazione e che avrei voluto cacciarlo all'istante. 

<Io pensavo che volessi... insomma, passare un po' di tempo con me.>

Le mie mani si bloccarono non appena sfiorai la felpa che avevo indossato quando avevo accompagnato Dylan a ritirare la sua auto, quando per la prima volta ero riuscita a carpire il colore profondo e travolgente dei suoi occhi, quando tutto era iniziato.

<Vorrei parlarti, Cole.> 

Mi voltai e per la prima volta in quindici minuti da quando eravamo insieme riuscii a guardarlo. Era un bellissimo ragazzo: i capelli chiari erano disordinati e le occhiaie sotto i suoi occhi azzurri indicavano la stanchezza per il viaggio.

Avrebbe potuto correre a farsi una dormita, eppure appena tornato al campus il suo primo pensiero ero stata io. Nonostante avessi capito che Cole non mi amava nel modo giusto, nel modo in cui ci si ama in una coppia, il suo amarmi aveva molto a che fare con una vera, profonda e indissolubile amicizia.

Mi ero chiesta, nei giorni precedenti, se non sarebbe stato meglio limitarci all'amicizia. Se forse, seguendo veramente il mio cuore, non mi sarei accontentata del suo affetto fin troppo insipido per una relazione.

Qualcosa cambiò nel suo sguardo, e nel suo atteggiamento. 

Si alzò in piedi e si avvicinò a me. Mi stampò un bacio sulla fronte e mi prese per mano.

<Prima voglio fare colazione, sto morendo di fame!>




Cole mi aveva trascinata al bar di Nancy per una 'veloce' colazione, rivelatasi invece un pretesto per chiacchierare con la mia amica e iniziare a raccontarci tutto quello che aveva fatto al seminario.

Ero riuscita a mangiare solo un waffle e a bere un caffè, prima che un terribile mal di pancia mi aveva fatta contorcere sul posto. Cole e Nancy avevano parlato per ore, e mentre ascoltavo disinteressata il loro discorso, continuavo a sbirciare dalla finestra alla mia sinistra se fossi riuscita a intravedere una testa castana e una camminata disinvolta.

Ero diventata impaziente di parlargli, a tal punto che le parole mi uscirono dalla bocca senza che me ne accorgessi quando li interruppi:<Cole. Posso parlarti?> 

Lui e Nancy si voltarono simultaneamente e mi scrutarono dubbiosi. 

Dovevo sembrare una pazza, ne ero sicura, ma più il tempo scorreva più mi sentivo a disagio.

<Sì allora...>

<Le vostre romanticherie possono aspettare, intanto ho bisogno dell'aiuto del mio fashion stylist.> esordì Nancy slacciandosi il grembiule di dosso, e lei e Cole si guardarono con uno sguardo d'intesa.

Avrei voluto strozzarli con le mie stesse mani.


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