Era una giornata come tutte le altre mentre tornavo a casa da scuola. Faceva freddo e la pioggia batteva sui tetti delle case, sulle macchine e su di me. Aspettavo l'autobus con le cuffie nelle orecchie e lo sguardo basso pensando a lui. Ogni volta che ci penso di solito mi arriva un suo messaggio e così fu anche per quel giorno.. "hey piccola ci vediamo oggi pomeriggio? dopo l'uscita del nuovo album finalmente ho un pò di tempo libero per noi due... non stiamo insieme da tanto tempo" Appena letto il messaggio feci un grandissimo sorriso e risposi dicendo "amore ma cosa stai dicendo ci siamo visti ieri" "si ma sei solo venuta a fare un saluto a tutti noi sette in generale, non sei venuta dal tuo jimin🥺" "povero il mio amore... e va bene allora ci vediamo dopo per stare un pò noi due da soli... così casomai ti faccio scontare questi giorni di assenza ☺️" "aspettavo che lo dicessi... ci vediamo alle tre, fatti trovare pronta ti aspetto sotto casa baby girl" "va bene amore a dopo☺️" Con un immenso sorriso sulle labbra e il cuore all'impazzata salii sull'autobus e mi diressi a casa. Una volta arrivata pranzai e mi diressi nella mia camera per sistemarmi per il suo arrivo. Alle 14 e 45 ero pronta e impaziente aspettavo quel suo clacson che suonasse da disotto. Appena sentii quel rumore il mio cuore saltò un battito e corsi velocemente verso le scale. Uscii dal portone e mi ritrovai Jimin con quella camicetta nera e quei suoi capelli scuri che mi guardava da capo a piedi.
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Entrai nella macchina... "come sei bella piccola mia, mi sei mancata tantissimo" "anche tu Jiminshi" Eravamo diretti a casa sua per un bel pomeriggio insieme e mentre lui guidava mi teneva la mano sulla coscia stringendola e facendomi capire che mi voleva più di ogni altra cosa. Apprezzai molto questa piccola attenzione, la trovai dolce ma anche eccitante. Una volta arrivati scese dalla macchina, passò dal mio lato e mi aprì la portiera... "prego signorina" "oh grazie☺️" Scesi dalla macchina e entrammo dentro la sua grande e accogliente casa. Jimin si chiuse la porta alle spalle, buttò il mazzo di chiavi sul tavolo e mi spinse contro il muro dell'ingresso
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"E quindi come volevi scontare tutta questa assenza baby?" "Te lo faccio vedere subito Mochi" all'udire di questo soprannome mi prende i fianchi e fa "Come mi hai chiamato?" mi prende e mi gira con la faccia al muro mentre sento la sua erezione spingere dietro di me "Come ti ho detto che devi chiamarmi?" "D-d-daddy" "Adesso si che si ragiona" Inizia a baciarmi con foga e mi prende in braccio fino a portarmi in cucina per sbattermi sul davanzale della credenza. Mentre ci baciamo io gli sbottono la camicia e lui si slaccia la cinta che teneva su i jeans rigonfi per la sua eccitazione al vedermi in quello stato, sotto il suo volere, nelle sue mani. Mi alza la gonna e chiede accesso alla mia entrata spostando il leggero tessuto di cotone del mio intimo, io glielo permetto e lui mi mette due dita in bocca e comanda "succhia y/n" io comincio a succhiare e quando le sue dita sono abbastanza umide, comincia a prendersi gioco di me stuzzicando il mio punto debole con le dita facendo movimenti circolari e continui che provocano in me delle sensazioni mai provate. Continua fino a quando quasi non vengo, ma si ferma e con uno scatto le sue dita vengono sostituite dalla sua erezione impaziente di entrare in me. Il suo bacino fa movimenti lenti per farmi adeguare, e quando vede che ho preso il ritmo comincia ad aumentare le spinte "ah-ahia mi-mi fai male jimin" da un brusco colpo di bacino accompagnato dalla sua voce interrotta e senza fiato che pronuncia "qual'è il mio nome y/n?" "AH-AH D-DADDY" e continua con il suo ritmo aumentando piano piano la velocità delle spinte facendomi inarcare la schiena e provocandomi sensazioni di piacere allo schiocco delle nostre pelli. Io vengo urlando il suo nome e lui fa lo stesso. Neanche il tempo di riprendermi che mi prende per i fianchi e mi gira contro il davanzale. "Sapevi che ti avrei distrutta dopo tutto questo tempo piccola" tempo di pronunciare queste parole e mi penetra da dietro provocando in me degli urli di dolore che diventano piano piano piacere. Per ammortizzare le mie urla mi mette due dita in bocca mentre con l'altra mano si intrufola nella mia leggera camicetta per stringermi il seno. Continuiamo così fino a quando sfiniti non veniamo entrambi e ci accasciamo sul divano abbracciati.
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