Chapter 10

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"Come scusa?" Chiese lei sbarrando gli occhi.

Si precipitò verso il suo letto per vedere se avevo veramente messo i resti di qualche sigaretta sotto la sua federa.

Io continuavo a mordermi il labbro inferiore, cercando di non far uscire alcuna risata, stessa cosa per Brandy.

Io e la biondina ci scambiammo uno sguardo e scoppiammo a ridere quando Maria sbattè il cuscino sul letto dopo averlo alzato, scoprendo che in realtà non ci avevo messo alcuna cosa.

"Siete. Proprio. Divertenti." Concluse lei, per poi sdraiarsi sul letto e girarsi verso la parte del muro, coprendo tutto il corpo con le pesanti coperte rosse.

"Buonanotte fiorellino." Esclamò Brandy, dopodiché sia io che lei ci mettemmo a dormire.

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Due giorni dopo

Era l'ora di pranzo, stavo correndo verso la mensa perché erano ormai le 14.02, ciò significa che a breve avrebbe chiuso e io non avevo ancora pranzato.

Arrivata mi diressi verso le cuoche che stavano distribuendo il cibo, ne presi un po' e mi sedetti da sola in uno dei tanti tavolini vuoti. Ormai avevano tutti finito di mangiare, perciò era normale che fossero tutti vuoti.

Vicino a me venne a sedersi Sebastiàn, uno degli scagnozzi di Juan.

"Ehi, querido." Disse lui con voce sensuale, ma lo interruppi subito.

"Smettila, ti prego, mi fai venire i brividi. E il voltastomaco. Soprattutto il voltastomaco."

"Senti, oggi andiamo a fare un redondo per i quartieri, vieni con noi amor?" Continuò lui avvicinandosi di più a me.

"Ah, Maria non c'è. Starà tutto il pomeriggio con quel topo di Marcus." Borbottò lui roteando gli occhi al suo nome.

"Mh, si dai, potrei farci un pensierino." Risposi io.

"Clarisse, mi amor, decidi ora. Devo sapere se verrai."

"Se la smetti di chiamarmi in quel modo vengo." Borbottai io irritata.

Il ragazzo si alzò, mi fece l' occhiolino e se ne andò sorridente.

Sebastiàn era veramente carino, se non fosse per il fatto che era amico di Juan.

Dopo aver finito il mio pranzo, uscii dalla mensa, posai i miei libri e mi diressi negli spoiatoi dell'aula di combattimento per cambiarmi e mettermi la mia divisa.

"Buongiorno scolaretti, quest'oggi vi dividerò a coppie, ognuna di queste sarà formata da un maschio e una femmina." Disse la professoressa.

Vidi subito Maria correre verso Marcus tutta sorridente.

"No, Maria. Le coppie le decido io." Continuò l'insegnante.

"Brandy con Juan."

"Viktor con Saya."

"Petra con Willie."

"Maria con Jack"

"Clarissa con Marcus"

Il mio cuore perse un battito sentendo il suo nome.

Marcus si avvicinò a me come se avesse paura che io potessi far lui del male.

"Non ti mangio mica eh." Borbottai io arrogantemente con forse tono un po' troppo alto.

"Bene ragazzi, riscaldatevi. Tra cinque minuti cominciamo."

Sia io che il ragazzo davanti a me ci mettemmo in posizione. Lui mise le sue mani sui miei fianchi e io feci lo stesso sui suoi. In quel momento provai una st tema sensazione. Il mio cuore sobbalzò per un attimo e il mio stomaco bruciava e sembrava esser pieno di farfalle che cercavano di uscire. Non ero abituata a questo tipo di cose e, anche se era poco, mi destabilizza comunque.

Marcus mi guardò per un attimo incerto, dopodiché aprì bocca

"Non voglio farti del ma-" ma non riuscì a terminare la frase perché l'avevo già steso per terra.

"Sono piuttosto brava, sai." Dissi io trionfante, mentre tendevo la mano al ricciolino che la afferrò per poi alzarsi.

Non era vero; avevo solo preso qualche lezione da Brandy. Un bel pò di lezioni da Brandy, che era a dir poco una perfetta insegnante. Non ero ancora pronta per sfidare un ragazzo come Marcus, Che frequentava questa scuola da più di sette mesi.

Ci rimettemmo nella stessa postura di prima e, questa volta, a vincere fu Marcus, che mi stese per terra prima di ogni mia qualsiasi mossa.

"Bene, ok, questa l'hai vinta." Dissi io accigliata, provocando la risata del riccioluto. Aveva veramente dei bei capelli però.

"Bene ragazzi, fine riscaldamento. Oggi impareremo una nuova tecnica abbastanza semplice, chiamata paught. Prendete il vostro avversario dalla vita e in un millesimo di secondo le fate fare un giro su se stesso / su se stessa, fate cadere l'individuo per terra facendo ad egli uno sgambetto e vi posizionate sopra di esso, bloccando quest'ultimo, barra quest'ultima, con una mano in gola. Mi raccomando, non siate troppo delicati. Provate!" Quasi urlò la professoressa.

"Bene, chi va per primo?" Chiese Marcus. Lo guardai per un momento con occhi socchiusi, per poi prenderlo dalla vita cercando di farlo girare, ma non ci riuscii. Il ragazzo, divertito dalla mia poca forza, prese in mano la situazione è fece lo stesso con me, al mio contrario però ci riuscì. Mi fece girare lievemente, cercando di non farmi male e, in poco tempo mi ritrovai per terra, con lui compra che pigiava piano il suo palmo sul mio collo. I nostri visi erano molto vicini, ma questa situazione durò pochi istanti perché Marcus si alzò subito, accertandosi però prima che l'insegnante avesse visto la scena.

"Bene ragazzi, per oggi è tutto. Ah, un'ultima cosa: dovrete provare, sempre con lo stesso partner, questa mossa. La prossima volta cambieremo gruppi e voglio che siate pronti. Buona giornata." Concluse l'affascinante insegnante. Tutti i ragazzi avevano sempre gli occhi su di lei quando parlava e per questo la invidiavo molto.

"Bene, quando vogliamo incontrarci?" Mi chiese in sottovoce Marcus, come se non volesse farsi sentire. Il mio cuore batteva impavido: mi aveva appena chiesto di vederci.

No,
No e
No.

Non mi aveva chiesto di vederci, vuole solamente fissare un appuntamento per allenarci.

No, non vuole fissare un appuntamento.

La mia mente in quel momento stava per esplodere; continuavo a pensare alla domanda che mi aveva appena fatto, continuavo a fare ragionamenti insensati e a pensare a come rispondere senza rendermi conto che in quella stanza eravamo rimasti solo lui, che attendeva una risposta, Maria che aspettava sulla porta impaziente e io che non ci capivo più un cazzo di tutti e tutto.

"Allora?"

"Eh? Ehm, sì scusa... domani?" Risposi io.

"Vabene, a domani allora." Concluse lui prendendo le sue cose e lasciando l'aula.

Mi lasciò lì da sola per un paio di minuti.

Dico un paio perché, dopo questo arco di tempo, mi ritrovai circondata dal buio e con due persone vicine a me: una mi legava le braccia e l'altra mi accarezzava le guance.

Fatti per stare insieme // 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐮𝐬 𝐀𝐫𝐠𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 Where stories live. Discover now