Chapter 1

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"un nuovo inizio"

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Mi trovo in una stradina deserta, piena di spazzatura e mozziconi di sigarette, cartine e polvere bianca qua e là per il cemento, la luna sta piano piano sorgendo e di conseguenza l'aria sta diventando più fredda;

È una routine per me ormai camminare su questa strada, alla ricerca di cibo, di compagnia o di qualcosa che potrebbe portarmi a una svolta, a un cambiamento vitale. Quel giorno però non è ancora arrivato e sto cominciando a pensare che non arriverà mai.

È ormai da quattro anni che sono sola contro il mondo, senza nessuno, ricercata un tutto il paese per aver ucciso due miei coetanee. Avevo solo 12 anni quando sono scappata, senza lasciare alcuna traccia. Nessuno ha mai più saputo di me, ha avuto più mie notizie e, a dir la verità, non me ne pento un granché. Odiavo i miei genitori, la mia famiglia. Mio padre era un alcolizzato, mia madre andava dietro a suo marito e io, insieme a mia sorella e mio fratello, dovevo subirmi le loro urla, i loro insulti e i traumi che vi conseguivano, tutto ciò finché un giorno, mentre ero a scuola, decisi di prendermela con due mie compagne di classe, Xhulia e Carmen, che mi avevano chiamata quattrocchi, dato che a quell'epoca portavo gli occhiali.

Le seguii in bagno, legai loro le mani con dello scotch argenteo e le tagliai la gola, per poi scappare dalla finestra.
Che bambina problematica, eh?
Per me non fu molto facile da superare, quell'avvenimento mi aveva causato un grave trauma, ma ripeto: non me ne pento.

Da quel giorno nessuno ebbe più notizie di me;
Ero molto astuta e furba, non ho mai lasciato tracce, neanche una sola briciola, e non ho mai avuto paura che mi prendessero.

Sono sempre stata abile nel difendermi, in questi quattro anni però le mie abilità sono migliorate, di bene in meglio. Non ho più ucciso nessuno, non ne ho più avuto il coraggio, però non ho perso occasione per picchiare qualche barbone o qualche stronzo molestatore. Ho sempre odiato i razzisti, i bulli, gli omofobi, i maschilisti e in generale la gente ignorante, perciò ogni volta che mi imbattevo in situazioni che avevano a che fare con questi individui intervenivo a loro sfavore. Aiutavo molte persone ed era questa una tra le cose che mi tenevano ancora in vita.

Ora sono qui, senza una casa, senza una famiglia, senza degli amici, priva di un soldo e di cibo, che mi aggiro per le strade di New York come una semplice senzatetto, quando in realtà sono una piccola assassina che scappa dai poliziotti.

Dopo aver camminato per un paio di minuti mi ritrovo davanti Julian Chavier, un teppistello di 23 anni che va in giro a cercare droga economica.

" Ancora qui, signorina Grace?" Chiese lui portandosi la sigaretta in bocca.

" Buonasera anche a te, Julian" risposi io sarcasticamente, provocando una risatina dal ragazzo apparentemente carino, se solo non fosse per il fatto che aveva un odore insopportabile, si comportava da scemo e vestiva peggio di un barbone, quando in realtà aveva i genitori ricchi. Cosa ti aspetti da uno che si fa di eroina dalla mattina alla sera?

"Buonasera, buonasera. Picchiato qualche stupratore oggi?"

" Ma che domande mi fai?" risposi perplessa. "Comunque no, non prendo a pugni qualcuno da molto. Non penso di averlo mai fatto in realtà, come sai vado più sulle mosse da stendimento a terra. Sai cosa intendo..."

"Sai, se ci tieni così tanto io sono a disposizione" mormorò il ragazzo, buttando fuori del fumo dai polmoni. Roterai gli occhi e lo sorpassai, accorgendomi del fatto che mi stava guardando il culo. Se fosse stato in sè gli avrei mollato un calcio nei testicoli, però lasciai fare, infondo era praticamente in overdose.

Camminai per altri cinque isolati finché, ormai stanca, mi sedetti su una delle poche panchine rimaste intatte della zona, anche se poi così tanto intatta non era.

Mi adagiai sulla ruvida e bagnata legna di cui era fatta la panca ed estrassi un coltellino svizzero dalla tasca destra della giacca. Era lo stesso strumento che usai due anni fa su quelle sue innocenti ragazzine, che tanto innocenti non erano. Mi ricordai di quando, in preda ad una crisi di rabbia, trascinai lentamente quel coltello sul loro collo, formandoci una linea orizzontale, di quando vidi le loro facce terrorizzate che mi guardavano, sapendo che per loro non ci sarebbe stata speranza.
Piano piano il sangue colava sui loro colli, più tagliavo e più aumentava, avevo perso il controllo.
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Incisi con quel coltello piccole circonferenze nella legna, mi rilassava vedere le finissime strisce di legname che si formavano.

Mentre osservavo il mio lavorato sentii dietro alle mie spalle un fruscio di rami, a cui non diedi molto peso. Mi alzai spaventata quando, oltre al rumore, iniziai a sentire anche delle voci, voci di una donna e un uomo, che bisbigliavano qualcosa di incomprensibile.

Mi alzai di scatto e mi girai verso un gran cespuglio di rose avvizzite, da cui sbucarono un ragazzo riccio e moro, alto, con occhi color nutella, e una ragazza bassina, occhi a mandorla neri e la stessa cosa i capelli, che erano corti.

" Non ti vogliamo far del male, vogliamo solo parlare." Disse la ragazza alzando le mani, e stessa cosa fece il ricciolino, che però in mano teneva un coltellino simile al mio. D'istinto presi il mio di aggeggio, cosa che scaturì nel moro confusione.

" Mi avevi detto che non era pericolosa..." disse lui.

" Appunto, è innocente. Ha solo 16 anni, non avrai paura di una sedicenne con un coltellino svizzero." Borbottò la ragazza.

Lasciai sfuggire una risatina dopo aver sentito l'affermazione della presunta coreana, che mi guardò socchiudendo gli occhi.

"Cosa volete" chiesi io tenendo ben visibile il coltellino.

" Vogliamo cambiarti la vita, dacci l'opportunità di renderti una persona più potente, più forte." Rispose la ragazza avvicinandosi a passo lento verso di me, che però continuavo ad indietreggiare.

"Ma non fatemi ridere," mormorai io. "È da due cazzo di anni che cerco un posto dove stare, un lavoro, qualcosa. E ora arrivate voi che con uno schiocco di dita mi cambiate la vita? Fatemi indovinare: siete due arrapati che cercano un'orfana senzatetto da scopare o cercate droga? Sappiate che non ho nessuna di queste due cose."

"Non essere ridicola. O vieni con le buone o ti prenderemo con le cattive." Continuò lei.

"Provate a prendermi" dissi io, per poi mettermi a correre il più veloce possibile.

Ero abbastanza veloce, forse anche troppo, perciò sarei sfuggita da quei due, se non fosse per il fatto che non erano soli.

Iniziarono a uscire persone da tutti i lati della zona, un paio ogni 10 miglia, l'ultima cosa che vidi fu una ragazza vestita di rosso e truccata in modo strano, da Calaveras, poi buio.

Fatti per stare insieme // 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐮𝐬 𝐀𝐫𝐠𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora