Quattordici.

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Prima o poi finirò sul serio per farmi ammazzare

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Prima o poi finirò sul serio per farmi ammazzare.  Che sia per spaccio o per overdose, la droga sarà comunque la mia condanna a morte.

Del resto, amiamo sempre ciò che ci fa male.

«Quattromila e nove, quattromila nove e cinquanta, cinquemila...», conta l'uomo di Luchino, seduto alla sua destra sul divano vecchio di settant'anni come minimo. «Sì, ce stanno tutti».

«Grande, Sherlock», borbotto, beccandomi un'occhiataccia che non mi sfiora per nulla.

Luchino, quella testa pelata del cazzo, si limita a sogghignare e accendersi una sigaretta, divertito dal mio nervosismo.

Sposto gli occhi su qualsiasi punto della casa, perché più lo guardo e più mi sale la malsana voglia di frantumargli la faccia contro il suo fottuto tavolino di vetro.

Perlustro l'appartamento almeno venti volte più grande del mio cunicolo, soltanto perché questo figlio di puttana ha deciso di sfondare le pareti e occuparne quanti ne voleva.

E per quanto possa essere sporco, trascurato, visto che è già tanto se Luchino alza il culo dal divano per andare a pisciare, scorgo oro e oggetti di valore ovunque.

Cornici, specchi, candelabri, tutto. Soldi ricavati su di noi poveri falliti che gli baciamo il culo.

«Allora siamo a posto, Nicholas», prende parola la merda, mostrando i suoi denti gialli da vomito.

Sorrido, falsamente. «Come sempre».

«Come sempre», ripete lui. «Danilo, dagli la nuova valigia!».

Stronzo numero due, il contabile dei Looney Tunes convinto di intimorirmi per tre tatuaggi che ha in faccia, corre a servire il padrone da perfetto cagnolino fedele qual è.

Ci lascia da soli per una manciata di secondi, il tempo necessario affinché Luchino possa scoccarmi il suo sorrisetto malizioso e per nulla rassicurante.

«Tuo fratello come sta?».

Mi pietrifico, la rabbia divampa nelle mie vene in un millesimo. «Non sono cazzi tuoi».

Non spezzargli i denti, Nick.

Lui scoppia a ridere, poi cicca sul pavimento senza curarsi di niente, «Cazzo, a volte vorrei che mio figlio fosse più come te. Non fraintendermi, Nikolai è un figlio di puttana della peggior specie e ci si mette tutti in tasca, ma tu sei uno spasso, ragazzo». Scuote la testa, ancora perso nelle sue risate.  «Faremo tante belle cose insieme».

Me ne devo andare all'istante, altrimenti giuro su Dio che gli spacco il cranio in tre punti diversi.

Prendo un respiro profondo, apro e chiudo le mani per non perdere la calma e sibilo a denti stretti: «Ne sono certo».

Luchino sta per aggiungere altro, qualcosa che con molta probabilità avrebbe potuto farmi scattare, ma per sua fortuna arriva Danilo che mi molla la valigia carica di droga tra le braccia.

My BabyWhere stories live. Discover now