6. Il peso del comando

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Erano passate solo poche ore dall'attacco dei predoni, eppure il villaggio era praticamente già tornato alla normalità. Solo alcuni orchi avevano dovuto lasciare i loro lavori abituali per riparare le capanne danneggiate dal fuoco.

Havard aveva finito di dare disposizioni per la costruzione del molo e si stava preparando per partire. Si era procurato una doppia sella per il suo drago di foresta, aveva radunato gli ordogue e aveva scelto alcuni guerrieri che lo avrebbero seguito in quella missione.

«Ehi, sei proprio sicuro che non ti serve il mio aiuto?» gli chiese Morzû. «Sono il guerriero più forte del villaggio, e sono il primo a volermi vendicare di quei vermi schifosi.»

«Proprio perché sei il più forte, voglio che resti qui» ribadì il pallido. «Non penso avremo altre seccature oggi, ma preferisco non correre rischi inutili.»

Il verde emise un grugnito di disappunto.

Il figlio di Hel salì in groppa al suo drago. «Avanti, muoviamoci! Dobbiamo essere di ritorno prima del tramonto!»

I pochi guerrieri che erano con lui sollevarono le mazze e gli ordogue lanciarono i loro tipici versi gutturali.

Havard diede un ordine mentale al suo destriero e il giovane rettile si alzò in volo, indicando la strada a tutti gli altri. Dall'alto aveva una visione privilegiata, ma anche senza quel vantaggio non sarebbe stato difficile individuare il campo dei predoni: sapevano da che parte erano fuggiti e nel giro di venti minuti riconobbero la colonna di fumo che segnalava la loro presenza.

Man mano che si avvicinavano, il pallido riuscì a valutare con sempre maggiore precisione le dimensioni del campo. Doveva contare circa settanta persone, includendo anche gli anziani, le donne e i bambini. Lui aveva appena sette guerrieri, ma non sarebbe stato un problema.

Havard ordinò al suo drago di scendere di quota e l'animale planò dolcemente, atterrando a meno di cento metri dal campo. I predoni li stavano già attendendo sui loro monoceratopi, gli archi pronti.

Il pallido scese dalla sua cavalcatura e fece qualche passo avanti. Ora che poteva osservarli più con calma, notò che alcuni cavalieri avevano dei tratti insoliti: uno aveva delle punte ossee su spalle e avambracci, e un paio sfoggiavano una robusta coda che terminava con una fiamma. Di sicuro alcuni di loro erano demoni o mezzidemoni, ma ciò che li accumunava di più era il fisico asciutto.

«Sono Havard, figlio di Hel» si presentò. «Sono venuto per portare prosperità e...»

Creò una barriera magica per bloccare una freccia. Subito individuò il predone che lo aveva attaccato. Allungò il braccio verso di lui e strinse le dita. Il responsabile smise di respirare e cominciò a tremare.

«Vi chiederei la cortesia di farmi parlare» affermò il pallido in un tono che non ammetteva repliche.

La sua vittima si piegò di lato e cadde a terra. Solo allora Havard lasciò la presa, permettendo alla sua anima di ricongiungersi al corpo.

«Non sono qui per combattere. Voglio costruire un nuovo regno, un regno basato sul progresso, dove tutti possono ambire a un futuro migliore. E per farlo, ho bisogno anche del vostro aiuto. Unitevi a me, e il vostro impegno e i vostri talenti saranno generosamente ricompensati.»

Age of Epic - 2 - La progenie infernaleWhere stories live. Discover now