Capitolo 3

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- Devo farlo, sto facendo la scelta giusta, non ho paura delle conseguenze, di ciò che verrà dopo, riuscirò ad affrontare tutto, nonostante mi ritroverò sola, completamente sola. -

Questa parole continuavano a frullarmi nella mente, mi destavano così tanta paura, ma ero convinta al 100% che quello che stavo per fare, fosse davvero la scelta giusta. Lontano da quì, lontano da tutti, dovevo ricostruirmi una vita, dovevo riprendere in mano la mia vita, e non c'era occasione migliore, se non questa.

Accesi il computer e digitai quel sito che osservavo ormai da giorni, senza attuare alcuna mossa.

- www.londonuniversity.com/ accedi al sito/ scarica modulo iscrizione online/ invio -

Lo stavo davvero facendo?

Passarono 40 minuti prima di aver finito la compilazione del modulo di iscrizione; adesso bisognava soltanto stamparlo, attuare il pagamento e mostrare il tutto a mia madre.

Perchè avevo paura di ferirla nonostante lei mi avesse reso vittima delle sue scelte sbagliate? Perchè continuavo a ripetere lo stesso errore? La risposta a questa domanda si trovava soltanto in quel modulo, che non appena uscì fuori dalla stampante, incoraggiò la mia parte sensibile e scaturì in me un brivido misto di ansia e voglia di cambiamento. Esatto, proprio ciò che rincorrevo da sempre, un nuovo stile di vita.

Il piano di studi che offriva l'università di Londra era vasto, completo, ricolmo di iniziative mirate alla formazione culturale completa; era perfetto, e niente e nessuno avrebbe potuto impedirmi di realizzarmi sul campo studentesco.

Dopo aver stampato due copie del modulo d'iscrizione, decisi di scendere al piano di sotto, nonostante ci fosse un tremore costante mentre poggiavo i piedi su ogni singolo scalino, era il mio momento, stava per accadere sul serio.

Giunsi in cucina, e con mio stupore, non vi trovai nessuno all'interno.

«Mamma!» - cominciai a chiamare ad alta voce.

Nessuna risposta.

«Mamma!!!» - ritentai invano.

Con il foglio in mano, andai in camera sua, aprii la porta con delicatezza, sperando di trovarla sul letto a leggere un libro, ma niente.

Non era nemmeno lì.

Uscii nel giardino, doveva per forza essere nei paraggi, la macchina era parcheggiata nello spiazzale esterno, non doveva essersi allontanata poi così tanto. Provai a digitare il suo numero, e sentii un suono provenire dall'ingresso; aveva lasciato il telefono in casa. Cazzo.

Rimasi inerme, ad aspettarla per ore, cercando di distrarre la mia mente dalla preoccupazione facendo zapping in tv e giocando stupidamente con il cellulare. Inziai a pensare di aver esagerato rispondendole e parlandole in quel modo, ma sta di fatto, che avrei dovuto dirle prima o poi quello che lei aveva creato di me, la figura silenziosa a cui bastava del cibo e dei soldi per poter andare avanti, la figlia taciturna e intelligente. Non era questo ciò che io volevo lei capisse, al contrario, io stessa avevo bisogno di renderla partecipe dei miei problemi, anche quelli più banali in campo sentimentale e scolastico. Se, negli anni passati, non avessi mai avuto il coraggio di renderla partecipe, anche per un minimo, della mia vita, avrei scommesso l'anima, che lei non si sarebbe mai interessata, perchè concentrata su una monotonia folle, frenetica, che nonostante negasse, l'avrebbe portata allo stremo più del dovuto.

Strappando un pezzo di pane con i denti, decisi di mandare un messaggio a Liam, sperando almeno di ottenere una risposta, di uscire con lui, di dimenticare la confusione che stava attraversando la mia scatola cranica in quel momento.

Dopo qualche minuto, come era solito fare, Liam rispose:

'Hey, mi dispiace dirtelo, credimi, ma stasera non posso. Mi farò perdonare. Un bacio sorellina x'

Anche lui aveva il diritto di vivere la sua vita, e per quanto potesse avermi reso triste la sua risposta, dopo qualche attimo mi resi conto che la sua vita non proseguiva in corrispondenza alla mia, ed era giusto che avesse i suoi impegni, le sue esperienze, i suoi ritmi.

La mia mente viaggiava ad una velocità indescrivibile, incollava pezzi di idee che non riaffioravano da secoli; chiusi gli occhi per un attimo con il tentativo di mettere fine alla stanchezza interiore che mi stava tormentando, e l'immagine che notai in primis, fu quella di mio padre seduto accanto a me.

Un'immagine così luminosa, perfetta ed immutabile, sembrava non essere dinanzi alla mia vista da secoli, eppure era lì, in sogno, ma c'era. Continuava a dirmi che stavo facendo la scelta giusta, la scelta adatta a me e al mio futuro, sorridendo in maniera lieta e serena, diffondendo all'interno del mio cuore un calore di rassicurazione, che riuscì a manifestarsi in me, anche dopo il mio risveglio. Non ricordavo di aver sognato mio padre degli ultimi 5 anni, difficilmente riuscivo a credere in un contatto ultraterreno, al contrario di mamma, condizionata dalla sua forte credenza e convinta del fatto che avrebbe potuto comunicare con lui andando al cimitero e parlandogli da dietro una lapide.

Il cimitero.

Come ho fatto a non pensarci prima?

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