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Due settimane prima dell'omicidio, Emily

Oggi a scuola è stata una giornata pesante, fin troppo per i miei gusti.

Possibile che i professori non capiscano che, oltre alla materia che insegnano, ce ne sono altrettante da portare avanti?

Pretendono tutti che i compiti siano fatti, e che siano fatti bene.

Io mi impegno, ma a volte non ce la faccio proprio a rimanere con la testa china sui libri per tutto quel tempo, ci riempiono di esercizi e di letture!

Quelli della nostra età vogliono anche dedicarsi ad altro, non è chiaro? Ognuno ha i suoi interessi, le sue passioni, i suoi passatempi...chi, se facessimo un sondaggio tra gli studenti, si direbbe contento di questo trattamento da soldati in addestramento?

Nessuno. Nessuno sano di mente, almeno.

Per non parlare, poi, delle vacanze. Ogni qual volta capiti sul calendario un giorno di festa, ci vediamo costretti a trascorrerlo chiusi in casa.

Che sia inverno, primavera o estate a loro non importa, l'importante è arrivare alla fine del programma, anche se questo significa eliminare la vita sociale di un gruppo di sedicenni innocenti e pieni di voglia di evadere.

«assurdo!» esclamo chiudendo il libro di storia con forza e lasciando a metà lo studio.

Ho bisogno di staccare, di concentrarmi su altro.

Metto la giacca, mi attorciglio intorno al collo una sciarpa leggera ed infilo il guinzaglio a Goony, il mio maltesino bianco, per portarlo a fare due passi.

Mentre percorro il lungo viale che da casa mia porta al parco, non posso fare a meno di pensare a Will.

Oggi abbiamo litigato, e questo mi fa stare male. Ci sto male soprattutto perché non so come risolvere la questione.

Lui è più grande di me, è ovvio che dopo sette mesi di relazione voglia di più di un semplice bacio, ma io non mi sento ancora pronta a fare quel passo e questo lui proprio non lo capisce.

O forse fa finta, dato che glie l'ho spiegato più volte e con un sacco di motivazioni valide.

Non lo sento dall'ora di pranzo: ci siamo inviati gli ultimi messaggi e poi lui è dovuto rientrare a lavoro, sono ore che non ho sue notizie.

Spero davvero che questa fissazione gli passi presto, o saranno guai seri...quei tipi di guai che portano solo a due ipotetici finali: quello in cui tutto si risolve e quello in cui tutto va a monte.

Oltrepasso il campetto da calcio e, stando attenta a non farmi investire, attraverso la strada e mi immetto nel viottolo che porta al parco.

Con questa stagione di solito non c'è nessuno, ha piovuto spesso in questi ultimi giorni e credo che nessuna mamma oserebbe mai far sporcare di fango il proprio pargolo, quindi mi sembra piuttosto strano vedere due figure in lontananza, una volta arrivata all'ingresso del parco.

Sono due donne, anzi no, due ragazze.

Stanno una davanti all'altra e discutono animatamente di non so cosa, fatto sta che la questione sembra piuttosto importante. Richiudo dietro di me il piccolo cancelletto di ferro, faccio scattare la sicura e sgancio il guinzaglio di Goony, in modo che possa correre in sicurezza e sgranchirsi un po' le gambe.

Via via che mi avvicino di più alla zona delle altalene riesco ad inquadrare meglio le due figure agitate e, pur non volendo origliare, il tono della voce che usano non mi lascia molta possibilità di fare altrimenti.

«non devi metterti in mezzo, hai capito?» sta dicendo la tizia più alta.

È piuttosto magra, le sue gambe assomigliano a due stuzzicadenti. Indossa un paio di pantaloni scuri aderenti e, dal bordo rinforzato del giubbotto di pelle nera, sbuca il finale di una maglia colorata, con una fantasia a girasoli gialli.

«è una cosa tra noi, stanne fuori» continua.

«riguarda anche me» ribatte l'altra, la più bassa e mingherlina «Colin è mio fratello!»

Non avevo intenzione di ascoltare ancora quella conversazione ma, appena capisco che si tratta di Ayla, non posso non avvicinarmi.

«ti giuro che se non ti fai da parte io...»

«tutto bene?» domando mettendomi in mezzo e spezzando il discorso della modella dagli occhiali da sole giganti.

«Emily!» esclama Ayla, accorgendosi di me «cosa ci fai qui?»

«perfetto, hai chiamato i rinforzi» sbuffa la ragazza sconosciuta «me ne vado»

Senza aggiungere altro gira sui tacchi ed esce dal parco lasciando, però, il cancellino spalancato.

«Oh no, Goony!»

Provo a dissuadere il mio cane dallo scappare in mezzo alla strada ma a quanto pare è ormai troppo tardi, il piccolo quattro-zampe peloso è già partito per la tangente.

Oggi

Riesco a percepirlo: appena la figlia finisce di parlare la madre si mette sull'attenti.

Ci scommetto tutto quello che ho: è preoccupata per il cane.

«ommiddio, Emily!» esclama, come previsto «avevi perso Goony quel giorno?»

«non avevo perso Goony, mamma!» replica la ragazzina con occhi fulminanti «sono corsa a recuperarlo!»

«credo che il cagnolino adesso sia al sicuro, no?» domanda Harrison, tentando si smorzare i toni.

«sì, è ovvio» replica Emily «l'ho ritrovato e riportato a casa la sera stessa»

Avevo inizialmente creduto che questa fosse una fragile bambina viziata e piena di turbe a causa di una madre degenere, ma quest'ultima scena mi ha fatto immediatamente ricredere.

Il modo in cui ha guardato e messo a posto la donna ha fatto guadagnare ad Emily un sacco di punti.

«che è successo dopo?» domando «Ayla ti ha detto chi era la ragazza?»

«no, non mi ha detto niente» risponde Emily abbassando gli occhi «solo che era in ritardo e che doveva correre in palestra, per il corso di danza»

«tu sapresti descriverla meglio? È qualcuna che hai già visto in giro?»

«no, mi dispiace...le ho detto tutto quello che so»

«va bene Emily, solo un'ultima domanda»

«signori per favore, è tardi! Mia figlia è stanca e deve ancora finire di ripassare per il compito di domani» si intromette la madre, alzandosi in piedi.

«soltanto un attimo» ribatto ficcando i miei occhi incazzati nei suoi, neri ed indignati. La signora Roden sbuffa e torna a sedersi, e questo mi basta come via libera.

«Emily» riprendo «credi che qualcuno potrebbe avercela avuta con Ayla per qualche motivo?»

La ragazza scuote la testa.

«Ayla era una ragazza speciale, detective, davvero speciale» risponde poi, quasi in lacrime «era solare, gentile, premurosa, ben voluta da tutti...a scuola era amata dagli insegnanti e non aveva mai avuto problemi con nessuno, anzi! Se poteva fare qualcosa per gli altri era la prima a schierarsi, so che nel tempo libero le piaceva fare volontariato»

«tu che cosa pensi?» la incalzo «chi credi che possa aver compiuto un'azione simile?»

«non lo so, davvero» replica con la voce ormai rotta dal pianto «all'inizio credevo che potesse entrarci qualcosa Lucy, ma lei...no, non può essere. Anche se avevano litigato le voleva bene, non sarebbe capace di tutto questo, non le avrebbe mai e poi mai fatto del male!»

Sotto consiglio dello sceriffo lascio libere le due donne e, mentre si dirigono all'uscita, la madre si volta per un'ultima volta a guardarmi, riservandomi uno sguardo carico d'odio inespresso. Adesso mi detesta, ne sono certo, ho fatto piangere la sua creatura.

«vuole convocare questa Lucy, detective Davis?» domanda Harrison richiudendo la porta e tornando a sedersi al capo del tavolo.

«sì, potrebbe sapere qualcosa che noi non sappiamo» rispondo «procediamo per domani, in tarda mattinata».

Per le prime ore del giorno ho altro in programma, spero solo che in seguito non dovrò sorbirmi un'altra madre pazza e dal profumo inebriante.

Nubi su BredemWhere stories live. Discover now