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Le luci del locale cambiavano colore a ritmo di musica, che fosse pop, rock o entrambe. Non avevo ben capito.

Io e Nancy avevamo appena raggiunto il tavolo, sgomitando tra ragazzi e ragazze ubriachi quando mi sentii afferrare il polso.

<Oh, ce l'hai fatta!> esclamai vedendo Cole difronte a me. I capelli scuri formavano un ciuffo mosso sulla sua fronte, indossava una camicia bianca e uno dei suoi soliti Jeans, ero quasi sicura fosse lo stesso della mattina.

<Già, c'era un traffico estenuante.> si sedette di peso su uno dei divanetti che costeggiavano il tavolo al quale ci eravamo avvicinate. Fece un gesto con la mano per salutare Nancy, aveva un aspetto... stanco?

<E questo cugino dov'è?> chiese subito lei, guardando tra la gente nel punto da dove era sbucato Cole. Come poteva cercarlo tra la folla se non aveva la minima idea di come fosse fatto? In realtà non ce l'avevo nemmeno io. 

Mi chiesi all'improvviso come mai Cole non mi avesse mai parlato di questo parente. O che tipo di parentela avessero.

<Si è offerto di trovare parcheggio. Anzi l'ho praticamente costretto: dovermi privare del lusso di avere una stanza singola doveva pur avere i suoi rischi.>

Accompagnò il commento con una risata e istintivamente sorrisi anche io. 

No aspetta un momento. <Condividerete la stanza dell'alloggio?>

Non seppi bene il perché ma quella rivelazione mi stordì, e più di tutto mi infastidì.

Probabilmente perché sapevo avrei perso l'intimità e la spensieratezza di potergli fare visita quando volevo. Si voltò verso di me per rispondermi, e anche per giustificare il fatto di non avermi detto niente ma lo zittii con un gesto della mano.

<Ho sete.>

Scavalcai Cole attenta a non pestargli i piedi con i tacchi e a non scoprirmi le gambe più di quanto la gonna già non facesse. Nel tragitto verso il bancone non riuscii a non pensare a quanto tutta quella situazione mi avesse infastidito. E pensare che se non avessi organizzato quella serata probabilmente avrei scoperto solo sull'uscio della 210 di quella nuova convivenza.

<Un Martini.> 

Attesi al bancone finché il barman non mi porse il mio bicchiere. Ne bevvi un sorso e mi chiesi se non consumarlo direttamente lì con un solo sorso e portarne al tavolo un altro o calmarmi e ragionare razionalmente. 

Ma chi se ne frega.

Mandai giù il liquido giallastro e attesi di riceverne un altro prima di alzarmi e avviarmi verso il tavolo. La pista sembrava essersi riempita più di prima e faticai per fare qualche passo più avanti. Una gomitata a sinistra, una a destra. Qualcuno per poco non si portava via i miei capelli con una mossa di ballo. Sbuffai e spintonai con forza chiunque fosse davanti a me riuscendo finalmente ad uscire da quel mare di ubriachi ma proprio mentre un sorriso soddisfatto stava spuntando sulle mie labbra, ecco che una spinta anche abbastanza forte mi fece perdere l'equilibrio.

Mi gettai letteralmente addosso ad un paio di pettorali fasciati da una t-shirt rossa. L'istinto di non cadere per terra mi portò ad adagiare le mani proprio all'altezza del petto del malcapitato, e così il mio martini mi scivolò dalle dita, rompendo il bicchiere in mille pezzi. Gemetti quando una scheggia di vetro mi colpì il collo del piede e mi strinsi più forte in quella specie di abbraccio.

<Hey, tutto bene?>

Dovette urlare per farsi sentire, vista la vicinanza alle casse. 

<Cazzo, no. Scus...> 

Quando sollevai lo sguardo le parole mi si bloccarono in gola.

Un ragazzo alto, con i capelli scuri e disordinati e le labbra carnose mi stava difronte e mi stringeva per le braccia. Sul suo viso piccoli nei scuri gli coloravano le guance e lunghe ciglia gli adornavano gli occhi grandi e allungati.

<Non è niente, non te lo faranno pagare se non dici nulla.> un leggero sorriso si dipinse sul suo viso e mi accorsi solo allora di aver trattenuto il respiro. Cercai di ricompormi allontanandomi da quella stretta che era ormai diventata imbarazzante. Dovetti sbattere più volte le palpebre prima di riuscire a proferire parola. 

<Scusami, ti avrò forse sporcato?>

Istintivamente posai lo sguardo sul suo corpo, le gambe muscolose erano ben fasciate da un pantalone color cachi.

<No, sono tutto intero. Mi dispiace per il tuo drink.>, ammise sincero guardando per terra il bicchiere frantumato. Scossi la testa e mi ricordai d'un tratto il motivo per il quale mi ero allontanata dal tavolo. Che stupida impulsiva.

<Okay, beh. Io vado. Scusami ancora...>

Mi allontanai prima che potesse rispondermi e mi feci spazio tra le persone cercando di ricompormi. Come era possibile che non avessi mai visto quel ragazzo tanto bello lì intorno? Possibile che qualcuno potesse ridurmi a senza parole solo con il proprio charme fisico? Non era successo nemmeno con Cole. 

Non appena raggiunsi il tavolo, Cole mi fece spazio, spostandosi all'interno del divano. Mi sedetti e tirai un sospiro, pronta a raccontare quanto mi era appena accaduto, anche se nessuno dei due sembrava aver notato la mia assenza, quando la voce di Cole mi distrasse.

<Cominciavo a pensare che non sapessi parcheggiare!> accompagnò il commento con un ghigno di scherno. <Nancy, Gree. Vi presento...>

Sollevai lo sguardo sorridente pronta ad accogliere questo nuovo possibile membro del gruppo e mi sembrò di vivere uno strano, terribile scherzo del destino.

<Dylan.>

 Il ragazzo sul quale ero inciampata e per il quale avevo perso il respiro era davanti a noi in tutta la sua bellezza devastante. Avrei voluto scomparire, o meglio tornare a qualche minuto prima e scegliere di consumare quel maledetto martini al tavolo. 

Magari avrei evitato quella figuraccia, e di rompermi un piede.



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