24. Arrivano i salvatori

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Molte cose erano cambiate nell'ultimo mese. Il regno di Havard era cresciuto ulteriormente, ma lo stesso si poteva dire degli sforzi del Clero per fermarlo.

In quel momento il figlio di Hel si trovava nei pressi di Gurtra, un'importante città strategica che gli avrebbe permesso di controllare tutta la prateria e le miniere circostanti. Ma per conquistarla doveva prima sconfiggere l'imponente esercito posto a difesa del centro abitato.

Quella in ogni caso non era l'unica armata del Clero che lo impensieriva: altre due stavano dando filo da torcere ai suoi uomini in altre aree del regno, ma doveva avere fiducia che i suoi sottoposti sarebbero stati in grado di gestirle.

Havard, già in sella al suo drago corazzato, si concesse un momento per osservare la sua unità d'attacco, già schierata e pronta alla battaglia. Invece di qualche centinaio di orchi, ora comandava quasi tremila guerrieri, di cui diverse centinaia dotati di bacchette magiche. Circa un terzo delle sue truppe erano cavalieri – la maggior parte su monoceratopi –, a cui si aggiungevano sedici draghidi di varia taglia domati da Zabar.

Ora che aveva così tanti uomini a disposizione, era diventato quasi più complesso gestirli e sfamarli senza ricorrere alle razzie, piuttosto che sconfiggere in battaglia il Clero. Ma per uno che ambiva a regnare sul mondo intero, mettere in riga tremila guerrieri rozzi e bellicosi era appena un riscaldamento.

Tutto sembrava pronto per l'inizio della battaglia, quando dallo schieramento nemico cominciarono ad avanzare tre draghidi: due di taglia media e un drago spinato – più grande – al centro. I draghi spinati erano facilmente riconoscibili grazie alle punte particolarmente pronunciate sulla schiena, sui gomiti e sulla coda, ed erano originari delle terre più a ovest, abitate prevalentemente da sauriani.

«Sommo Havard, le unità magiche sono pronte a fare fuoco» riferì Reton, che aveva assunto il ruolo di vicecomandante.

«No, aspettate» ribatté il pallido. «Credo vogliano parlare.»

Lo schieramento di soldati di fronte a lui si aprì, consentendo al suo drago corazzato di avanzare, e con lui altri due draghidi di taglia media per pareggiare i numeri del nemico.

Quando i due gruppi furono uno di fronte all'altro, il cavaliere sul drago spinato smontò e si tolse il pregevole elmo. Era un sauriano dal fisico allenato e dalle scaglie color sabbia. Indossava un mantello di pelliccia con una folta criniera che gli avvolgeva le spalle, simbolo degli inquisitori di Nergal. Al contrario dei suoi simili, aveva anche un paio di corna simili a quelle dei tori.

«Sono Urmah, figlio di Nergal» si presentò. Sguainò la sua scimitarra e la puntò verso il pallido. «Sono venuto per sfidare a duello il figlio di Hel!»

Havard non scese dal suo drago corazzato, ma continuò a fissarlo dall'alto, come a ostentare la sua superiorità. «Un re non ha motivo di accettare la sfida di un soldato. Se è un duello che vuoi, di' a tuo padre di presentarsi di persona la prossima volta. Se invece desideri negoziare, sarò più che felice di evitare a tutti noi un inutile massacro.»

Il sauriano mantenne la calma nonostante la provocazione iniziale. «Hai paura, figlio di Hel? Sei pronto a sacrificare i tuoi uomini, ma non a combattere tu stesso per la tua causa.»

«Il valore di un re è determinato da come governa, non da quanti nemici può sconfiggere. Ma sappi che, al contrario di tuo padre, non prendo alla leggera il sacrificio dei miei uomini. Per questo ti chiedo di nuovo: sei disposto a negoziare?»

Age of Epic - 2 - La progenie infernaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora