Trentuno.

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Anti-Hero risuona nell'abitacolo, mentre mia sorella canticchia dai sedili posteriori e Levi si lamenta ogni due per tre

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Anti-Hero risuona nell'abitacolo, mentre mia sorella canticchia dai sedili posteriori e Levi si lamenta ogni due per tre.

«Io non ce la faccio più», piagnucola lui a oltranza da quando siamo partiti, praticamente. «Ma perché deve sempre scegliere lei la musica?»

Rebecca gli poggia una mano sulla spalla. «Lo sto facendo per te, Levi. Un giorno mi ringrazierai.»

«Stai certa che quel giorno non è oggi.»

Soffoco una risatina, guardando fuori dal finestrino e lasciandoli ai loro bisticci. Tanto ormai me la sogno pure io Taylor Swift, la notte. E sono più tipa da Noyz, giusto per dire.

Il cielo è plumbeo. Non sporge nemmeno un misero raggio di sole tra quelle nuvole livide. Soltanto un grigiore inquietante che non premette nulla di buono. Sembra stia per piovere sulla periferia di Roma. Eppure stamattina in centro c'era il Sole.

Il rumore della carta spiegazzata mi costringe a voltarmi, e in un attimo un conato alla gola oscura perfino il cielo.

«Proprio ora dovevi aprirlo?», sbuffo.

Reb si stringe nelle spalle e dà un morso al suo panino. «Ho fame! A ricreazione non ho mangiato.»

«Lo sai che mi dà fastidio l'odore. Almeno apri il finestrino...»

«Aprilo tu.»

Inspiro profondamente, pronta a strapparglielo dalle mani e lanciarle via quel fottuto panino al salame. Ho passato l'intera esistenza a sentirmi un peso per i miei disturbi alimentari, a incassare e stare zitta quando soffrivo dentro.

Adesso ho capito che devo fregarmene, e usare la mia dannata voce quando serve. Tuttavia, pensavo che almeno mia sorella potesse rendermi il lavoro più facile. Perché, se perfino lei non mi comprende, allora gli altri come potrebbero mai?

Nick lo fa.

Nick ti ha capita fin dal primo giorno.

Non sei tu il problema, Altea. Non sei mai stata tu.

Vorrei fosse davvero così. Ma per ora... un passo alla volta.

Levi abbassa entrambi i finestrini, mio e suo, senza dire nulla. Mi lancia soltanto uno sguardo con la coda dell'occhio e io gli accenno un sorriso. Anche Levi mi capisce.

«Sei proprio una stronza, Rebecca. Lasciatelo dire», sbotto comunque.

«Per un panino? Non ti pare di esagerare?»

«No.»

Dallo specchietto retrovisore, la vedo roteare gli occhi e una fitta mi colpisce lo sterno. È da quando sono tornata a casa che si comporta in questo modo con me. Non mi parla, e se lo fa mi getta solo acido addosso. A questo punto, non oso immaginare come diventerà il nostro rapporto quando le dirò di Nicholas.

My BabyWhere stories live. Discover now