Trenta.

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Un giorno sto scopando con la ragazza della vita, quello dopo mi sto facendo fottere io da quest'ultima

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Un giorno sto scopando con la ragazza della vita, quello dopo mi sto facendo fottere io da quest'ultima.

Il cuore mi batte così forte che penso stia per esplodermi nella cassa toracica. Lo sento picchiare duro, dimenarsi come se non volesse più starci nel mio petto.

Ci poggio una mano sopra, imponendomi di darmi una calmata, e prendo un respiro profondo mentre mi guardo attorno e tamburello il tallone sul pavimento.

Bianco. Vedo solo questo bianco del cazzo. Le pareti, i mobili, le cornici... tutto così fottutamente bianco e anonimo. Perché qualsiasi cosa venga detta o decisa qui dentro, alla fine dei conti, ti diranno che non si tratta nulla di personale.

Mi tiro il colletto della camicia buona, quella che tengo custodita per le occasioni giuste, e provo a inalare più ossigeno. Fatico a respirare fra queste quattro mura, sembrano restringersi sempre di più a ogni minuto che passa.

Tommaso è dall'altro lato della porta. Una strizzacervelli lo sta esanimando come una cavia da laboratorio, convincendosi e convincendolo di chissà cosa.

Cammino avanti e dietro, incapace di restare seduto sulla poltrona. Anche quella bianca.

Un rivolo di sudore mi scivola giù dalla tempia, fino al mento e poi prosegue. Non riesco ad asciugarlo, perché un crampo allo stomaco mi coglie all'improvviso.

Forse sto per morire. Finalmente.

Sbalzo in avanti, sofferente, e mi appoggio per un paio di secondi alla parete con le lacrime agli occhi.

Ho bisogno di Valium.
Valium.
Valium.
Valium.

No, non ora. Non ora.
Stringo i denti, calpesto il dolore e mi butto nel bagno minuscolo. Apro il rubinetto, senza neppure guardarmi allo specchio, e metto la faccia sotto l'acqua per riprendermi.

Valium. Valium.
Ossicodone.

Il getto freddo mi gela la pelle. Scartavetra la carne come un martello pneumatico e mi chiedo che sapore abbia la vita vera, quella in cui non devi cercare di capire se sia panico o astinenza. O forse entrambe.

Cosa gli stanno chiedendo?
Che cosa sta rispondendo?
Starà forse raccontando tutta la sua vita di merda?
Certo, certo che lo sta facendo. E quindi me lo porteranno via.

Faranno così. Perché lui si merita una vita migliore, lontana da me, lontana da Corviale. E so che probabilmente sarebbe la scelta giusta, ma... ma...

Io come faccio poi?

Strizzo le palpebre, mentre scivolo giù sul pavimento e mi mordo le unghie dal nervosismo. Sto impazzendo. Quest'attesa mi sta mandando fuori di testa.

My BabyWhere stories live. Discover now