Diciotto.

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Un sapore amaro, forse vodka, mischiato a qualcosa di più dolce mi invade la bocca, lo stomaco, le sinapsi, tutto, mentre due mani vigorose mi tengono fermo il viso in una morsa implacabile

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Un sapore amaro, forse vodka, mischiato a qualcosa di più dolce mi invade la bocca, lo stomaco, le sinapsi, tutto, mentre due mani vigorose mi tengono fermo il viso in una morsa implacabile.

E forse saranno le labbra morbide, forse il suono del suo respiro lento e caldo, forse il pensiero intrigante di baciare uno sconosciuto... non ne ho idea. Fatto sta che mi alzo sulle punte e rispondo al bacio con frenesia.

Sei tu?
Magari ci spero.

Il blackout dura l'effimero attimo di un secondo, me ne accorgo dalla musica che riprende e la gente attorno a me che torna a ballare, tuttavia me ne frego quando una lingua audace mi si infila in bocca di netto.

Quindi succhio, mordo, succhio di nuovo e gli tiro fuori tutti i gemiti che vorrei sentire, intanto che porto le mani sulle sue spalle ampie, poi su per capelli soffici che mi solleticano i palmi.

Can't hold us ci rimbomba addosso, ci rimbalza sulla pelle e, prima che possa rendermene conto, le sue dita mi stanno stringendo il bacino e la sua gamba si incastra fra le mie in un movimento calzante.

E se apro gli occhi che colore vedrò?
Il tuo?

No.
E sai perché?

Denti bruschi mi mordono il labbro inferiore, strappandomi un ansimo. «Porca troia, tesoro... vacci piano».

Perché quando mi stringi tu, mi lasci i lividi.

Sbatto le ciglia, con il fiato corto e il bacio ormai giunto alla fine, e mi allontano di qualche centimetro per guardarlo. Le luci stroboscopiche gli illuminano gli zigomi alti, le labbra piene e quei ciuffi biondicci che gli ricadono sulla fronte.

«Mi hai baciata», gli dico, esterrefatta.

Nikolai, senza mollare la presa su di me, ricopre la distanza che ho messo per far sfiorare i nostri nasi. «Sì. E tu hai baciato me».

Resto inerme a fissarlo, con ancora il suo sapore impresso sulla punta della lingua, incapace di formulare una frase di senso compiuto e la testa più leggera del solito.

Che diavolo è appena successo?

Il gin che ho bevuto deve star facendo il suo effetto, a quanto pare.

Nikolai abbozza un sorrisetto da infarto, inconsapevole dell'uragano che si sta di già abbattendo nella mia pancia, e di riflesso mi stacco bruscamente da lui.

La sua risatina, una brezza di insidia e cattiveria, mi si infila sotto la pelle, tant'è che un brivido mi scorre lungo la spina dorsale, e all'improvviso mi sento spaesata. Confusa.

My BabyWhere stories live. Discover now