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 Dylan

Più io e Gree ci avvicinavamo, più io ero incredulo.

In primis di me stesso: ero riuscito a scappare da una relazione tossica, da una situazione lavorativa opprimente con il solo scopo di riuscire a laurearmi e invece ero riuscito in così poco tempo a mettermi tra mio cugino e la sua bellissima e irresistibile ragazza.

Cole non la merita e non la meriterà mai, continuavo a ripetermi ogni volta che il pensiero mi sfiorava la mente, ma la realtà dei fatti era che probabilmente non la meritavo nemmeno io.

Vedendola lì, difronte a me, meravigliosamente se stessa, oscurava tutti quei pensieri e sopratutto metteva a tacere il mio grande senso di colpa. 

Mentre lei era seduta con le gambe incrociate ai piedi del letto, china sul suo libro intenta a ripassare qualche concetto, io ero comodo sullo schienale del letto e non riuscivo a smettere di guardarla. 

I capelli erano raccolti in uno chignon disordinato e alcuni ciuffi le cadevano sul viso e sulle spalle. Le ciglia folte e lunghe si muovevano lente mentre con gli occhi seguiva il filo del discorso sulle pagine del libro. Le labbra carnose e morbide erano a volte preda della tortura dei suoi denti: avevo captato che era un atteggiamento che aveva quando non capiva qualcosa, quando doveva concentrarsi. Mi piaceva da morire. Le dita affusolate sfogliavano le pagine lente, prendendosi la calma necessaria per acquisire bene un concetto. 

Mi destai dal mio incanto quando mi rivolse uno sguardo divertito: un sorriso dipingeva il suo viso. 

<Cosa c'è?>

Mi mossi sul letto morbido e mi avvicinai a lei. 

Avrei voluto conservare quella pace per sempre, avrei voluto che quei giorni non passassero mai, eppure eravamo al tramonto di un altro giorno e Cole sarebbe tornato di li a poco. 

Spostai il libro dalle sue gambe e mi stesi con la testa su di esse, guardandola dal basso. Cercai la sua mano tra le lenzuola, lasciandole poi un bacio casto sul palmo. Mi guardò profondamente negli occhi, cercando di comunicarmi qualcosa che non avrebbe voluto dire a parole, poi interruppe il silenzio dando voce ai suoi pensieri.

<Perchè non me lo hai detto?>

Aggrottai le sopracciglia. <Cosa?>

<Di te e Nancy.>

Sorrisi.

<Perché non me lo hai chiesto.>

Curvò in alto gli angoli delle labbra, poi mi passò una mano tra i capelli. Quel gesto mi tranquillizzava e mi dava un senso di sicurezza, come se tra le sue mani sarei stato in grado di sconfiggere qualsiasi avversità, qualsiasi problema.

<Tu cosa pensi? Di noi, intendo.>

La guardai serio per qualche istante. 

<Penso che non avrei mai voluto mettermi in questa situazione, e nemmeno tu. Penso che abbiamo tentato di stare lontani l'uno dall'altra con tutti noi stessi e che non ci siamo riusciti.>

Sospirai. 

Raccolsi una ciocca dei suoi capelli e glie la sistemai dietro l'orecchio per darmi una visione più pulita del suo viso. <Penso che tu sappia cosa io provo per te, e che non ho più bisogno e voglia di negarlo.>

Mi sollevai e mi sedetti accanto a lei. La facilità e la spontaneità con la quale mi tirava fuori le parole dal petto era disarmante e tutta nuova persino per me.

Greere si mosse velocemente e si sedette a cavalcioni su di me, sollevò una mano sul mio viso, carezzandomelo.

<Ho paura.> confessò poi, sollevando lo sguardo su di me.

Potevo quasi sentire il suo timore,  in parte era anche il mio.

Ciò che avevo fatto a Cole era imperdonabile.<Anche io.>

<Perché tu hai paura? Il massimo che può succederti è dover cambiare stanza.> concluse la frase con un ghigno amaro: sapeva che Cole avrebbe avuto una reazione poco più che infastidita e ovviamente questo la feriva.

<Perché non voglio perdere te.>

I suoi occhi scuri mi scrutarono affondo.

Poi si avvicinò lentamente non interrompendo il contatto visivo. Strinsi le mani sui suoi fianchi e quando posò le labbra sulle mie chiusi gli occhi beandomi del suo sapore. Ci confortammo con baci lenti e lunghi, baci romantici che non davano spazio alla solita eccitazione. Erano baci carichi di paura, di incertezze.

Alla fine, si accoccolò sul mio petto. Potevo sentire il suo respiro leggero farmi calore sulla t-shirt.

<Dylan.> mi chiamò poi. 

Cercai il suo sguardo ma il modo in cui mi stringeva mi fece capire che non era pronta a esprimere tutta se stessa guardandomi in volto e questo mi fece sorridere.

<Mh.>

<Non lasciarmi sola.>



L'indomani, quando mi preparai dovetti muovermi lentamente per non svegliarla.

Sarei dovuto correre a lezione e se avessi saltato un altro giorno il professore non mi avrebbe di certo accettato all'esame. Ogni volta che mi svegliavo con lei accanto mi sentivo carico, pronto ad esplodere di eccitazione. E allo stesso tempo ammaliato e innamorato della visione dolce che avevo a pochi centimetri da me, anzi, su di me.

Mi chiesi quando avrebbe voluto fare il fatidico passo, in che modo avrebbe voluto dirglielo e sopratutto cosa ne sarebbe derivato.

Era vero ed era certo che Cole non amava Greere nel modo in cui meritava, e forse nel modo in cui la amavo io, ma era pur sempre un uomo: vedersi sottrarre la persona che è con te e per di più già tra le braccia di un altro lascia qualche segno e più di tutto lascia spazio alla rabbia. Anche quella che pensavi di non avere. Figuriamoci poi se quel qualcuno è un tuo parente.

Sarei andato all'inferno per questo.

Con quel tremendo pensiero aprii la porta della 210 per recuperare il libro e una penna quando davanti a me la testa bionda di Cole mi fece saltare qualche battito.

Merda.


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Guilty for loving you.Where stories live. Discover now