Sette.

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«Non ti perdonerò mai, Altea De Santis

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«Non ti perdonerò mai, Altea De Santis. Sappilo».

Roteando gli occhi, sfilo una Winston blue dal pacchetto di Levi e me la ficco in bocca, poi l'accendo senza degnare nemmeno di uno sguardo quella melodrammatica di Denise.

Piuttosto mi siedo sullo scoglio e inspiro l'odore della salsedine, mentre le onde del mare risuonano attorno a noi.

«Ah, ora mi ignori anche? Oltre al danno, la beffa!».

«Quanto sei pesante, Deni», interviene in mio soccorso Levi, accomodandosi accanto a me. I deboli raggi di luce oggi gli illuminano le lentiggini. «Era soltanto una festa. Non farne una questione di Stato».

«Una questione di Stato? Soltanto una festa?», sbuffa una risatina incredula, intanto che fa avanti e indietro sulle rocce. «Oh no, belli miei, quella di sabato era la festa! E io avevo comprato un outfit pazzesco da sfoggiare, cosa che ovviamente non ho potuto fare visto che la mia, ora ex, migliore amica ha ben pensato di pisciarci per chissà quale ragione!».

Non la reggo più. Sono a un passo dallo scaraventarla in acqua e andarmene via. Voglio bene a Denise, ma spesso e volentieri  sopportarla diviene una missione ardua da portare a termine. Soprattutto quando si intruglia in queste situazioni di poco conto, facendole passare invece di importanza assoluta.

«E allora?», ribatto infastidita. «Potevate andarci benissimo anche senza di me».

«Ma se Levi non muove nemmeno un dito se non ci sei tu!».

«Avrei da ridire in merito...», cerca di intromettersi il ragazzo, ma lo sovrasto, perché davvero non ne posso più.

Abbiamo saltato la scuola e siamo venuti a Ostia per rilassarci, per stare fra di noi, peccato che Denise mi stia rompendo le palle da tutta la mattina. In genere sorvolo sulla sua acidità, inghiotto il rospo e mando giù, consapevole che si tratti soltanto di uno sfogo momentaneo. Stavolta però ho di già i nervi a fior di pelle e non sono in grado di digerire anche le sue di isterie.

«E non è un mio problema, Denise!», sbotto. «Sarò pur libera di fare quello che mi pare per una volta o devo stare sempre alle vostre condizioni?».

«Per una volta? Tu fai soltanto quello che ti pare! Quando mai sei stata alle nostre condizioni? Ti prego, ricordamelo, perché temo di avere dei vuoti memoria!».

«Ragazze», tenta di intromettersi Levi, ma non glielo permetto.

Oh no, al contrario. Scatto in piedi con un balzo, scagliando via la cicca mezza consumata, e digrigno i denti come un cane rabbioso. Sento la mia miccia bruciare, il filo sfrigola fino alla fine, pronto allo scoppio.

«Sempre, Denise, sempre!», alzo la voce, le punto un dito contro e lei me lo schiaffeggia, indispettita. «E scusami se ora come ora ho cose più importanti a cui pensare rispetto a una festa del cazzo di gente del cazzo che nemmeno conosco e di cui non mi importa niente!».

My BabyWhere stories live. Discover now