Chapter 23

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"Horror stories"

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Rimasi per circa mezz'ora lì, davanti a quella porta a piangere, ad urlare e a sbattere contro il muro.

Quei due non si accorsero per un solo momento di me, non smisero di urlare e di gemere per un secondo. Cambiavano posizione ogni dieci minuti ed io continuavo ad ascoltare quello che facevano, non mi alzai da quel posto finché non si fermarono.

Sentii Brandy dire a Marcus cose come "ti amo," "non ti scorderò mai," "sei così eccitante," "fammi tua," "sono solo tua piccolo," e altre stronzate. E lui ricambiava le frasi, dicendo che lui era suo e lei sua, frasi che si direbbero due drogati deficenti e vogliosi.

Mi alzai quando le urla e i rumori cessarono ed esausta, stanca e senza più lacrime da versare, scesi le scale e mi diressi verso l'ingresso sul retro.

"Ehi Clarissa, che è successo!?" Chiese Saya sconcertata vedendomi in quelle condizioni.

"Ehm, niente. Mi hanno buttato dell'acqua addos-"

"Non dire cazzate, hai pianto," disse lei passando il pollice sul mio viso per poi leccarselo.

"Queste sono lacrime amore," continuò lei guardandomi con pena. "Cos'è successo?"

La guardai negli occhi, cercai in tutti i modi di evitare le lacrime, mi sforzai, ma non ci riuscii. Caddi in un pianto disperato sulla spalla di Saya, le raccontai a singhiozzi quello che, in poche parole, era successo.

"Shh, stai tranquilla, è fatto un po' così lui. Quando si ubriaca o si droga non ci capisce più un cazzo e fa quello che mai farebbe, e così fanno un po' tutti. Sai, sono gli effetti collaterali," disse lei dolcemente, accarezzandomi la nuca.

"Mi ha tradita," dissi io fermando per un secondo il respiro. Continuai a ripetere quelle tre parole nella mia mente per un' infinità di tempo.

"Senti, ora ti porto via da questo posto, va bene?" Continuò lei delicatamente.

Annuii con la testa e insieme prendemmo la strada per tornare a scuola.

Dopo circa dieci minuti riuscimmo ad arrivare a scuola sane e salve.

"Vorresti venire a dormire con me stanotte?" Mi chiese Saya, era ancora piuttosto ubriaca, ma più cosciente rispetto a prima.

"Mh, va bene." Risposi io. Non volevo dormire in camera da sola, volevo sfogarmi con qualcuno, avevo bisogno di una spalla su cui piangere, avevo bisogno di lei.

Ci dirigemmo in camera, ma a metà strada Saya si fermò.

"Cazzo, non trovo la chiave," sussultò lei. Sospirai per un momento, poi le dissi che potevano andare da me.

"Mh, no. Dobbiamo andare a dirlo al professor Lynn, potrebbero trovare la chiave e chissà cosa potrebbe passare per la testa alla gente, magari di entrare in camera mia in piena notte e prendere tutto o qualcos'altro-"

"Ehi, stai calma. Tu vai dal maestro Lynn, io ti aspetterò nei corridoi." Saya mi rivolse un sorriso e si affrettò a giungere dal maestro.

Mentre la aspettavo pensai e ripensai a quello che era successo, a Marcus, a Brandy, alla ragazza che mi aveva chiamata troia e mi aveva sputato addosso, nel mentre sentivo un vuoto, un vuoto che non sapevo spiegare.

Tenevo così tanto a lui, tenevo a lui più di chiunque altro e quella persona mi aveva spezzato il cuore, lui mi aveva uccisa.

Sentii la porta d'ingresso aprirsi e poi li vidi: lei, lui e Petra che li reggeva. Mi guardò tristemente, poi abbassò lo sguardo. Le facevo pena.

Sentii il mondo cadermi addosso, il mio cuore mi balzò dal petto e non mi sentivo più nè le gambe nè lo stomaco. Era tutto buio intorno a me, nulla aveva più un senso.

Come poteva far così male? Come poteva una cosa come il tradimento farti sentire in questo modo? Un vuoto e un panico incontrollabile che non riuscivo a spiegare.

Mi misi forza e andai verso Marcus, a cui lanciai uno schiaffo, penso lo schiaffo più violento che abbia mai tirato a qualcuno. Brandy rideva, Marcus si era steso per terra e non si rialzava più, mentre Petra non fece niente, si linitò a contorcere il viso al momento dello schiaffo.

Me ne pentii subito, pertanto uscii dalla stessa porta da cui loro erano entrati e scoppiai, un'altra cazzo di volta, a piangere. Era tutto un ripetersi, un ciclo che non sarebbe smesso finché non sarei riuscita ad accettarlo e ad andare avanti.

-

"Ehi, che succede?" Mi girai di scatto sentendo la sua voce. Mi asciugai le lacrime e sorrisi a Sebastiàn, facendo finta di niente.

"Ho visto che piangevi, si sente a venti metri di lontananza," continuò lui.

Mi venne il nervoso, nessuno mi lasciava stare oggi, non ho avuto un secondo di pace.

"Ma volete lasciarmi stare cazzo?! Tutti a farvi i cazzi miei, basta!" Urlai in faccia al ragazzo. Dal panico mi misi le mani in testa e me ne andai, ma mi prese per il polso e mi fece girare verso di lui.

Eravamo a pochi centimetri di distanza, mi teneva tutti e due i polsi stretti e continuava a guardarmi negli occhi, rossi a causa delle lacrime.

Il ragazzo che avevo davanti si catapultò sulle mie labbra, baciandomi in modo possessivo. Sapevo che era sbagliato, ma non mi staccai, ricambiai il bacio e in poco tempo ci ritrovammo in camera sua.

Mi stese delicatamente sul letto e iniziò a baciarmi il collo, mi tolse velocemente il vestito e passò ai miei fianchi. Fece poi per togliermi il reggiseno ma lo fermai. Non volevo farlo, non volevo fare quello che Marcus aveva fatto a me.

"Scusa, n-non me la sento," mormorai scendendo goffamente dal letto. Mi rivestii e tornai in camera di Saya.

"Dov'eri finita? Sono qui da dieci minuti, mi stavi facendo preoccupare." Disse lei.

Sorrisi alla sua affermazione, almeno qualcuno a me ci teneva.

"Ero qui fuori," risposi. La ragazza si alzò dal letto dov'era sdraiata e si precipitò verso di me.

"Che ti importa, ci ha perso lui cazzo." Affermò Saya con decisione. "E non provare a perdonarlo. Per scusarsi dovrà minimo minimo fare tre giri della scuola nudo con in testa un nido d'uccelli e in mano un tonno morto dieci anni prima."

Ridacchiai alle sue parole e la ringraziai per tutto.

"Non ho fatto niente, non c'è bisogno di ringraziarmi. Ora che ne dici se ci sdraiamo e ci raccontiamo storie horror?"

"Mhhh, siii. Le adoro cazzo!" Saltellai dall'emozione. Ero un'appassionata di storie dell'orrore, in più avevo molta immaginazione e ci avrei passato la nottata intera ad inventarle e raccontarle.

Fatti per stare insieme // 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐮𝐬 𝐀𝐫𝐠𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 Where stories live. Discover now