Undici.

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Chi dice che il dolore fisico è meglio di quello emotivo, evidentemente non si è mai ritrovato con la faccia spaccata

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Chi dice che il dolore fisico è meglio di quello emotivo, evidentemente non si è mai ritrovato con la faccia spaccata.

Cazzo se fa male. Soprattutto quando devo lavarmi. O fumare. O tirare. Ho il naso che a momenti mi si stacca dal viso per quanto volte me l'hanno rotto.

Giuro che non sono masochista. Farmi riempire di botte non rientra tra i miei hobby preferiti di certo, eppure per un motivo o per un altro mi ritrovo sempre in queste situazioni del cazzo. Sono una calamita per i guai, a quanto pare.

Il mio problema, in realtà, è che non dimentico nulla. Se esiste una persona più vendicativa di me sulla faccia della Terra, allora ancora devo conoscerla. Il rancore ce l'ho al posto del sangue, mi compone il fottuto DNA.

Ragione per cui, seduto sui gradini dell'anfiteatro, intanto che Douglas gira la solita canna e Christian scorre qualche tipa su Tinder, rifletto sulle prossime mosse da fare. Porca troia, ho dovuto passare una nottata in bianco perché avevo l'occhio troppo gonfio e dolorante.

«Non ci credo che ti sei fatto pestare da De Luca», sghignazza proprio Christian, giusto per rompermi le palle. «Che cazzo, manco un pugno sei riuscito a dargli?».

Lo fulmino con lo sguardo. «Sai com'è, un tantino difficile difenderti quando sei soltanto uno contro tre».

«Così impari ad andare da solo senza aspettarci la prossima volta che Luchino ti chiama».

«Ma chi cazzo sei? Mia madre?».

«Dio no, che schifo».

«In effetti».

Douglas scoppia a ridere di slancio, guardandoci di sottecchi, e scuote la testa, come a dire che siamo sempre i soliti coglioni. E ha ragione. Tra me e Christian, l'unico che si salva è proprio Doug.

Sbuffando, inclino il capo all'indietro e assottiglio le palpebre contro le nuvole rade, quasi a volerne vedere oltre. Sono soltanto le cinque del pomeriggio, eppure il cielo si sta già scurendo.

«L'Inverno sta arrivando», borbotta Nicole con la voce impostata, strappandomi una risatina, e la sento sospirare al mio fianco, forse grata che per una volta non l'abbia insultata.

«Vabbè, quindi?», torna alla carica Christian.

Mi volto a guardarlo e, giusto perché oggi mi gira un po' così, agguanto dal fianco Nicole per trascinarmela addosso. Lei non protesta, al contrario si sistema meglio sulle mie gambe fasciate dai soliti jeans neri usurati.

«Quindi, che?».

«Che ti ha detto Luchino? Qual era il problema?».

«Ah, ora ti ricordi di chiedermelo?».

«Meglio tardi che mai, no?», subentra Douglas, dopo aver acceso lo spinello, divertito. «Dai, parla senza fare storie».

Faccio per arricciare le labbra infastidito, ma la fitta per via della spaccatura mi fa desistere dal farlo. Ridurrò a un cumulo di sangue De Luca, prima o poi.

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