Capitolo 5 ( Parte 1)

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Rimango in silenzio, cerco di fare mente locale e ricordare cosa è successo ieri. Ma l'ultima cosa che rammento è Cade, alle mie spalle, sulla battigia. Ora che sono nuovamente coricata, il tetto gira di meno. Cade in silenzio esce dalla stanza scomparendo con passo felino, con il suo corpo perfetto.

Dopo qualche minuto ritorna con in mano un bicchiere d'acqua e l'altra chiusa in un pugno. Solo ora noto che è scalzo, per questo non sentivo i suoi passi. È bello da morire. Faccio un sospiro mentre lo guardo. Alla fine della manica della maglia, scorgo dei bicipiti possenti e all'improvviso penso a quando, ieri, ero tra le sue braccia. Chiudo gli occhi per aver una visuale migliore del mio pensiero e mentre lo faccio tra le labbra mi spunta un sorriso. Il cuore comincia a battere forte. Ma i miei pensieri vengono soppressi dalla sua voce.

<< Cosa c'è da ridere?>> Chiede. Apro gli occhi di scatto e lo vedo, lì, di fronte a me, in piedi che mi fissa.

<< N...niente.>> Gli rivolgo un sorriso imbarazzato.

<<Tieni. >> Mi porge con fare gentile quello che teneva in mano. << Ti sentirai meglio. >> Mi sembra ancora arrabbiato.

<< Cos'è?>> Chiedo prima di aprirlo.

<< Un cioccolatino. >>

<< Grazie. >> Lo mangio e bevo un sorso d'acqua. << Perché questo?>> Gli indico la carta rossa del cioccolato.

<< Hai bisogno di un po' di zuccheri, così... >> Scruto attentamente il suo viso. È teso ma preferisco non approfondire. Non voglio discutere. Almeno non per ora.

<< Ma non vai a lavorare?>> Non mi piace l'idea, per quando dolce sia da parte sua, che non ci vada solamente per farmi da guardia.

<< Ho il turno di notte. >> Torna a sedersi, ma stavolta sulla poltrona di camoscio grigia, accanto il letto.

Mi sento una stupida e a disagio.

<< Capisco. Io dovrei andare a lavorare. Xavier sarà su tutte le furie a quest'ora. >> D'un tratto nella mia mente ritorna l'immagine del mio capo che cerca di farmi uscire dall'acqua e io che lo mando via. " O mio Dio. Quando ritornerò mi ucciderà" penso. Devo andare al bar e scusarmi immediatamente con Xavier. Stavolta l'ho combinata grossa.

<<Tu non vai da nessuna parte. >> Alza il viso di scatto che in precedenza era poggiato sui pugni.

<< Tu non sei nessuno per vietarmi di non andare a lavorare. >> Rispondo senza rifletterci sopra.

<< Ho una promessa da mantenere. >> Mi guarda. << Sai? Non ci tengo a farmi prendere a calci dalla tua amica. >>

<< Fai bene a dare peso alle parole di Naomi. >>

<< Ho avuto la spiacevole occasione di capirlo da me. >> Si avvicina, adagiandosi al mio fianco . Decido di sedermi per stargli più vicina. Emana calore e il mio cuore batte all'impazzata. Mi sfiora la guancia con i polpastrelli. Chiudo gli occhi e una scossa parte dal fondo schiena percorrendo tutta la colonna vertebrale. Mi mancava questa sensazione.

<< Perché mi hai portata nel tuo appartamento?>> Meglio mantenere le distanze. Per ora. Solo quando mi sfiora, la mia mente vaga nei pensieri più profondi.

<< Perché casa mia era la più vicina , per Naomi. >> Risponde d'un fiato.

<< E Naomi ti ha seguito, giusto?>> La mia mente si è chiusa. Non riesco a pensare ma solo a fare domande. Questo ragazzo mi manda in tilt il cervello ogni qualvolta mi sfiora o mi guarda a distanza ravvicinata.

Si Mr. Evans ( Vol. 1) Where stories live. Discover now