2• LAMPO VERDE

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*
 
 
"Regulus, hai visto mio fratello Rabastan?"

"No, mi spiace, sono appena arrivato."

"Ah, non importa, grazie comunque." sospira Rodolphus Lestrange prima di avviarsi lungo uno dei tanti corridoi polverosi di cui è dotata questa casa.
È incredibile quanto assomigli alla mia: stessi soffitti alti e adorni di riccioli di legno dorato, stessi quadri austeri appesi alle pareti ricoperte dalla stessa carta da parati scura, stesse scale in
legno scricchiolanti e stessi maledetti tappeti.

O, almeno, quegli ammassi di polvere e Slazar solo sa cos'altro che io so essere tappeti. Forse, però, guardando meglio quello sopra al quale
sto camminando, è arrivato il momento di ricredermi...

Ma c'è una stanza, a Casa Black, che la distingue da tutte le altre, una stanza che la maggior parte degli abitanti di quella casa vorrebbe veder sparire: la camera di Sirius.

Lì dentro, stendardi, sciarpe e drappi rosso-oro pendono dal soffitto e dai muri, dove sono accuratamente attaccate, grazie all'Incantesimo di Adesione Permanente, foto di lui con i suoi
compagni di scuola, di motociclette babbane e di ragazze in bikini. Anche il copriletto e le tende del baldacchino sono state ricolorate con i colori di Grifondoro.

Sirius è sempre riuscito a rendersi insopportabile, ma devo ammettere che ha classe...

Se n'è andato da più di tre anni, lasciando la stanza nel suo consueto e totale disordine, lasciando quella casa per sempre e lasciandoci me.

Vorrei poterlo incolpare per questo, vorrei poter dire che ha sbagliato e che è stato uno stupido a lasciarmi lì, ma non posso. Non posso perchè io avrei fatto la stessa cosa.

Non mi sarei portato dietro un fratello che odio e che ricambia lo stesso sentimento nei miei confronti, una persona che ormai non conosco più, troppo lontana e diversa dal ragazzino che ricordo.

"Regulus, di quà." mi sento chiamare mentre riemergo dai miei pensieri.
Mi volto e vedo Narcissa che mi guarda e mi indica con una mano un corridoio la cui fine si perde nel buio, nonostante le torce appese alle pareti. Ritorno a guardarla: indossa un lungo
vestito di velluto verde e argento, con qualche pizzo chiaro lungo la scollatura e una collana di perle blu notte ad adornarle l'esile collo. I lisci capelli biondi le ricadono sulle spalle, solo le
prime ciocche raccolte dietro la testa, e le incorniciano il volto pallido e gli occhi chiari.

"Sì, scusa. Ero sovrappensiero." le sorrido.

Lei ricambia. "Capisco." mi dice avviandosi.

No, non è vero. Non capisce, non può capire, non può nemmeno immaginare quello che provo.

La seguo lo stesso.

"Allora, come si sta a Casa Malfoy?" le chiedo, giusto per rompere il ghiaccio.
Si è sposata da poco ed è venuta ad abitare in questa villa con Lucius, suo marito.

"Oh, niente male. Lucius è un'ottima compagnia, ma..." esita. "...ammetto che mi manca molto casa mia." sussurra alla fine.

Sono sempre andato d'accordo con Narcissa, io e lei abbiamo sempre avuto un rapporto speciale e, ogni tanto, sentiamo entrambi il bisogno di confidarci con qualcuno. Ora tocca a me.

fare da spalla.

Sto per risponderle con qualche parola gentile, quando una porta si apre in fondo al lungo corridoio, permettendomi di vedere l'interno della stanza.
Sento il sangue gelarsi nelle mie vene e il cuore rallentare di colpo alla vista di ciò che ho davanti. Mi manca il fiato e comincio a non sentire più le gambe.

Riesco a intravvedere che anche
mia cugina si è bloccata come me, evidentemente altrettanto sconvolta.
C'è un ragazzo semisvenuto, tremante, con parecchi tagli e graffi sanguinanti sul corpo e sul viso che si trova sollevato a mezz'aria, probabilmente a causa di un incantesimo lanciato dal
Signore Oscuro in persona che lo sta guardando maligno.

Il problema è che quel ragazzo non è altri che Rabastan Lestrange.

"Oh, Regulus e Narcissa, gli ultimi Black che mancavano all'appello. Prego, entrate." ci invita Lord Voldemort con voce suadente, invitandoci a prendere posto su due sedie rimaste vuote.

Solo ora che ho momentaneamente assorbito lo chock, noto che Rabastan è sospeso sopra una lunga tavolata di legno scuro, circondata da molte sedie occupate da altri Mangiamorte
che fissano impietriti la scena.

Le ultime braci di un fuoco nel camino all'altra estremità della stanza emanano una luce troppo tenue per illuminarla, così sono state create delle sfere
luminose verdi che danzano verso il soffitto, rendendo l'atmosfera spettrale.
Nagini si accomoda tra le sue spire dall'altra parte della sala, mentre io e Narcissa avanziamo fino ai nostri posi: lei vicino a Lucius, io vicino a Rodolphus.

Lo squadro velocemente: è perfettamente immobile, sembra quasi che non respiri, la schiena ritta e lo sguardo carico di terrore puntato su suo fratello.
"Molto bene." inizia l'Oscuro Signore, chiudendo la porta. "Ora che ci siamo tutti, è giunto il momento di comunicarvi lo scopo di questa riunione."
C'è un momento di pausa, durante il quale Lord Voldemort muove qualche passo e raggiunge Nagini a capotavola.

"Il nostro caro amico Rabastan, quest'oggi, ha commesso un atto a dir poco riprovevole. Durante uno scontro avvenuto tra alcuni Mangiamorte e degli Auror, più precisamente alle tre di
questa notte all'incrocio tra Notturn e Diagon Alley, si è permesso di disarmare uno di loro, di metterlo con le spalle al muro, senza alcuna possibilità di fuga o di ricevere aiuto, e di rinunciare" aumenta l'enfasi sulla parola " a terminarlo, senza porre dunque fine alla sua miserbile vita."

Un mormorio di stupore e dei versi di disgusto da parte di Bellatrix si leva dalla tavolata, mentre un sorriso macabro prende forma sul volto dell'Oscuro Signore.

Non ho neanche il tempo di pensare, di provare ad immaginare perchè Rabastan abbia compiuto un atto così compassionevole, che credevo di essere il solo in grado di compiere, che
Lord Voldemort mi fornisce la risposta.

"Allora, Rabastan, puoi dirci perchè non hai ucciso Sirius Black?"

Mi si blocca di nuovo il respiro.

Il cuore decelera per la seconda volta in una manciata di minuti troppo misera, comincia a girarmi la testa e prendo a sudare freddo.

Perchè è per me che l'ha fatto, non ha ucciso Sirius perchè sa quante notti ho passato in bianco pensando a lui e alle litigate che facevamo nei corridoi.
Ha la mia stessa età ed eravamo in dormitorio insieme; lui è stata l'unico ad offrirmi un po' di sostegno quando ne avevo bisogno

sa che non ho dimenticato mio fratello.

Per questo non l'ha ucciso.

Per questo ora verrà ucciso lui.

Ed è solo colpa mia.

Fortunatamente, il contegno tipico dei Black che mio padre si è impegnato tanto a trasmettermi viene in mio soccorso e riesco a mantenere uno sguardo impenetrabile, anche se mi costa
davvero molto.

Guardo l'Oscuro Signore e mi accorgo che ha gli occhi puntati su di me. Gli restituisco uno sguardo di ghiaccio e poi torno a guardare il corpo di Rabastan: è rivolto verso il soffitto, ma ha
la testa reclinata all'indietro e riesco a cogliere uno sguardo che conferma quello che avevo già capito.

Sto per dire qualcosa, mi sto inventando qualcosa per provare a scusarlo senza riuscire a staccare lo sguardo dai suoi occhi, quando quelle due parole risuonano nella stanza, seguite dal

Lampo verde.





Spero vi piaccia adesso può darsi che può sembrare noiosa....ma ho in mente molti colpi di scena

Scusami Sir... •Regulus blackWhere stories live. Discover now