Partenze e arrivi

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Sbuffai richiudendo il libro che stringevo tra le mani.
In quel momento- realizzai mio malgrado- concentrarmi mi era del tutto impossibile.
La mia attenzione era rivolta a cinque giorni addietro, più precisamente al momento in cui Hilda aveva letto con entusiasmo la lettera che richiedeva la mia presenza a Edimburgo con estrema premura.
Le parole erano addolcite dalla loro peculiare nota gentile, eppure non ebbero affatto un esito confortante.
Immaginai Charlotte scrivere in camera sua arricciando ciocche di capelli biondi tra le dita, proprio com'era solita fare quando eseguiva un'importante attività, e cercai di impiegare la mia mente in una rappresentazione che la vedeva più matura e signorile di quanto non lo fosse l'ultima volta che l'avevo incontrata.
La sua richiesta era custodita all'interno del mio comodino insieme alla precedente, l'avevo analizzata più volte e sempre con la stessa incredulità.
La governante non aveva osato declamare la prima parte della lettera, quella l'avevo scoperta solo in un secondo momento:

Mia adorata cugina,
Come procedono i vostri mesi a Dreich? Ricordo ancora quanto desideravate di visitarla.- e lì storsi il naso pensando a quanto erano mutate le mie ambizioni nel corso del tempo- So che state attraversando un periodo difficile e capirei se doveste preferire di posticipare ciò che sto per proporvi.
Ma è per me motivo di immenso dolore sapere che vi trovate in un luogo così distante dalla mia dimora e di non potervi confortare in alcun modo, se non attraverso un foglio di carta.
Mi è difficile trasmettere l'intensità dei miei sentimenti in questo modo, e poiché conto- quando acconsentirete e sarete pronte- di farlo di persona, cercherò di essere breve.

Ciò che seguì mi era già stato comunicato da Hilda, eppure, quando lo avevo riletto, mi ero soffermata sull'inchiostro perdendo la cognizione nel tempo.

I ricordi che vi riguardano sono per me quelli più gioiosi e vi medito sempre con un enorme sorriso; trascorrere del tempo insieme mi manca più di quanto possa esprimere a parole ed è per questo che voglio chiedervi, augurandomi di non farlo con un tempismo sbagliato, di raggiungermi e di soggiornare con me e la mia famiglia per quanto lo riterrete necessario.
Spero di potervi incontrare al più presto e che il mio invito venga accolto con piacere a prescindere dalla sua riuscita.
La mia abitazione sarà sempre la vostra e non vi sarà istante che non mi vedrà pronta ad accogliervi.
Porgo a tutti voi un affettuoso saluto.
Vostra cugina,
Charlotte.

Mi lasciai ricadere sul materasso e guardai il soffitto con insistenza; sebbene una parte di me volesse assecondare le sue parole e sfiorare una sorta di familiarità, quella che senza dubbio dominava sull'altra non era in alcun modo disposta a lasciare la casa dei signori Campbell.
Io che per anni avevo sognato di poter viaggiare e che con la stessa veemenza adesso detestavo la città in cui mi stavo rifugiando, mi sentii afferrare da un vortice di contraddizioni e mi arresi alla forza dei dubbi che mi stavano attanagliando.
Lasciai che un sospiro si spezzasse nell'aria e per l'ennesima volta mi intimai di ritrovare la calma, inspirando e chiudendo gli occhi.
Mi ripetevo che sarebbe andato tutto bene, ma lo facevo sempre senza crederci davvero, perché dopo ogni rassicurazione seguiva l'amara domanda: "Quando?" .
E a quella non riuscivo mai a dare una risposta.
Sperando che come al solito sarebbe stato efficace, decisi di dare una seconda possibilità al romanzo abbandonato sul polveroso tavolino accanto al letto per distrarmi.
La lettura non riuscì, tuttavia, ad annientare l'insistente sensazione di preoccupazione.
«È permesso?», un gentile bussare alla porta accompagnò la timida voce di James.
Assentii in risposta, lasciandolo prendere posto proprio accanto a me.
«Trovi la lettura di questo libro più soddisfacente della precedente?»
«Be', non saprei», ammisi sospirando, «sono ancora all'inizio».
«Oh, davvero?», domandò con evidente sorpresa.
Di solito, leggere un libro nel corso di un'intera giornata mi avrebbe portata a una conclusione ben diversa.
Ero una lettrice molto veloce e il signor Campbell ne era consapevole più di chiunque altro. Durante il mio soggiorno si era impegnato per fare in modo che avessi sempre un romanzo da sfogliare quando ne sentivo il bisogno.
«Non riesci a concentrarti?», gli occhi, incurvandosi, trasmettevano la sua commiserazione nel modo in cui le parole falliscono nella loro inevitabile limitazione.
«È la lettera a darti un tormento simile?»
Abbassai lo sguardo nell'incapacità di trovare delle parole adatte a quella situazione. La lettera era la causa e al contempo il culmine di altre ragioni che si susseguivano senza tregua.
«Non sei felice, Hazel? Hilda mi ha parlato spesso del tuo rapporto con Charlotte, non trovi che rivederla possa rallegrarti?»
Vedendomi selezionare ancora una volta il silenzio, decise di tentare un approccio diverso.
Notare in lui una lampante traccia di delusione mi fece piegare con robustezza le dita fino a privarne le nocche del loro colorito roseo.
«Mia cara, vivere è talvolta terribilmente faticoso» disse afferrandomi la mano per impedirmi di graffiarne il palmo durante la stretta. «Ma tu, così giovane, nascondendoti dai tuoi ostacoli finirai per dimenticarti come si fa».
Lo guardai scuotendo la testa e sorrisi con grande ammarezza.
«Fingere di non sentire i commenti che mi rivolgono è quasi più difficile di ritrovare la voglia di uscire di casa» lo confessai arrendendomi, quasi non avessi più niente da perdere.
Questa volta fu James a distogliere lo sguardo, ne colmò la mancanza utilizzando entrambe le mani per cingere la mia e accarezzarne la pelle smorta.
«Lo so», sospirò dispiaciuto. «Sono l'ultima cosa di cui hai bisogno».
Così, dopo un lungo silenzio, pronunciò parole che sembravano costargli un considerevole sforzo:
«Sono sicuro che sai già quanto teniamo a te, Hazel», si schiarì la voce pensando a come continuare il suo discorso, «e vedere il modo in cui eri solita brillare e affrontare la vita con grinta ci manca immensamente. Ti allontani da tutti ogni giorno di più e ogni volta ti avvicini a uno spegnimento cui il solo pensiero ci addolora più di qualsiasi altra cosa».
Il tempo sembrò arrestarsi all'incapacità che dimostravo ad accettare le sue parole.
Avrei voluto dire che non era vero, ma più di chiunque altro ne ero consapevole.
«James, non ne ho le forze» ammisi senza ragionare su ciò che dicevo e come non ero riuscita a fare con Claire, ammonendomi all'istante per averlo rivelato con tanta sconsideratezza.
Eppure non c'era niente di più vero; persino la più semplice delle azioni, ormai, rappresentava una vera e propria impresa.
«Sei la persona più forte che conosco, è una certezza che mai potrò né dovrai mai mettere in discussione» mi afferrò con fermezza entrambe le braccia cercando così di trasmettermi la serietà delle sue asserzioni. «E benché soffra alla sola ammissione, questo luogo non è adatto a te e non farà che peggiorare la tua situazione. Adesso che ti hanno offerto di accoglierti, che hanno capito...»
«Alludete a una mia partenza?», lo chiesi retoricamente, ma sperai comunque di sbagliarmi, perché non sapevo come avrei potuto affrontare un ulteriore trasloco.
"Dunque anche lui vuole che me ne vada via?", sentii ogni muscolo irrigidirsi alla desolante realizzazione.
Sebbene l'avessi sempre celato dietro ad atteggiamenti freddi e distaccati, ricambiavo il grande affetto che i signori Campbell mi trasmettevano e con la governante rappresentavano ormai la mia unica sicurezza.
Separarmi da loro era fuori ogni discussione, ma in quel momento temetti per la prima volta che non fossero dello stesso avviso.
«Dovrò perdere anche voi, James?», mi forzai di soffermarmi sul suo volto, incontrando due occhi spalancati e avviliti.
Il tono doveva essere stato molto duro, perché i lineamenti dell'uomo vennero incupiti da un profondo dispiacere, e io mi pentii all'istante di averlo utilizzato nel tentativo di renderlo inflessibile.
Ma vi era in me una tale urgenza nell'avere delle risposte che i sensi di colpa vennero subito sostituiti da un'evidente agitazione.
Temevo che se avesse detto di sì non sarei riuscita a sopportarlo.
«Oh, Amelia» proruppe avvolgendomi in un abbraccio solerte e mortificato, udire il mio nome dopo così tanto tempo ebbe un effetto avvilente. Lo aveva pronunciato abbassando di colpo l'intensità della voce, eppure mi aveva investita con una potenza insopportabile. «Cosa ti salta in mente? Questa è casa tua, ricordi?»
Nessuna replica lasciò le mie labbra, mi limitai soltanto ad annuire.
«Si tratterebbe solo di un allontanamento momentaneo in un luogo dove potrai sentirti più a tuo agio e con persone con cui hai condiviso momenti magnifici. Io e Claire riteniamo che Dreich non sia il posto adatto ad aiutarti a superare ciò che è accaduto, che sarebbe più opportuno tornare solo dopo esserci riuscita. Quella lettera è arrivata diverse settimane fa e perdonaci se non siamo stati all'altezza dell'attesa. Volevamo trovare il momento migliore e, vedendoti uscire di casa, abbiamo creduto...», scosse la testa, troncando il suo stesso discorso. «Quando ti sentirai pronta ti accoglieremo a braccia aperte, ma ti prego di considerare la proposta di tua cugina e di provare ad assecondarla. Se non dovesse portare ad alcun miglioramento o addirittura condurti a uno stato d'animo peggiore sarai libera di tornare qui e incoraggeremo la tua decisione».
Lo osservai provando a camuffare un'aria contrariata.
«È così importante per voi?», chiesi sospirando e concentrandomi, in principio, solo sul pavimento.
"Se dovesse rispondermi di sì", mi dissi, "io non obietterò ulteriormente".
«Vederti felice? Più di ogni altra cosa».
«D'accordo» la mia resa si concretizzò in un sonoro sospiro. «Allora prometto di provarci».
Un angolo delle sue labbra si sollevò con una punta di amarezza, solo allora mi allungò un piccolo quaderno marrone.
Era rifinito in pelle ed era richiuso da una fascia nera, notai subito la somiglianza con l'agenda su cui era solito scrivere per non dimenticare i suoi impegni più importanti.
«Tieni, mia cara. Chi fa buon uso della propria mente non si sentirà mai abbandonato» indugiò sulla pressione delle dita che fasciavano un angolo del taccuino. «Non temere di perdere qualcuno, solo di perdere te stessa».

Trascorsero alcuni giorni da quella conversazione.
Avevo preparato il necessario per partire ed ero rimasta a lungo a fissare la camera, sentendola un po' meno mia.
La certezza che non sarebbe stato semplice mi aveva soffocata subito dopo la richiesta di James, ma la massima espressione della mia avversione per le uscite avvenne proprio al momento della separazione.
Nessuna stanza mi avrebbe più avvolta nel conforto delle sue mura e sentii i muscoli fremere come corde di violino alla sola constatazione.
«Non sarà un viaggio così lungo» informai Hilda per l'ennesima volta, niente sembrava riuscire a rassicurarla.
«Sicura che ciò che hai messo in borsa sia sufficiente?», domandò allora la signora Campbell, preoccupata.
Risposi di sì, indossando un lungo scialle nero cucito dalla governante proprio in vista della spedizione.
«E se ti perdessi?», proruppe quest'ultima, «se ti ammalassi? Se ti perdessi e ti ammalassi?»
«Le ho dato una mappa, Hilda, coraggio!», questa volta fu James a fare i conti con la sua agitazione, sebbene celasse lo stesso timore dietro un tono falsamente deciso. «Non c'è nulla di cui aver paura! Non è vero, Claire?», cercò con nervosismo una conferma dalla moglie, quasi a convincere sé stesso prima della governante; la donna, tuttavia, si limitò ad annuire in modo poco convincente.
Avrei alloggiato nelle locande stanziate sui miei passi e nessuno di loro sembrava guardare quella prospettiva con grande entusiasmo.
Percepii Hilda borbottare incrociando le braccia al petto, poi l'affetto vinse sull''inquietudine e la spinse a stringermi con tutte le sue forze.
«Tesoro mio» sussurrò con la stessa dolcezza di chi mi aveva accompagnata durante la crescita e si vedeva costretta a lasciarmi andar via.
Non ci eravamo mai divise, in fondo, e farlo per la prima volta era tanto difficile per me quanto lo era per lei.
«Non state in pensiero» la sollecitai con lo stesso tono. «Vi manderò una lettera non appena sarò arrivata a Edimburgo».
Ricambiai appena l'abbraccio cercando così di darle conforto.
Un lungo sospiro e una vistosa stretta al mio vestito colorato d'avorio precedettero la sua rassegnazione.
«Mi mancherai così tanto, Hazel, più di quanto tu possa immaginare» e mi mostrò un sorriso malinconico quando le dissi che avrei anch'io sentito la sua mancanza.
Quando capì che l'abbraccio era durato fin troppo- sebbene non avessi avuto il coraggio di sottrarmi alla sua presa- si schiarì la voce e lisciò con cura l'abito donandogli il suo iniziale stato ordinato.
Così fu il turno di James, che con lo stesso gesto trasmise simile ma composta impellenza.
«Ti aspetto, mia cara» mormorò accarezzandomi la schiena. «Metterò da parte dei nuovi romanzi, te lo prometto. Perché non passi in libreria prima di partire, a proposito? Avresti un nuovo passatempo, sai, nel caso in cui avessi bisogno di un aiuto per dormire... Il denaro dovrebbe bastare».
Ombra e luce era ben custodito all'interno della mia borsa, ma nell'inconsapevolezza di quanto sarei rimasta nella dimora di Charlotte trovai il suo consiglio prezioso e per questo lo ringraziai.
«Ricorda, il signor Miller è un amico di vecchia data e ti attenderà a un'ora da qui. Lui saprà cosa dire e cosa fare per farti uscire, ma i confini di questa città non hanno clemenza e non devi attraversarli da sola per nessuna ragione».
Allora mi privò del suo calore, non prima di aver schioccato un lungo bacio sulla mia fronte.
E infine fu Claire a cingermi tra le sue braccia, sforzando un sorriso senza riuscire a nascondere la sua natura malinconica.
«Non sei sola, Hazel, rammentalo sempre» le tremò la voce riproponendomi una delle sue frasi più frequenti, quasi percepii le lacrime velarmi gli occhi con una patina di sofferenza.
"No" avrei voluto controbattere."Ora più che mai io sono totalmente sola".

Spazio Autrice
Ciao a tutti! Come state?
Vi chiedo scusa per aver impiegato così tanto a scrivere questo nuovo capitolo, sono davvero dispiaciuta.
Solo da poco ho ritrovato il tempo di scrivere e continuare questa storia.
Ho molte idee in testa e altrettanta voglia di concretizzarle in nuovi capitoli, spero che la piega che prenderà Sentieri Nascosti possa essere di vostro gradimento.
Intanto mi auguro che abbiate apprezzato questa parte, vi aspetto nella prossima e prometto di condividerla in tempi più brevi.
Buona giornata! 🤍

Sentieri NascostiWhere stories live. Discover now