Trentatré

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Lo sento ridere, poi Inizia a parlare.

«Sei assurda. È proprio vero che di te non ci ho mai capito nulla, Altea. Con quelle tue calze a rete tutte strappate e le magliette corte, indifferente a me che ti dicevo sempre di coprirti un po' di più perché geloso marcio. Con quei tuoi capelli ricci indomabili e gli occhi di chi inizia le rivoluzioni, incurante dei miei di occhi che ti hanno sempre riservato uno sguardo in più. E forse avrei dovuto darti un po' per scontata, Altea, cosi ti saresti sentita meno desiderata, meno voluta, e certi dolori me li sarei risparmiati.

«Ché in tutta la mia vita non mi ci sono mai sentito debole, manco al funerale di mio padre a cui ho fatto ritardo tanto m'importava e ti giuro che lui non era stronzo come me. Semplicemente non l'ho mai conosciuto, ma vabbè, questa è un'altra storia. Magari un giorno se sopravvivo te la racconto

«È che... non lo so. Mi piacerebbe davvero essere il meglio per te, ma non saprei nemmeno da dove iniziare. Sono stato per venti anni un cancerogeno che cammina, ho infettato e incenerito qualunque cosa mi stesse attorno e penso che per quelli come me non ci sia via d'uscita.

«Mi sarebbe piaciuto essere un ragazzo normale. Come te. Uno che va a scuola, che si deve preoccupare solo dei voti bassi, che deve litigare con i genitori per stare fuori fino a tardi e poi andare in vacanza con gli amici l'estate. Forse, se lo fossi stato, avrei ancora mio fratello e tu mi lasceresti dire che ti amo.

«Ma non lo sono, tesoro mio. No, non lo sono affatto. Resto il Nicholas che hai conosciuto, il tossico con le costole sporgenti e i tatuaggi in faccia. Lo spacciatore di Corviale. E non cambierà nemmeno quando sarò morto.

Però di una cosa sono sicuro, Altea. Te lo posso giurare. Incredibilmente, contro ogni logica e volere, sei riuscita a farmi assaporare la felicità. Hai reso un po' più colorata la mia vita grigia, queste colonne bruciate che mi hanno visto crescere. Sei stata il mio Sole. Non te lo dico perché voglio farti pena o che tu mi perdoni, no. Volevo solo che tu lo sapessi, e che lo resterai a prescindere da come andranno le cose.

«Anche solo nei ricordi. Anche quando faccio il pazzo e tu non ci sei. Anche quando faccio cazzate e tu mi dici di non perdere il controllo. Anche quando ti dico che io a Corviale ci sono nato e sempre a Corviale ci muoio, perché è l'unica casa che abbia mai conosciuto.
E va bene, Altea, la smetto di romperti il cazzo, la smetto di pensarti, la smetto di amarti, ma solo perché ancora devo finire tutto il fentanyl.
Se muoio, cosa che spero altrimenti avrò solo un altro debito a cui pensare, dici a tuo padre che le mie parole valgono comunque. Lui capirà.
Ciao, Altè.»

L'ho ascoltato troppo tardi.
Un secondo dopo l'arrivo dell'ambulanza.


Spazio autrice:
Ok, questo è davvero l'ultimo capitolo della PRIMA PARTE. Vi prego leggete perché non so più come o dove dirvi che my baby è composto da due parti.

Quindi questa NON è la fine!

C'è letteralmente tutta un'altra storia.

Per le persone che mi stanno chiedendo "ma non dovevano essere sui 40 capitoli?"
Si, lo so, tempo fa avevo detto che il primo
Volume si sarebbe aggirato attorno a quel numero, ma riflettendoci bene ho preferito spostare un avvenimento importante alla seconda parte, altrimenti sarebbe stato davvero troppo pesante.

Sì, Nicholas è andato in overdose.
Si salverà?
Lo scopriremo quando inizierò la seconda parte.

Stay tuned

Fun fuct. La storia di my baby, in origine, iniziava proprio da questa famosa seconda parte. Soltanto in seguito ho deciso di scrivere il "prima". ;)

My BabyWhere stories live. Discover now