Dylan.
Capii che se fosse stato per lei avremmo aspettato ancora un po' prima di finire quel discorso, e potevo benissimo capire il perché. Ma io avevo un incontro con il docente di Analisi e non potevo aspettare tutta la vita.
Presi un'altra sigaretta dal pacchetto e la infilai tra le labbra.
<Non sembrate una coppia. Voglio dire, non avevo mai visto nemmeno un qualche tipo di effusione se non poco fa. E anche in quel momento mi siete sembrati così distaccati, così diversi.>
La mia onestà mi avrebbe ucciso qualche giorno.
I suoi occhi scuri di incupirono, e le braccia caddero lungo i suoi fianchi. Sembrò agitarsi e mi affrettai a precisare.
<Non fraintendermi...> lasciai la frase in sospeso, non ricordando il suo nome. In realtà era Cole che, non avendo mai accennato ad una ragazza, e avendo presentato lei e la sua amica così di sfuggita qualche sera prima, non mi aveva dato modo di integrare un'altra presenza da ricordare.
<Greere.> mi aiutò lei, guardandomi con sguardo triste.
<Voglio solo dire che magari, essendo una coppia, dovreste in qualche modo precisarlo.>
Si spostò un ciuffo dal viso.<In che senso?>
Mi mossi sul posto, indeciso su cosa risponderle.
L'immagine del suo sedere e delle sue gambe nude mi comparve nella mente.
<Nel senso che non l'avevo minimamente intuito ieri, e nemmeno poco fa in stanza. Non sia mai che qualcuno ci provi con te.> mi lasciai sfuggire un sorriso e lei sembrò imbarazzarsi.
Stupida lingua.
Un sospiro uscì dalle sue labbra carnose e rosee. Ebbi l'impressione che avesse capito sin da subito dove volevo andare a parare con quella domanda, ma che avesse bisogno di sentirsi dire quelle esatte parole.
Poi puntò il suo sguardo su di me. <Posso avere quella sigaretta ora?>
Parlammo per non so quanto tempo, della sua relazione con Cole e del fattore 'dimostrazioni'. In realtà lei non disse niente di troppo quantificabile, solo mezze risposte e mezze domande. Parlai per lo più io, e mi sfilò altre due sigarette dal pacchetto.
Ogni parola che dicevo pareva toccare un tasto dolente o una corda scoperta. Mi chiesi come potesse mio cugino affiancarsi a una bellezza così e non trattarla come meritava.
Poi rispettai il suo momento di silenzio, mentre finiva la terza sigaretta con lo sguardo nel vuoto. Sperai di non averle detto qualcosa di troppo crudele o che potesse aver ferito i suoi sentimenti, ma forse lei cercava proprio questo: la visione del tutto da uno sconosciuto.
Ad interrompere il nostro momento fu una ragazza dai capelli corti, quasi rossi, che mi comparve alle spalle.<Gree? Che ci fai qui...?>
Mi voltai e scoprii essere la sua amica, quella seduta accanto a me l'altra sera.
<Oh, ciao Dylan.> disse con voce fin troppo acuta. Le rivolsi un sorriso sincero, si vedeva lontano un miglio che le piacevo.
Greere difronte a me si scosse dallo stato di trance e gettò il mozzicone della sigaretta. Mi guardò e afferrò il borsone.
<Grazie, Dylan io... vado.>
La sua voce era tranquilla, forse un po' ferita. Il modo in cui pronunciava il mio nome mi piaceva più del dovuto.
Mi congedai dalle due amiche e mi incamminai verso il dormitorio: ormai era troppo tardi per raggiungere il professore, lo avrei visto un altro giorno.
Arrivato in stanza ero solo, Cole non era ancora tornato e ne approfittai per infilarmi nella doccia e sciacquare via un po' di tensione accumulata.
Quella ragazza, Greere, era così bella. I capelli mossi che si posavano delicati sulle sue spalle e sul suo seno le circondavano quel viso incantevole. Per non parlare di quel poco di pelle scoperta che avevo avuto il piacere di vedere.
Un brivido mi scosse il bassoventre e quando riaprii gli occhi sotto il getto d'acqua non mi sorpresi nel vedere un erezione fare capolino. Mi morsi il labbro, poggiandomi con entrambe le mani sulle piastrelle quadrate e tentai di rimuovere qualsiasi pensiero impuro su di lei.
Cazzo fai Dyl, è la ragazza di tuo cugino.
Prima che potessi lasciarmi andare alla tentazione, la voce di Cole mi riportò al presente e subito accantonai quel pensiero. Finita la doccia trovai mio cugino seduto allo sgabello del piccolo tavolo e su di esso una valanga di cibo cinese d'asporto. Mi sorrise e mi invitò a mangiare con lui. Sembrava felice di passare del tempo con me e probabilmente lo ero anche io.
Avrei potuto staccare da quella vitaccia che conducevo in California e concentrarmi per una buona volta sul mio futuro. Dovevo solo stare attento a non lasciarmi prendere dalla tentazione, dai pensieri e da Greere. Dovevo stare buono al mio posto e laurearmi una volta per tutte così sarei stato in grado di andare via da questo maledetto posto.
YOU ARE READING
Guilty for loving you.
FanfictionInutile prenderci in giro: ciò che caratterizza l'inizio di una storia non sono i personaggi, neppure il luogo bensì un cambiamento. Spaventoso, irruento, che si fa strada nella vita di tutti senza preavviso e scombussola le carte in tavola e le reg...