Diciassette.

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Sconosciuto: Verrai stasera?

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Sconosciuto:
Verrai stasera?

Altea:
Chi sei?

Sconosciuto:
Verrai stasera, tesoro?

Altea:
Non so come tu faccia ad avere il mio numero, Nikolai, e non so a cosa ti stai riferendo, ma la risposta è no a prescindere.

«Hai visto?», mi chiede di punto in bianco Rebecca, mentre me ne sto stesa a pancia in giù sul letto a ripassarmi le slide di chimica.

O, almeno, era quello che stavo facendo se solo Nikolai non mi avesse disturbato.
Ma andare dove, poi?

No. Stanne fuori.

Quindi mi sporgo il necessario per inquadrare mia sorella, in piedi davanti all'armadio di legno e alla ricerca di qualcosa da mettersi per stasera.

Aggrotto le sopracciglia. «No, cosa?».

«Hanno ripulito la scritta sul muro. Quella che diceva troia».

Per un attimo, del tutto colta alla sprovvista, mi ritrovo a deglutire, incapace di formulare una frase di senso compiuto. Resto semplicemente inerme a guardarla tirare fuori un vestito dopo l'altro.

Nei giorni passati, dopo l'accaduto, non ha mai tirato fuori l'argomento. Sembrava quasi che non fosse successo niente per lei. E ora traballo sulla questione, in allarme su ciò che potrebbe uscirne.

«Allora?», torna alla carica, lanciandomi un'occhiata da sopra la spalla. «Hai visto?».

«Sì, oggi quando sono tornata da scuola non c'era già più». Richiudo il quaderno, consapevole che ormai non riuscirò più a studiare, e appoggio il mento sui palmi uniti. «Ehi, carino quel vestito. Potresti usarlo».

Rebecca si stende sul corpo il tubino rosso, che con molta probabilità appartiene a me, e fa una smorfia. «Dici? Tu sei più formosa di me. Io non lo riempio così bene».

«Provalo e vediamo come ti sta».

Lei arriccia le labbra, un po' contrariata, ma alla fine fa come le ho detto. A volte vorrei che mia sorella si guardasse con i miei occhi, forse in questo modo lo capirebbe che è la più bella del mondo e non ha nulla fuori posto.

Dal momento che non riesce a chiudersi la cerniera da sola, corro in suo soccorso prima che possa chiedermelo, ed è proprio qui che rompe la mia illusione di aver dirottato conversazione.

«Secondo te chi è stato?».

Sbatto le ciglia, tirando su la zip. «A che ti riferisci?».

«Alla scritta, Altea!», esclama. «A chi l'ha fatta... e anche a chi l'ha coperta, in realtà, dato che di sicuro non siamo state noi».

Diglielo, Altea.
Dille che è stato lui. Nicholas.
Dille la verità. Raccontale quello che è successo.

Dille come ti ha fatto male vedere la sua rabbia, e dille come ti ha fatto bene vedere la sua fragilità.

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