Due.

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Non so perché, ma le persone in qualche modo hanno questa convinzione che esista sempre un rimedio a tutto

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Non so perché, ma le persone in qualche modo hanno questa convinzione che esista sempre un rimedio a tutto. Sì, voglio dire, hanno questa presunzione che qualcosa di astratto come il tempo possa lenire, o che un misero mi dispiace funga da pomata guaritrice.

Seguono questa illusionistica meteora della vita che si vive una volta sola per ripulirsi la coscienza dalle stronzate che commettono, e poi vengono a leccarti il culo piagnucolando in attesa che lustri il loro cammino verso il paradiso, dove tu fai un po' da macchia. Uno sputo sul parabrezza, ma ecco che azionano il tergicristallo.

Ho dimenticato di farti gli auguri, ma mi dispiace.

Mi sono scopato la tua ragazza, ma è successo e scusami, non volevo.

Ehi, amico, senti... ho parlato un po' male di te in giro, però non le penso davvero certe cose. Cerca di capire.

Scusa se non mi sono fatto sentire, ma la mia ragazza mi tiene impegnato.

Ne ho sentire di cazzate e ne ho sbattute di porte in faccia, perché se c'è una cosa in cui faccio proprio schifo quella è il perdono. Eppure... niente può competere con la succhiacazzi della troia che mi ha messo al mondo.

Katia fa un po' come cazzo le pare da ancor prima che fossi uno spermatozoo. Nutro il giusto dubbio che avesse il vizio di dimenticarsi di me perfino quando le prendevo a calci la pancia, stufo marcio del gin scadente con cui ci nutriva.

E quando mi chiedono da quand'è che mi drogo, non so mai cosa rispondere. Dovrei forse dire che mia madre alle vitamine preferiva il metadone? No, non mi pare il caso.

Ma comunque non è che me ne importi granché di lei o queste storie da mocciosi incompresi e abbandonati. A farmi bruciare il culo sono le sue improvvisate da quattro soldi, questi attimi di pausa tra una siringa e una bottiglia, dove nessuno le ha ancora infilato le mani sotto la gonna, e lei ha il coraggio di presentarsi qui e addormentarsi sul nostro letto — mio e di Tommaso.

Raccolgo le bottiglie di birra disseminate per il pavimento, le butto nella busta dell''immondizia, poi mi sbrigo a recuperare i suoi tacchi di camoscio rovinati e usurati. Li posiziono accanto alla sua borsa e al resto del sue cose sul tavolino di metallo.

I capelli neri, un po' unti, le ricoprono la faccia scarna e le finiscono nella bocca aperta e tutta sbavata di rossetto, quando mi avvicino a lei.

La scuoto dalla spalla senza alcuna gentilezza. «Svegliati».

Katia grugnisce e gira il capo dall'altro lato, mentre il vestitino di paillettes continua a risalirle su per le cosce. Trattengo un gemito di disgusto. Mi fa schifo questa donna.

«Svegliati».

«Nickyyy», mugola, nasconde la testa sotto al cuscino di Tommaso, cerca di scacciarmi via con un patetico gesto della mano. «Lasciami stare!».

My BabyWhere stories live. Discover now